Che siano state le 72 più assurde, e se vogliamo grottesche, della gestione Iervolino è poco ma sicuro. Tra imbarcate clamorose subite senza colpo ferire, allontanamenti, ripensamenti e discutibili soliloqui, ciò che resta è solo confusione o poco più. La Salernitana che dominava allo “Stadium” e che giganteggiava all’Olimpico al cospetto dell’ex co-patron sembra una lontana parente di quella di oggi. Abulica, confusionaria, priva di mordente e di idee, in certe occasioni persino senz’anima. Eppure, al netto di numerose e ormai cicliche assenze, sulla carta è la stessa Salernitana. Trovare un unico responsabile di tale involuzione, oltre che intellettualmente disonesto, appare persino illogico.
Nel post tonfo di Bergamo a pagare era stato uno, non certo il, dei responsabili: Davide Nicola. Un mister che, tra pregi e difetti, era riuscito inizialmente a plasmare la squadra con il proverbiale spirito combattivo, salvo, via via, perdere il bandolo della matassa attorcigliandosi su sé stesso. L’8-2 di Bergamo non può e non deve in alcun modo passare in cavalleria. E non per il punteggio, ma per le modalità con le quali n’è scaturito. Un aspetto rimarcato anche da patron Iervolino nell’incontro con la stampa di ieri pomeriggio. Un incontro, in cui è stata ribadita la massima fiducia non solo a “Mister Salvezza”, ma anche a Morgan De Sanctis, dettosi, a sua volta, contento per il reintegro del mister. Atteggiamenti complessivi e decisioni che non evidenziano la decantata volontà di chiarezza e trasparenza assicurata ormai un anno fa. Ma tant’è.
Sabato, finalmente, la parola passerà al campo. All’Arechi arriverà la capolista, e ci sarà poco da ridere e sorridere. Una gara che, a scanso di equivoci più o meno voluti, non sarà come tutte le altre e da ambo le parti. La speranza è che, dopo la tempesta, arrivi il sereno. Magari, perché no, iniziando a prendersi una pausa dai social, diventati terra di sfogo e litigi infiniti. Che si tracci una linea e si riparta da zero ancora una volta. Del resto, non sarebbe certo un problema. Da queste parti ci si è fatti il callo. Ciò che, invece, è sempre più difficile da ottenere, è la reale unità di intenti. Che la si recuperi, realmente, in fretta e furia, e si ritorni a remare tutti uniti nella stessa direzione. Che si resti vicini alla squadra, con la voglia di recuperare orgoglio e dignità dopo una brutta sì, ma non irrimediabile caduta. C’è una partita da onorare, una salvezza da ottenere, un gruppo di uomini da sostenere. Ed è questa l’unica cosa che conta.
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