14/05/2022. Mancano due alla giornate alla fine di un travolgente, ma estenuante campionato. Il calendario propone la sfida di Empoli. Nei giorni immediatamente precedenti, la Salerno sportiva è travolta da un turbinio di emozioni contrastanti. Un pendolo impazzito che oscilla tra l’entusiasmo generato da una cavalcata che ha già il sapore del trionfo e il giusto, sacrosanto terrore di retrocedere drammaticamente come 23 anni prima.
Ad ogni modo, per contenere appieno la strabordante passione a tinte granata ci sarebbero voluti due “Castellani”. I biglietti polverizzati in un battito di ciglia fanno da prologo all’ennesimo e orgoglioso esodo di marca salernitana. In cuor suo, però, ogni tifoso che si rispetti è consapevole che i ragazzi terribili di Andreazzoli non saranno clienti comodi. E una tangibile dimostrazione la si ebbe con un girone di anticipo, con quattro schiaffoni a domicilio, conditi da un cucchiaio “irriverente” dal dischetto, alla prima del redivivo Colantuono. L’Empoli è squadra vera, organizzata, sbarazzina, e che non ha più nulla da chiedere al campionato. Ed è anche peggio di ciò che può sembrare. Tra le sue fila, i toscani annoverano calciatori con una voglia matta di mettersi in mostra, misti a parti interessate da diverse motivazioni. Ma tant’è.
Il fischio di inizio è alle 15, ma la cittadina toscana si colora di granata fin dalle prime luci del mattino. Si canta, ci si concentra, si spera. Alla vista del pullman della squadra che sta per raggiungere lo stadio, si alza un boato che fa tremare vibrare le pareti delle abitazioni circostanti. Mister Nicola è una sfinge. Sa che non può e non deve lasciarsi trasportare dall’entusiasmo che potrebbe ritorcersi contro. Rimane immobile lì, in piedi in quel bus fissando il vuoto davanti a sé. Qualcuno dei suoi ragazzi accenna ad un sorriso, qualcun altro resta incredulo di fronte a cotanta passione. Poco dopo, la fiumana granata raggiunge gli spalti, ed è già bolgia. Patron Iervolino non riesce a fare a meno di abbracciare idealmente prima del fischio di inizio i non quantificabili salernitani giunti in Toscana. L’atmosfera, inizialmente, assomiglia a quella dei giorni migliori, prima di trasformarsi ben presto in uno tra i più suggestivi thriller.
Pronti-via e i padroni di casa mostrano subito i muscoli. La Salernitana, oltremodo emozionata, fa fatica a fronteggiare la veemenza di Vicario e compagni. Cutrone porta in vantaggio i suoi, e l’aria inizia a farsi quasi irrespirabile. Gli uomini di Nicola tentano di reagire, ma rischiano di subire in più occasioni la rete del raddoppio. Si va al riposo con qualche certezza in meno e tanto terrore in più. Nella ripresa, però, i granata tirano fuori gli artigli. La Salernitana attacca, ma Vicario piazza il pullman davanti alla porta. Non si passa. Poi, un batti e ribatti in area, e Federico la insacca in rovesciata. Sugli spalti ci si abbraccia solo per un attimo, perché ora bisogna andare a vincerla. E l’occasione non tarda ad arrivare. Mamadou cade in area, Massa, richiamato dal Var, indica il dischetto. Qualcuno già piange, altri danno le spalle al campo per non vedere cosa sta per accadere. Siamo a tanto così dal raggiungimento di un sogno, per larghi tratti, persino insperato. Sogno che, però, si infrange sui guantoni de, solito, sorridente e soddisfatto Gugliemo Vicario. Quella assurda giornata si chiuse così, con l’amaro in bocca per ciò che poteva essere e non è stato. Con l’inenarrabile paura di retrocedere fedele compagna del viaggio di ritorno. Il resto, poi, è storia da raccontare e tramandare di generazione in generazione.
Quest’oggi, all’Arechi ci sarà proprio l’Empoli. Una squadra che, gioco forza, rievocherà per sempre agrodolci ricordi nei cuori e nelle menti di ogni tifoso di fede granata. Quella di oggi, per fortuna, è una Salernitana con ben altre prospettive, ambizioni e consapevolezze. Ma senza passato non c’è futuro. E siamo sicuri che Davide Nicola e i suoi ragazzi lo sappiano bene.