Storytelling

Leoni e Bleus: la storia si fa in Qatar

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                               “I conquistatori perdono l’impero e si addormentano sui sofà”

                                                                             (Daniel Pennac- scrittore)

Il conosciutissimo scrittore francese Daniel Pennac è nato a Casablanca, la più nota e popolosa città del Marocco (la capitale è Rabat) e, tra i suoi tanti titoli, potremmo prendere in prestito “Come un romanzo” per descrivere l’ascesa della squadra nazionale marocchina sul tetto del mondo.

Stasera, in Qatar, i Leoni dell’Atlante sfideranno la Francia per un posto in finale.

Nella storia ci sono già entrati, ma, forse, non sono ancora appagati e, dopo aver battuto il Portogallo ed aver fatto piangere Cristiano Ronaldo, vorranno fare lo stesso con i galletti di Didier Deschamps che punta al bis iridato come Vittorio Pozzo, dopo aver già vinto da calciatore e da commissario tecnico. La storia di questa semifinale verrà scritta sul campo, ma è una partita che fa già la storia.

Mai l’Africa era stata capace di spingersi tanto avanti in una rassegna mondiale, ma questo Marocco ha la stoffa della squadra in missione, quella che sa soffrire e sa reagire in nome di un’idea e in funzione di un obiettivo.

Pratica ed utile, più che votata al bello fine a se stesso, la filosofia del c.t. Regragui è molto semplice e si racchiude nelle poche parole con cui, prima di ogni partita, carica i suoi uomini: “Giocate come sapete, perché sapete come si gioca”. Nei cinque precedenti ufficiali il Marocco non ha mai vinto contro la Francia.

I Leoni dell’Atlante, però, hanno vinto la prima sfida in assoluto con i transalpini. Accadde nel 1963 e finì 2-1 per i nordafricani, da poco resisi indipendenti (storia del 1956) dalla Francia e dalla Spagna. Contro le Furie Rosse i Leoni di Atlante hanno vinto ai rigori, dopo aver messo il bavaglio al tiki taka iberico, un po’ troppo presuntuoso e monocorde.

Stasera per il Marocco è quella sera in cui storia e destino sembrano essersi dati appuntamento. La dominazione francese del ventesimo secolo è ancora presente sotto tanti aspetti. Uno su tutti è la lingua. In Marocco il francese suona come qualcosa di non molto duro da comprendere. Eppure, questa nazione che ha un tasso di analfabetismo in costante picchiata, ha da sempre un feeling speciale con il calcio e con la Francia.

Dopo la partecipazione al Mondiale del 1986,  in cui furono battuti dalla Germania agli ottavi, i marocchini hanno giocato da protagonisti la Coppa del Mondo del 1998, che si svolse in Francia e fu vinta dai padroni di casa. Li guidava Henri Michel, guru del calcio transalpino, che aveva guidato la nazionale dei bleus e poi aveva sposato la causa africana.

Il suo Marocco divertì ed affascinò, meritando il tifo neutrale di tantissimi appassionati ma non il passaggio agli ottavi. Il Brasile si fece battere da una più motivata Norvegia che passò il turno, lasciando ad Hadji e soci lacrime amare e dolci ricordi per le belle prestazioni fornite.

                                    We’ll always have Paris (Avremo sempre Parigi)

                                         Rick Blaine (Humphrey Bogart) – tratto da “Casablanca”

Kylian Mbappe’

Dopo aver vissuto sempre ai margini del grande calcio, sebbene già negli anni ottanta la Casa Reale avesse flirtato con la Fifa per poter organizzare una grande manifestazione, oggi il Marocco vuole prendersi tutto ciò che è in palio: non solo gli applausi, ma anche la finale.

Tantissimi tifosi marocchini assisteranno alla gara in diverse città europee, molte delle quali francesi. Figli del mondo, in fondo, sono anche i loro eroi in maglietta e calzoncini. Dal commissario tecnico ad Hakimi sono tantissimi i componenti della spedizione in Qatar nati fuori dal Marocco (sedici solo tra i calciatori). Tra loro c’è il barese Cheddira, nato a Loreto, che in Puglia è esploso proprio nella squadra che, anni fa, aveva rivelato il duro Neqrouz, difensore senza fronzoli né scrupoli (chiedere a Pippo Inzaghi). Avere Parigi sarebbe come dire prendersi il posto in finale che i francesi reclamano per sé al fine di siglare una storica doppietta, riuscita all’Italia, al Brasile e a nessun altro.

Tra la Francia e la storia c’è il Marocco che vuol fare la storia, portando l’Africa sempre più in alto. Non più come un romanzo, ma come una favola che vuole diventare pura e semplice realtà.

Redazione

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