Editoriale

un San Siro maggiorenne

Tempo di lettura: 3 minuti

La battuta è stantìa, ma lo so che qualcuno la tirerà fuori. No, non sono tutti parrucchieri quelli che si arrampicheranno sulle torri di San Siro. Qualcuno è stanziale, qualcuno ha speso un po’ di ferie, qualcuno ha incastrato i treni per non mandare all’aria due giorni di lavoro. La percezione è quella, però: non immortalato compiutamente da telecamere, oltremodo inflazionato dagli smartphone a compensare la carenza, il colpo d’occhio del “Terzo Verde” – la gabbia per ospiti così si chiama – sarà ancora notevole, con 3400 biglietti venduti, ed ampia fetta di varie ed eventuali dislocata in altri settori. Fenomeno da studiare, ancora una volta, la tifoseria granata si riverserà, col fiato corto per la salita, in significativo numero.

un fenomeno da studiare

Perchè da studiare? Perché sarà la quarta ascesa in sedici mesi, e non sarà – mai è stata, in verità, condizione richiesta – confortata da chissà quali precedenti. Anzi, ad esser sinceri, le altre tre volte abbiamo assistito a degli allenamenti. Il più mortificante di tutti proprio quello del dicembre 2021 contro gli avversari odierni.

Un 2-0 confezionato in fretta, poco più di un quarto d’ora, col resto della gara trascorso a non farsi male da un lato, a pregare finisse presto dall’altra. Ricorderete tutti la sensazione d’impotenza, la percezione dell’inadeguatezza alla categoria, la frustazione complessiva.

Neanche si può dire sia la paura a spingere, ché la classifica non è tranquilla, ma neppure disperata.

E allora San Siro perché? Quale San Siro andremo a vivere?

stanziali, ascendenti e volanti

Inutile cercare una risposta sola, tra le mille vite che convergeranno a Piazzale Lotto. E tra le quali annovero anche quelli che si collegheranno da casa. Io ne conosco alcune. Quelle degli stanziali come Alfredo ed Antonello, una vita trascorsa in pellegrinaggi tipo Pavia, Pizzighettone, massimo Piacenza. O quella di Andrea, cuore nerazzurro, ignoranza assoluta delle forme dialettali campane, ma pisciauolo per censo ed inevitabilmente.

E conosco pure quelle degli “ascendenti”. Ma qui faremmo notte, sono tanti. Soprattutto quelli titolati dall’anagrafe ad avere animo fanciullo, e che a Milano sono già saliti. Giusto per farsi rubare una foto – quella che veste questa pagina – dallo scrivente.

Poi ci stanno pure i “volanti”. Non stanno a Salerno, non vivono a Milano, si muovono leggeri e noncuranti da posti imprecisati dell’Europa. Le torri di San Siro sono, per loro, bersaglio facillimo.

Uno di loro scriveva, in questi giorni: “A Verona eravamo pericolosi criminali. A Genova un esempio da seguire. Verrà Milano, Spezia e poi Torino: chissà cosa diranno di noi”. Ebbene sì, è destino del tifoso itinerante cambiare etichetta e qualità da una settimana all’altra. Anzi, a volte accade in pochi giorni. Come per i tifosi non tesserati. Che hanno vissuto una settimana paradossale, non la prima. Obbligo sì, obbligo no, obbligo ancora.

Qualcuno di loro, residente a Milano, poteva entrare dovunque e non nel settore ospiti.

Insomma, lo vedete, anime buone per salire su quella torre – o anche solo per bypassare la seconda puntata de “il commissario Ricciardi” su Rai1 – non mancano. Vi chiederete quale San Siro vorrei per me.

una Metro senza autista

Ecco, io vorrei un San Siro maggiorenne. Vorrei andare verso quello stadio senza canticchiare Vecchioni o Dalla. Vorrei staccarmi dalla retorica, non stupirmi più per la Metro linea lilla che non tiene un autista, che ti inghiotte a blocchi e ti aspira dalla Milano del centro e nel centro ti risputa. Vorrei vedere una partita di calcio, che duri magari 90’.

Vorrei vedere una rete strisciata che si muove, possibile non possa accadere? Vorrei dire senza voce, ma coi semplici gesti: «Milano, sono grande adesso, non mi fai più paura, non mi incuti soggezione». Ora che ne conosco gli angoli, che so per quale strada si sale, che so che i cessi sono veramente tali e stanno da un lato solo, che il bar fa pietà, non ho più nulla da scoprire. Sarà il caso che guardi la partita.

Con cinismo. Tanto sarà l’ultima gara della giornata e quello che si doveva compiere sarà già compiuto, con la piccola (lo Spezia) che batte una grande, con la metropolitana (la Roma) che si fa sorprendere in casa. Eventi rari che non si ripetono nello stesso turno di campionato. Quasi mai.

Giovanni Perna

Nato nel 1964, professione ortopedico. Curioso ma pigro. Ama svisceratamente Salerno e la Salernitana. Come sempre accade quando un amore è passionale, è sempre piuttosto critico nei confronti di entrambe.

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