Si sapeva che sarebbe stata una gara estremamente tattica e difficile per Candreva e compagni: il Bologna è squadra organizzata, dispendiosa da affrontare sul piano fisico e mentale.
Ed i calciatori granata, ancora una volta, al netto delle due ingenuità sui gol subiti, hanno saputo soffrire e interpretare il match con incoraggiante lucidità.
Il risultato finale di parità è giusto, perché entrambe le squadre hanno provato a superarsi, creando occasioni e subendo insidie a fasi alterne.
L’abbraccio tra i due tecnici, con le espressioni dei rispettivi volti tirate ma soddisfatte, rappresenta la fotografia migliore di una contesa perennemente intensa e in bilico.
Punto da archiviare con moderata soddisfazione, perché il campo non lascia particolari rimpianti da metabolizzare nelle due settimane di sosta imposte dagli impegni delle Nazionali.
Saranno in tanti a partire, ma lo staff tecnico guidato da Paulo Sousa non si lascerà cogliere impreparato nel curare la lunga vigilia in tutti i dettagli.
Pareggio che muove ancora la classifica e consente all’Ippocampo di avvicinare l’Empoli e allungare sullo Spezia, in attesa di conoscere i responsi di Verona e Lecce.
Quindici giorni per preparare la delicatissima trasferta in casa dei liguri di Semplici; altra tappa fondamentale sulla strada che conduce alla salvezza.
Uno scontro diretto che si preannuncia ricco di difficoltà, ma che offre anche la possibilità di compiere la sterzata giusta per intraprendere un epilogo di stagione all’insegna della serenità.
Partita double face, con i felsinei di Thiago Motta più propositivi nella prima frazione di gioco e in avvio di ripresa, ed una Salernitana più intraprendente e vivace nell’ultimo terzo del match.
Gli ospiti hanno espresso un calcio di grande intensità per circa un’ora, offrendo pochi punti di riferimento in attacco e attuando un pressing alto e coordinato.
Barrow aveva il compito di uscire dalla linea difensiva, per attivare di sponda le due mezzali (Moro e Ferguson) nella trequarti locale. Quest’ultime sono sempre state abili a fare densità a ridosso dell’area granata. Supportate, inoltre, dai tagli al centro eseguiti dagli esterni (Cambiaso, Kyriakopoulos e Aebischer).
Densità che, attraverso il palleggio, i cambi di gioco e le repentine verticalizzazioni, si traduceva in una doppia opzione offensiva: aggressione improvvisa dell’area campana (gol di Ferguson e opportunità per il croato Moro sventata da Gyomber) e intraprendenza sulle corsie laterali.
Il tutto favorito dall’abile regia di Schouten e dal coraggio in fase di costruzione bassa del quartetto di retroguardia.
Ciò nonostante, la Salernitana si è disunita difensivamente solo in maniera sporadica. In occasione del guizzo aereo vincente di Ferguson e sulla verticalizzazione di Moro nata da un tentativo mal riuscito di pressing alto e abilmente neutralizzata da Gyomber. Ochoa non ha dovuto compiere parate di rilievo.
Una fase di non possesso dinamica. Inizialmente attendistica, per reggere al cospetto della vivacità rivale. Poi, aggressiva sui diretti riferimenti ma spaventata dalla capacità degli avversari di eludere il pressing. Con variazioni sul tema, come i tentativi di arginare la regia di Schouten con Kastanos e Candreva e l’uscita alta di uno dei due mediani.
Più difficile per gli uomini di Sousa eludere l’aggressione alta degli ospiti e trasformare la fase passiva in transizione offensiva.
E’ accaduto in due/tre circostanze, grazie soprattutto all’intelligenza calcistica, all’esperienza e alla qualità di Dia e Candreva.
Eppure sono stati i granata a passare in vantaggio con Pirola su una palla inattiva. Un gol che stava addirittura per essere affiancato dal raddoppio di Mazzocchi.
L’ex veneziano, ottimamente servito da Dia e giunto ormai a pochi passi da Skorupski, ha optato per un velleitario e lezioso pallonetto invece di trovare il palo lontano con un tiro incrociato potente e concreto.
Anche l’avvio dei secondi quarantacinque minuti è stato abbastanza sofferto, con il Bologna a condurre le danze e la Salernitana in difficoltà a proporsi di rimessa.
Però la squadra ha indossato l’emetto, è rimasta coesa ed ha concesso solo un tiro di Kyriakopoulos, ottimamente neutralizzato dal provvidenziale tackle di Gyomber.
Sousa, a questo punto, ha compreso di dover conferire maggiore qualità alla sua proposta offensiva.
Per attenuare la pressione rivale e ridurre le sicurezze degli avversari. Dentro Vilhena e Piatek, fuori Bohinen e Kastanos.
Il match ha cambiato volto: la Salernitana ha registrato un incremento di fisicità, dinamismo, coraggio ed imprevedibilità nel gioco di rimessa.
Non più costretta soltanto a subire l’iniziativa altrui, ma sempre pronta ad accelerare e aggredire gli spazi dopo aver conquistato il pallone.
Piatek, Vilhena e Dia e hanno spinto e creato tanto. Un tiro del centravanti polacco è finito poco lontano dal palo di Skorupski. Una percussione di Dia è stata respinta fortunosamente dalla difesa rossoblù.
Sugli sviluppi del corner, la punta senegalese ha estratto dal cilindro uno dei suoi guizzi per riportare in vantaggio i suoi.
Il Bologna, più prevedibile e meno sinergico offensivamente con gli ingressi di Arnautovic, Orsolini e Sansone, ha trovato il pareggio nel suo momento più difficile.
Il pari non ha mutato gli scenari nell’ultimo segmento della contesa. La Salernitana infatti, pur stando attenta a non scoprirsi con una condotta ciecamente arrembante, ci ha creduto di più rispetto al Bologna.
I ragazzi di Sousa non hanno creato grandissime occasioni da rete, però si sono proposti con maggiore intensità nei pressi dell’area rivale. Sfruttando anche la vivacità tecnica e la gamba di un motivato Sambia.
Il match è terminato dopo tre minuti di recupero. Con Thiago Motta a complimentarsi con il collega e connazionale. E, soprattutto, ad esibire un’espressione facciale meno impavida rispetto a quella mostrata nella prima ora di gioco.
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