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Gli eroi della “primA voltA” – Carmine Iacovazzo (2/a puntata)

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(continua dalla 1/a puntata: https://www.solosalerno.it/2022/07/09/gli-eroi-della-prima-volta-carmine-iacovazzo-1-a-puntata/) Dopo quel torneo, la Seconda Guerra Mondiale e i suoi tragici effetti irrompono prepotentemente in Italia, costringendo la sospensione di qualsiasi campionato calcistico. La ripresa avviene mano a mano che il territorio nazionale viene liberato dall’oppressione nazi-fascista. Iacovazzo, sempre nella Salernitana che per l’occasione torna – e questa volta definitivamente – a indossare la maglia granata, disputa e vince la Coppa della Liberazione nel 1944 e si colloca al terzo posto nel campionato misto A/B 1945/46.

Dopo che, nel Giugno 1946, l’Italia con un referendum diventa una Repubblica, la struttura dei campionati di calcio italiani torna alla normalità, con la Salernitana che quindi può finalmente beneficiare della promozione del 1943 e disputare così il suo secondo torneo cadetto. Collocata nel Girone C spettante alle squadre meridionali, la Salernitana dimostra fin da subito di non temere alcuno scotto del noviziato. Guidati sapientemente da Viani, i granata battagliano con la Ternana per la vetta della classifica. Un duello serrato che vede Iacovazzo uno dei pilastri della difesa della Salernitana.

Come ammesso da lui stesso in una intervista, gli attaccanti avversari sono fortunati a riuscire a saltarlo una volta durante le partite. Se gli è riuscito, sicuramente il difensore salernitano ricorrendo alle buone – ma spesso e volentieri anche alle cattive – fa in modo che tale evento non si ripeta. Nasce così la fama de “o ‘lione di Salerno” quando si vuole far riferimento a Iacovazzo. 27 sono le presenze di quel difensore in questo campionato che, il 22 Giugno 1947, al termine della vittoria per 2-0 sul Palermo, porta la Salernitana per la prima volta nell’Olimpo del calcio italiano, in Serie A.

Anche nel massimo campionato, Iacovazzo è uno dei perni dei granata, con il salernitano che dimostra di aver facilmente assimilato la rivoluzione tattica di Viani, che verrà poi conosciuta in tutta Italia come Vianema. Alla fine, purtroppo, la Salernitana retrocede in B in maniera immeritata e controversa, ma Iacovazzo è riuscito a bene impressionare gli addetti ai lavori. Tra questi i dirigenti di quella che è universalmente riconosciuta come la squadra italiana più forte di tutti i tempi, il Grande Torino.

Iacovazzo, a lungo corteggiato, si reca nell’estate del 1948 nella città piemontese, ed è costretto ad aspettare il ritorno in città del presidente Ferruccio Novo per poter espletare a tutta la burocrazia contrattuale. Il salernitano ancora non lo sa ma questa prolungata attesa gli salva la vita. Infatti, dopo due giorni di permanenza a Torino, il desiderio del mare della sua Salerno, del sole della sua Salerno e la nostalgia della famiglia, vincono sulla possibilità di poter far parte di una squadra che definire fortissima appare persino riduttivo.

Iacovazzo rifiuta il Grande Torino e torna alla Salernitana. Se fosse rimasto in Piemonte, con ogni probabilità sarebbe anch’egli perito nella tragedia aerea di Superga che il 4 Maggio 1949 spazza via i Campioni granata. Invece Iacovazzo, in quella stagione 1948/49, disputa il campionato di B con la Salernitana allenata da Pietro Piselli, che risulta essere il suo ultimo con la maglia della Bersagliera. Le 17 presenze di quella stagione portano il computo complessivo delle partite di Iacovazzo con la Salernitana a 242, al terzo posto della speciale classifica di tutti i tempi.

Chiusa l’esperienza in granata, Iacovazzo disputa i suoi ultimi cinque campionati della sua carriera in C alternandosi con la Nocerina e la Toma Maglie, sfiorando con i pugliesi una clamorosa promozione in Serie B nel 1952. Appese le scarpe al chiodo nel 1954, non rimane nel mondo del calcio, ma con l’amico di sempre (nonché cognato) e anch’egli grande bandiera della Salernitana, Antonio Valese, apre e gestisce il Bar Vittoria in Via Roma a Salerno. I suoi clienti vengono piacevolmente invasi dal fiume di ricordi che i due hanno collezionato in un’intera carriera tinta di granata.

Con Iacovazzo che al racconto aggiunge una curiosità e un rimpianto. La prima riguarda l’eterna battaglia che il difensore ha combattuto con i giornalisti, con quest’ultimi che puntualmente nei tabellini delle partite chiamavano il calciatore al plurale come Iacovazzi (un problema che ha attanagliato anche un’altra bandiera granata come Rinaldo Settembrino). La seconda ha il colore azzurro della Nazionale Italiana. Al termine del campionato di C del 1943 concluso con la promozione in cadetteria, il CT Vittorio Pozzo, contattò personalmente Iacovazzo per fargli i complimenti. Un apprezzamento che poteva essere l’anticamera di una prossima convocazione, ma le tragedie del secondo conflitto mondiale hanno cancellato questo proposito. Questo resta l’unico rammarico di una carriera che comunque è stata splendente.

Colpito da una malattia, Iacovazzo fa appena in tempo a vedere la seconda promozione della Salernitana in massima serie nel 1998, prima di spegnersi il 16 Giugno dello stesso anno. “O’ lione” ha smesso di ruggire sulla Terra, ma il suo ricordo resta ben fervido e acceso in ogni stilla del sangue che scorre in ciascun tifoso della Salernitana.

Amatino Grisi

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