Storytelling

Last tango in Paris – addio al Mondiale

Tempo di lettura: 4 minuti

Prolegomeni | “Ultimo tango a Parigi” è un film di 50 anni fa. Non credo sia nella libreria di Netflix. Il 90% delle persone lo ricorda per la scena del burro. Invece è un regalo che ognuno dovrebbe farsi. Perchè è attuale, racconta d’amore e morte, di generazioni che si incontrano per distruggersi. Ha ispirato tanti, pure Franco Franchi e Claudio Baglioni. Anzi, Baglioni (sic) trova citazione.

Vivi eravamo
Come aria semplice
Vivi eravamo
Come fuoco giovane

E allora, via da Doha. Via subito, mentre la finale si svolge e tutti sono impegnati a guardarla, e non c’è traffico. Del resto, un campionato mondiale è entità geografica fino alla finale. La finale non ha un luogo, è finale e basta: un campo verde, due squadre, chi vive e chi muore.

Via da Doha, questa finale si gioca a Parigi. È lì che abitano i protagonisti di questa tragica storia d’amore. 

Rue Marietta-Alboni, Arrondissement 16, Paris, France

Accade qui, nei pressi della stazione Passy.

In un appartamento, dove si incontrano Paul, che da qui in avanti chiameremo Marlon e Jeanne, che da qui in avanti chiameremo Maria. O che forse non chiameremo affatto, perché non è previsto abbiano nome, fino al tragico epilogo.

Uno avanti con gli anni, e come tutti porta i segni di storie finite e compromessi. È il calcio del passato, che trova in Lionel Messi l’ultimo esponente. Non ha più motivo biologico di esistere, ma conosce il senso di una carezza cinica e sa come si fa l’amore con la palla. È lui, comunque, quello che oggi deve morire.

L’altra ha gioventù e strapotere fisico. Mentre apprende, travolge. 

È il calcio del presente e del futuro, che trova in Kylian Mbappé il più presentabile dei suoi esponenti.

Si incontreranno oggi, in questo appartamento, amandosi senza conoscersi.

Ciascuno di loro prenderà vita dall’altro, ma uno deve morire, e sarà comunque Marlon. A corrente alternata si innamoreranno, lasceranno, rinasceranno, distruggeranno.

Cosa vuoi di più che avere
Il solo guaio delle nubi e un sole nella pelle
Su quelle spiagge di vernici e di silenzi bere
A sorsi piccoli i tuoi baci come fontanelle
Mattino presto e code splendide di primavera
Stanchi di vento e non di noi

Sì, Francia-Argentina è come “Ultimo tango a Parigi”. È finale giusta, è stata scritta 50 anni fa. Viene quasi da pensare che Osvaldo Soriano, nel trasferirsi a Parigi, non l’abbia fatto per sfuggire al regime dei militari ma abbia fatto un sopralluogo. Che Gato Barbieri stia suonando il sax davanti alla Tv.

Sì, insospettabilmente, questa finale di un mondiale contestato, polemizzato, apparentemente ininfluente, è scenario d’amore e morte.

Gli errori, i guizzi estrosi, le irrisolte criticità, gli innegabili aspetti positivi di due generazioni si incontrano qui.

Il calcio del passato muore, quello del presente e del futuro vive.

No. È Maria ad uccidere Marlon. È forse l’unico modo previsto. Non c’è omicidio però senza errori. Quello di chi muore pretendendo di sopravvivere solo perché si racconta. Quello di chi uccide senza sapere il nome della vittima.

In quell’appartamento spoglio che è un campo di calcio forse bisognava spiegarsi meglio, forse si poteva fluire armonicamente dal calcio del passato a quello del presente e del futuro.

Ma non può accadere, perché Marlon ha più di cinquanta anni, Lionel ne ha trentacinque, Maria ha venti anni, e Kylian soltanto tre anni di più. Ecco perchè.

Il calcio non conosce ragione e raziocinio. Così fosse non sarebbe metafora magnifica di vita.

Metafora incredibile. E per questo oggi tra poco assisteremo ad una roba irripetibile. Ad una storia d’amore e di morte, fosse anche Lionel ad alzare la coppa.

Per questo, guardatela con occhi “diversi” questa finale. E non siate tristi, ché questa è storia semplice e non triste.

Come la vita, come la morte.

Con un bonus positivo, perché un film finisce, una partita pure, ma domani il sole sorge.

Ancora e sicuramente.

Vivi torneremo
Come aria semplice, vivi
Vivi torneremo
Come fuoco giovane

Giovanni Perna

Nato nel 1964, professione ortopedico. Curioso ma pigro. Ama svisceratamente Salerno e la Salernitana. Come sempre accade quando un amore è passionale, è sempre piuttosto critico nei confronti di entrambe.

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