Editoriale

Sconfitta amara per la Salernitana contro la Lazio: le sensazioni di Maria Pia Beltran

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La gara tra Salernitana e Lazio si è conclusa con un’amara sconfitta a sfavore dei granata, i campani non vincono tra le mura dell’Arechi dal lontano 22 ottobre contro Lo Spezia. Il tempo stringe, ma i margini di miglioramento per Paulo Sousa ed il suo nuovo organico non scarseggiano.

Dopo il match disputato in terra campana, Maria Pia Beltran – giornalista Dazn -ha raccontato le sensazioni vissute sul green dell’Arechi nelle vesti di bordocampista.

L’intervista

L’approccio della Salernitana, rispetto alle gare precedenti, è parso più grintoso, a tratti, si è visto ciò che mancava da tempo: un bel gioco di squadra. Dopo i primi 25′, però, la luce si è affievolita. Cosa è venuto meno?

«L’approccio della Salernitana mi è piaciuto. “Mantenere le distanze corte, entrare in campo con un atteggiamento preciso”, queste sono state le indicazioni del mister. I suoi hanno tenuto bene il campo fino all’oretta di gioco, mentre i primi 25′ c’è stata più grinta. Comunque, la Lazio non era un’avversaria comoda con cui il mister portoghese potesse cominciare la sua nuova avventura. I granata sono venuti meno dopo il primo gol di Immobile, non sono più riusciti ad applicare i dettami tattici di Sousa, c’è stato un lento sgonfiarsi».

Le sensazioni da bordo campo quali sono state?

«Da bordocampo Sousa ha parlato tantissimo con Piątek, con Bonazzoli e con Candreva – quest’ultimo, spesso, lo ha sfruttato come portavoce, era dal suo lato del campo – Bonazzoli, invece, mi è parso un po’ disorientato, sembrava non gli arrivassero le indicazioni che gli trasmetteva Sousa sul posizionamento, mentre con Candreva il dialogo era buono. Il mister voleva che si muovesse lungo la fascia e voleva che gli arrivassero molti palloni. Invece, a Piątek chiedeva di mantenere il posizionamento in mezzo a Bonazzoli e Vilhena, quindi, non lo voleva vedere svariare sul fronte dell’attacco, ma preferiva che mantenesse la linea centrale per aiutare la squadra a salire. Si è speso tantissimo il polacco, mi è piaciuto molto l’approccio che ha avuto: ha lavorato tanto di squadra. Sousa lo cecava continuamente per trasmettergli indicazioni. Si conoscono bene. Gli parlava in inglese. In conclusione, credo che a questa squadra manchi come l’aria il “motorino”: Pasquale Mazzocchi. Senza di lui non si può pretendere oltremodo da Candreva. L’ex Sampdoria può dare qualità, esperienza, lotta, ma non può dare dal punto di vista fisico quello che è in grado di garantire Pako alla squadra. Con la sua assenza, sono venuti meno dei punti di riferimento importanti».

Quali calciatori della Salernitana ti hanno colpito per leadership e voglia di fare bene?

«Mi hanno colpito molto Coulibaly e Crnijoi insieme, era la prima volta che giocavano sulla linea mediana, a livello di interdizione sono riusciti a non concedere troppo al centrocampo della Lazio, che è di estrema qualità. La differenza di valori tecnica è stata evidente. Vilhena è risultato molto deludente. Ieri non mi ha convinto. Ribadisco, Bonazzoli mi è parso un po’ spaesato, fuori dal gioco. Un calciatore di cui si è sentita la mancanza è stato sicuramente Dia. Il suo rientro sarà fondamentale per la Salernitana. Sepe non mi è dispiaciuto, nonostante abbia fatto diversi errori. Credo senta molto il dualismo con Ochoa. Sarà fondamentale definire con delicatezza e professionalità la gerarchia e l’alternanza tra i due estremi difensori granata».

La tua prima volta all’Arechi, qual è stato l’impatto con la città e con il pubblico presente allo stadio?

«Sull’Arechi avevo delle aspettative molto alte, perché è conosciuto per il calore della sua gente. Ho trovato tutti molto appassionati, non solo allo stadio, ma anche in città. Non c’era il tutto esaurito all’Arechi, ma non mancheranno altre occasione in cui anche Paulo Sousa potrà godere dello spettacolo dettato dallo stadio pieno».

In proposito all’esonero di Nicola, cosa è mancato?

«Forse avrebbe meritato più riconoscenza dopo l’impresa dello scorso anno. Ha subito troppe pressioni interne ed esterne. Non credo siano imputabili a lui tutte le colpe del calo vissuto dalla Salernitana. L’organico è più che buono, gli infortuni hanno danneggiato e compromesso alcune gare. La sfortuna ci ha messo lo zampino. Intanto, Sousa è un ottimo allenatore, è un maestro di calcio. Riaverlo in serie A sarà un punto di forza per il progetto di Iervolino. Già dai primi allenamenti ha trasmesso tantissimo a livello carismatico. Autorevolezza e personalità non gli mancano».

Raffaella Palumbo

Sono Raffaella Palumbo, classe 1990, salernitana dalla nascita. Per varie vicissitudine, sono espatriata a Genova da quando avevo 21 anni, nel capoluogo ligure esercito la professione di insegnate. Amo la vita in tutte le sue sfaccettature, non trascuro i dettagli. L'ottimismo, la curiosità, la follia, l'intraprendenza ed il sorriso sono caratteristiche di cui non posso fare a meno. Tra le gioie più grandi della mia vita rientra mia figlia: Martina. La pallavolo, la scrittura, i viaggi e la Salernitana sono le mie principali passioni. La benzina delle mie giornate risiede in tre espressioni che non cesso mai di ripetere a me stessa e agli altri: " VOLERE è POTERE, CARPE DIEM e PER ASPERA AD ASTRA"!!!

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