Tre vite in novanta minuti. No, non è uno dei film di prossima uscita nelle sale cinematografiche ma è quello che sostanzialmente è accaduto sul green dell’Arechi ieri sera dove una Salernitana irriconoscibile ha sì perso per 0-4 con l’Udinese ma, contemporaneamente, è riuscita nell’impresa salvezza. Neanche il più bravo Stanley Kubrick avrebbe potuto pensare alla serata mista tra horror e gioia trascorsa dalla tifoseria dell’ippocampo. Una vera e propria contraddizione. Quello appena concluso, in realtà, è stato il campionato delle discordanze visto che fino allo scorso aprile la salvezza era un miraggio ma un mese dopo ecco che tutte le sconfitte e le mancate vittorie sono state completamente ribaltate trasformando quel 7% in un 100%. Unica cosa che non è stata mai in discussione è stato il sostegno dei tifosi che in tal senso è sempre stato lineare, con gli ultras dell’ippocampo presenti sin dalla prima trasferta stagionale al Dall’Ara di Bologna senza mai far mancare- in gran parte delle volte in numero elevatissimo- il proprio appoggio ed apporto alla causa del cavalluccio. Quella di ieri, quindi, per la torcida granata è stata una giornata alquanto impegnativa sia fisicamente che emozionalmente. Per gruppi organizzati, infatti, l’avvicinamento alla sfida è partito dal primissimo pomeriggio quando sono giunti all’Arechi per perfezionare la magnifica scenografia posta in essere all’ingresso delle squadre e che ha riscosso notevole successo in tutta la nazione. La Sud Siberiano, direttrice d’eccezione del film “C’era una volta a Salerno” andato a sostituire il più datato ma sempre bello “C’era una volta il West” di Sergio Leone, ha ripercorso in pochi minuti l’ultracentenaria storia della Salernitana a partire dalla fondazione sino ad arrivare all’attualità, passando nel corso dei decenni. Tante sono state le persone che all’apertura dei cancelli (17:30) hanno fatto il loro ingresso nonostante la fila chilometrica che arrivava (per quanto riguarda la Curva Sud) quasi sino ai distinti e che ha dunque comportato un’attesa di almeno mezz’ora per l’entrata sugli spalti. Ma che la partita fosse importante, oltre dall’elevatissimo numero dei tagliandi, si evinceva anche dalla sorta di tensione emotiva vissuta dalla torcida che- al fine di stemperare la sua “ansia granata”- ha applaudito ed accolto con gli “olè” la prova della goal line technology da parte dell’arbitro Orsato. Dopo la coreografia, quindi, i salernitani (spalleggiati anche dai gemellati di Bari e Gelsenkirchen) hanno iniziato la loro compilation di cori d’incitamento verso Milan Djuric e soci ma le cose, però, non sono andate propriamente nel verso giusto con Deulofeu ed Udoge che hanno chiuso la partita (0-3) nella prima frazione. A scatenare ancor di più la rabbia del popolo dell’ippocampo è stata l’esultanza con dedica sotto la maglia di Pereyra. Il Tucu, autore della quarta rete del pomeriggio, ha mostrato una dedica in favore della telecamera posizionata ai piedi della Sud, gesto quest’ultimo visto dalla tifoseria e della panchina granata come offensivo e che ha quindi portato al lancio in campo di bicchieri di plastica e fumogeni con uno di questi che ha dato fuoco alla restante parte di coreografia in Sud e condotto Orsato a riprendere il gioco dopo diversi minuti dall’interruzione. Dal quarto gol in poi l’attenzione dei tifosi era quasi totalmente rivolta al Penzo di Venezia dove il Cagliari stava attaccando senza mai trovare la via della rete. Così, dopo la sofferenza e la delusione per la sconfitta, il triplice fischio nel match tra lagunari ed isolani ha avuto il sapore di una vera e propria liberazione da tutto quello che nel corso di questa annata la Salernitana e la sua gente hanno patito. Tante le lacrime a bagnare il viso dei tifosi increduli per le montagne russe che sono stati costretti a vivere nelle precedenti ore. Presenti anche tanti bambini che- dopo aver visto i granata subire le reti- non si sono mai persi d’animo ed hanno continuato a chiedere incessantemente il risultato del Penzo per poi gioire tra le braccia dei propri papà o delle proprie mamme. Proprio i giovanissimi hanno eletto un loro idolo con il nome di Federico Bonazzoli, il cui nome e numero erano molto gettonati sulle casacche da gioco dei bambini. Poi- ecco la terza vita- la gioia con tantissimi salernitani che (dopo essersi scatenati con la squadra, Nicola e Iervolino sulle note delle canzoni messe da Marco Montefusco al triplice fischio) si sono riversati tra le vie cittadine per festeggiare lo storico traguardo sino a notte fonda. Un vero e proprio viaggio dantesco, dunque, quello svolto da ogni tifoso granata che in poche ore è passato dall’inferno dell’incubo retrocessione, dal purgatorio della speranza ed infine è giunto al paradiso della salvezza nel modo più strano ed inaspettato possibile.
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