Bandiera, Capitano, pioniere della tattica che rivoluzionò il calcio italiano. Tante caratteristiche esemplari racchiuse in un solo nome e cognome: Antonio Valese.
Nato a Salerno il 17 marzo 1913, dopo le prime esperienze con la Paganese e con il Belluno (sede del suo servizio militare), nel 1936 Valese finalmente approdò alla Salernitana e due anni dopo, nel 1938, ottenne la prima soddisfazione contribuendo con 8 reti alla prima storica promozione della Bersagliera in Serie B, compresa quella del vantaggio a Potenza nella partita vinta 2-0 l’8 maggio 1938 dagli allora biancocelesti e che spalancò le porte della cadetteria. Nella stagione successiva, la Salernitana retrocesse immediatamente in C ma Valese impressionò favorevolmente, con 11 reti in campionato e 2 in Coppa Italia.
L’ala salernitana resistette alla tentazione di rimanere in Serie B (nonostante le offerte non mancassero) e disputò altri due tornei di Serie C in biancoceleste. Nell’estate del 1942, però, passò, in prestito alla Cavese. Valese si fece ben notare anche in maglia blufoncè e segnando alla Salernitana sia all’andata che al ritorno. Purtroppo per lui e per i metelliani furono reti in due derby che si conclusero con il successo biancoceleste, preludio alla promozione in Serie B avvenuta in quel campionato.
Nel 1943 il calcio si fermò per la Seconda Guerra Mondiale e l’anno dopo un Valese ritornato alla Salernitana (che a sua volta ritorna definitivamente in granata) trascinò la Bersagliera al successo della Coppa della Liberazione e a un buon piazzamento nei vari tornei regionali e nazionali misti. Un trascinamento che avvenne in campo ma anche dalla panchina, dato che Valese, alternandosi con Milite, Mosele e Hirzer, in quel periodo compì anche le sue prime esperienze da allenatore.
Nel 1946, il calcio si riassestò e la Salernitana ripartì da quella Serie B conquistata sul campo tre anni prima. E dallo stesso allenatore con il quale vi era stato il salto di categoria: Giuseppe “Gipo” Viani. L’alchimia si ricostituì subito e la Salernitana al termine di quell’anno venne promossa per la prima volta in Serie A. Valese contribuì al traguardo da comprimario, con 16 presenze e 1 rete, la seconda delle tre che la compagine di Viani rifilò alla Scafatese il 13 ottobre 1946.
Dopo la promozione in A, Valese, come tutti i calciatori della Salernitana, partecipò al torneo di Santa Teresa. E lì si inventò uno strano stratagemma tattico. Siccome Vincenzo Volpe non voleva giocare come centravanti contro il fratello Dante, affidò la maglia numero 9 ad Alberto Piccinini (padre del telecronista Sandro), di professione mediano. Piccinini si posizionava nel suo ruolo naturale, conseguentemente il centrocampista “originale” arretrava in difesa lasciando un difensore (Ivo Buzzegoli) “libero” da marcature.
Viani trasportò l’idea di Valese dalla spiaggia al campo per la sua Salernitana e nacque così il Vianema, antesignano del Catenaccio. Valese però mal digerì l’appropriazione del tecnico della sua idea e ruppe i rapporti, lasciando la Salernitana per concludere la carriera con le maglie di Torrese e Casertana. Dopo l’esperienza nella città della Reggia, appese le scarpette al chiodo e iniziò la carriera di allenatore.
Valese allenò la Salernitana nella disgraziata stagione 1955/1956, quella conclusa con il ritorno dei granata in Serie C dopo 13 anni. Stagione in cui si alternò con Saracino in panchina. Poi, ha proseguito in diverse piazze legandosi però fortemente alla Paganese, guidata in cinque occasioni diverse per otto stagioni complessive conquistando una promozione in Serie D nel 1967. Muore a Salerno nel 1986.
Gli Eroi della primA voltA – Antonio Valese
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