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Il paradosso del cuore: il derby di Tiziano Marelli

Lo scrittore ha affidato alla nostra redazione le sue sensazioni alla vigilia del match di domenica mattina.

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Nerazzurro di nascita —il suo “Fedeli a San Siro” scritto con Claudio Sanfilippo ne è vivida testimonianza — della Salernitana si è innamorato per questioni di affetto, folgorato dalla Passione che i suoi tanti amici salernitani testimoniano quotidianamente.
Lo scrittore Tiziano Marelli ha affidato alla nostra redazione le sue sensazioni alla vigilia del match di domenica mattina.

È in calendario a San Siro Inter-Salernitana, cioè lo scontro fra le due squadre italiane quelle che tu ritieni rispettivamente la prima e la seconda “del cuore”. Come la vedi?

Stavolta molto più tranquillamente dell’anno scorso. Allora si trattava di una sorta di testa-coda rispetto alla classifica, quindi i sentimenti erano più contrastanti e tesi. Ora direi che nel complesso lo scontro comporta meno apprensione. In pratica, entrambe occupano posizioni meno portatrici di immediate conseguenze, quindi sono più rilassato, anche se – soprattutto nel caso dei miei nerazzurri – può sembrare un paradosso. Si naviga (quasi) entrambe a metà classifica, e nell’immediato non sono da prevedere grandi sconvolgimenti, quindi mi definisco in una fase “attendista”. Poi, con il tempo, chissà che questo ‘sentire’ non possa cambiare.

In che senso, esattamente?

In poche parole, se continua così, diciamo che l’Inter non potrà ambire nell’immediato facilmente a posizioni di vetta, e magari si potrà concentrare sulla Champions che, inaspettatamente, dopo la superba prestazione di Barcellona si prospetta foriera di altro cammino in Europa, e ci si può più che accontentare. La “nostra” Salernitana, invece, a parte qualche capitombolo francamente inaspettato, se continua così può forse continuare il suo cammino in Campionato senza doversi continuamente guardare le spalle con troppa apprensione verso il basso. Poi, forse, fra parecchie giornate potrà essere che io cambi opinione se qualcosa mutasse in maniera sostanziale, ma diciamo che per ora mi risolvo a vivere la situazione di entrambe con rilassatezza, comunque pronto a cambiare idea in corsa. Mettiamola così: lo scontro diretto mi mette abbastanza nella condizione di non dover soffrire più di tanto.

Quindi, quale sarebbe per te il risultato migliore?

Per rispondere mi rifaccio ad un altro periodo della mia vita, quando pur essendo interista fin nel profondo lavoravo all’ufficio stampa del Milan. In occasione di quei derby mi ero imposto che, comunque finisse la partita, avrei dovuto trovare il modo di sentirmi soddisfatto. Mi spiego meglio: se vinceva l’Inter era contento per il mio cuore, se lo faceva il Milan mi rallegravo (anche se il termine è un po’ forte) per il mio lavoro, se ne usciva un pareggio consideravo il risultato alla stregua di un giusto equilibrio fra sentire e dovere. Ecco, diciamo che stavolta mi sforzo di provare la stessa cosa, anche se a essere centrale qui è il sentimento puro che provo per le due squadre. Certo è che un’altra sconfitta dell’Inter allontanerebbe quasi definitivamente ogni velleità di scudetto, che – come dicevo – in verità ho già quasi messo del tutto da parte. Infatti, ho letto che nel caso di sette sconfitte totali in Campionato è statisticamente impossibile (per quanto successo finora in tanti anni di Serie A) che una squadra diventi Campione d’Italia. Da nerazzurri ne abbiamo già accumulate quattro, sarebbe quindi la quinta e vedrei impossibile reggere solo con questo passivo fino alla fine. Quindi mi accosto a questi novanta minuti più recupero con malcelato distacco. In parole povere: succeda quel che deve succedere, e troverò comunque il modo per sopravvivere e guardare avanti facendo il tifo per entrambe. Che come altro paradosso non è male, dai.

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