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Foto: Club America

“Ochoa? Es un arquerazo”

Diego Armando Maradona

Un arquerazo, Diego Armando Maradona definì così Guillermo Ochoa. Un gran portiere, uno dei primi tre del mondo secondo il Pibe, basterebbe questo per poter spiegare quanta mistica abbia dal nord al sud del continente americano il nuovo estremo difensore dell’ippocampo.

L’esordio

Se si dovesse individuare una caratteristica della carriera di Memo, certamente quella prevalente è la non banalità. L’esordio, in tal senso, è un esempio. Alla vigilia della sfida contro il Monterrey, Adolfo Rios (colonna del club) si infortuna nella seduta di rifinitura lasciando vacante il posto da titolare in uno dei match più sentiti del campionato. Leo Beenhaker, in quel momento mister dell’America, non ha dubbi e sceglie come sostituto proprio il diciannovenne portiere riccioluto scovato alcuni giorni prima ed aggregato immediatamente in prima squadra. Le cose, in realtà, non partirono con il piede giusto con due gol incassati su tre tiri subiti.

Stella messicana

Da quell’esordio, Ochoa non ha mai smesso di crescere. In tre anni, infatti, diventa il volto del Club America ed in Messico la sua popolarità aumenta sempre di più. Nel 2006 (a venti anni) il suo primo Mondiale anche se da terzo, nell’annata successiva è titolare nel Tricolor. Le grandi prestazioni offerte nel corso della Copa America del 2007, conclusa al terzo posto, permettono lui di essere uno dei tre calciatori non europei ad essere candidati per la vittoria del Pallone d’Oro dello stesso anno e piazzarsi nella top 30. Il Mondiale del 2010, alla luce di quanto detto, sembrava dover essere quello della tanto attesa titolarità ma il ct messicano Aguirre non era dello stesso avviso.

Annus Horribilis

“Germania 2006? Bella esperienza ma la prossima volta faccio il titolare”, non proprio una risposta diplomatica quella data da Memo in un’intervista del 2008. In Sudafrica, però, il trainer del Tricolor lo relega in panchina e come primo sceglie Perez. Il peggio arriva nel 2011 quando Ochoa, congiuntamente ad altri cinque colleghi, viene trovato positivo durante un controllo antidoping al clenbuterolo a pochi giorni dall’inizio della Copa de Oro poi vinta dal Tri. Successivamente si scoprì come la presenza di residui della molecola illegale erano dovuti ad un’intossicazione alimentare. Il tempo della scoperta non fu sufficiente per far tornare sui propri passi il PSG che con il portiere messicano aveva siglato un precontratto salvo poi virare su altri profili proprio a causa del potenziale rischio squalifica quando le ragioni della positività non erano note.

Brasile 2014

Nel giugno di quell’anno è però l’Ajaccio a credere in lui. La scelta si rivela vincente perchè al termine della Ligue 1 2011/2012, Memo è il secondo miglior portiere preceduto da un certo Lloris. Nel triennio francese sfodera prestazioni da campione (in un match contro il PSG di parate ne fece ben dodici) e nel 2014 si riprende sia la Tricolor e sia la titolarità. Se fino al Mondiale brasiliano era una stella in patria ed in Corsica, in terra verdeoro diventa star mondiale e l’esplosione arriva proprio contro la Seleção. 17 giugno 2014, girone A, seconda giornata, stadio Castelao di Fortaleza ed Ochoa diventa un muro. Può essere riassunta così la partita del 13 messicano che, dinanzi a Neymar e soci, si prese la scena parando l’imparabile.

Alti e bassi

Dopo Brasile 2014, Memo firma per il Malaga e le cose non vanno per il verso giusto visto che viene costantemente relegato in panchina senza però mai perdere la titolarità con la Nazionale. Nel 2016 si trasferisce al Granada ma anche qui i paradossi sono molti, il più indicativo è che “conquista” il record negativo di portiere con il maggior numero di gol incassati (82) nella storia dei biancorossi in Liga ma è allo stesso tempo anche l’estremo difensore con la media più alta di parate effettuate. Nel 2017 va allo Standard Liegi e riesce a conquistare la convocazione per Russia 2018, suo quarto mondiale nel quale- come da sua ormai consolidata tradizione- indossa i panni del supereroe.

Club America e Qatar 2022

Nel 2019, il ritorno a casa nel Club America. La continuità di prestazioni in patria, quindi, convince “El Tata” Martino a convocarlo per l’appena concluso Mondiale. Cinque mondiali come i connazionali Marquez, Guardado e Carbajal ma anche come Ronaldo, Messi, Matthäus e Gigi Buffon. Per “festeggiare” l’evento, Ochoa fa quello che ogni quattro anni gli riesce meglio ovvero stupire. In tal senso, ne sa qualcosa Robert Lewandowski che lo scorso 22 novembre ha visto Memo togliergli la gioia del gol dagli undici metri. Ora ad attenderlo c’è l’avventura italiana, sfiorata nel 2010 con il Milan e nel 2018 con il Napoli ma che diventerà realtà da domani quando svolgerà le visite mediche ed indosserà per la prima volta la maglia della Salernitana.

Redazione

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