Un primo tempo finalmente ordinato dal punto di vista difensivo, depauperato a causa di una distrazione evitabile sull’ultima offensiva del Napoli, non basta alla Salernitana per arginare la squadra di Spalletti, che ha fatto più fatica del solito a produrre il suo calcio di qualità e ricco di soluzioni offensive, ma è stata cinica nel concretizzare le opportunità per far gol nei momenti salienti del match.
Questo è l’unico, grande rimpianto di una contesa che, ritenuta proibitiva alla vigilia, si è rivelata tutt’altro che una passeggiata per Osimhen e compagni.
Gli uomini di Nicola, infatti, hanno fatto densità a ridosso dei propri sedici metri, sono riusciti a togliere la profondità al temibile centravanti nigeriano, hanno impedito alle mezzali rivali di trovare spazio tra le linee, compattandosi ordinatamente a difesa del risultato di partenza.
Gli episodi, sfruttati scaltramente dagli attuali padroni del torneo, hanno fatto la differenza tra la fine del primo e l’inizio del secondo tempo. Prima di lasciare la scena ad una gestione sostanzialmente serena del doppio vantaggio, con una Salernitana in difficoltà a creare i presupposti tecnici per riaprire il match.
L’interrogativo sulla carenza di coraggio palesata dai calciatori granata per lunghi tratti della gara, francamente, appare ozioso ed anche inutile.
In un fase della stagione ricca di tensioni, cagionate sul prato verde da una manifesta precarietà tattica e all’esterno dalle incerte mosse societarie sulla guida tecnica, sarebbe stata un’autentica follia pensare di affrontare la capolista giocando i novanta minuti con un atteggiamento spavaldo .
Certo, qualcosa di diverso, soprattutto sul piano offensivo, era lecito attenderselo, pur evitando di prendere rischi inutili e facilitare il compito agli avversari.
Non ha convinto, ad esempio, la scelta di Nicola di sacrificare Dia in un dispendiosissimo lavoro a tutta fascia sulla corsia mancina, con la forte punta senegalese costretta ad effettuare estenuanti corse all’indietro per limitare il protagonismo di un arrembante Di Lorenzo. Funzione difensiva che non rientra nel suo bagaglio calcistico, come testimonia il ritardo registrato nel disperato tackle che non è riuscito ad impedire al terzino ospite di trovare la porta con un potente tiro da distanza ravvicinata.
Molto più logico, e forse più proficuo, sarebbe stato affrancare il dirompente attaccante africano da innaturali mansioni tattiche conservative e collocarlo alle spalle di Piatek, che è apparso uno degli interpreti più ispirati e determinati su sponda granata. I due, dialogando tecnicamente e giocando vicini, alternandosi nel primo lavoro di intralcio sulla costruzione bassa di Lobotka, avrebbero probabilmente regalato qualche affanno in più alla retroguardia partenopea.
Contestualmente, per non smarrire densità e compattezza in fase di non possesso, sulla corsia mancina a fronteggiare Di Lorenzo non sarebbe apparsa troppo azzardata l’opzione Vilhena. Un 4-4-1-1 non molto dissimile dal 4-5-1 schierato da Nicola per limitare i danni, ma con qualche cartuccia tecnica in più da sparare nei pressi dei sedici metri rivali.
In questo discorso di quadratura del cerchio che si stenta a trovare, un capitolo importante è rappresentato sicuramente dal progressivo arretramento di Bohinen nelle gerarchie del tecnico piemontese. Il forte centrocampista norvegese, uno dei principali protagonisti dell’impresa realizzata nella scorsa stagione, è un elemento che deve essere assolutamente restituito alla causa granata.
Le sue geometrie, la capacità di legare il gioco e alzare il baricentro, di attivare verticalmente le abilità degli attaccanti, di liberare il dinamismo negli spazi di Nicolussi Caviglia, Coulibaly e dell’ormai quasi recuperato Maggiore, rappresentano valori tecnici notevoli da mettere al servizio del gruppo. Questa Salernitana, spesso povera di idee nella zona nevralgica del campo, non può fare a meno del suo piede educato e della sua intelligenza tattica.
La sua esclusione, al netto di complicazioni relazionali all’interno dello spogliatoio o di sirene che cominciano a far rumore nelle battute finali della sessione invernale della campagna di potenziamento, rasenta l’incomprensibilità.
Come ampiamente previsto, la batteria dei giovani difensori granata, accantonata la visionaria aggressività a tutto campo negli uno contro uno, giocando più raccolta e compatta, ha dimostrato di possedere potenzialità tecnico-tattiche che, strada facendo, potranno tramutarsi in certezze crescenti in ottica futura. Daniliuc, Lovato e Pirola, pur scontando qualche fisiologica ingenuità, hanno retto a lungo l’impatto con la potenza atletica di Osimhen e le iniziative ficcanti di elementi del calibro di Elmas e Lozano.
Preoccupa, però, l’infortunio muscolare di Gyomber, elemento imprescindibile, che si aggiunge alle defezioni di Fazio e Bronn. Voci di mercato vedrebbero la Salernitana ormai prossima ad acquisire le prestazioni del possente ed esperto Troost-Ekong, già protagonista in passato ad Udine e, di recente, nei due principali campionati del calcio inglese. Il suo innesto potrà essere utile dal punto di vista qualitativo e del rinfoltimento del roster di difensori centrali.
La classifica non è più generosa come qualche mesa fa. Il dato preoccupa, ma sei punti di vantaggio sulla concorrenza rappresentano ancora un importante ausilio per una squadra che è chiamata a riorganizzarsi in fretta sul piano tecnico-tattico, supportata da una società che ha il dovere di mettere ordine in uno spogliatoio che lascia intuire qualche frizione di troppo.
In questo senso, approfittando della prossima conclusione della sessione invernale del calciomercato, bisognerà modellare in maniera decisa e definitiva l’organico che dovrà affrontare il girone di ritorno.
Non può esserci più spazio per polemiche, malesseri latenti e reticenze assortite. Chi deve andare via, vada altrove. Chi non è ritenuto funzionale al progetto venga accantonato e lasci spazio a qualche altro elemento che incrementi le opzioni tecniche e tattiche a disposizione dell’allenatore.
La serie A è un piccolo tesoro da custodire gelosamente. Tutti devono avere consapevolezza della delicata missione da portare a termine. In primis, i calciatori di maggiore carisma ed esperienza del gruppo. Dovranno essere soprattutto loro a dare qualcosa in più, divenendo punti di riferimento per i più giovani, trasmettendo serenità e meticolosa dedizione professionale.
La piazza di Salerno, da sempre forza trascinante invidiata dall’intero panorama calcistico nazionale, saprà infondere ulteriori energie ed entusiasmo.
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