Dall’arrivo in panchina di Paulo Sousa, uno dei simboli della rinascita della Salernitana è senza dubbio Norbert Gyomber. Il centrale slovacco, fresco di convocazione in nazionale, sta dimostrando, gara dopo gara, di meritare ampiamente la titolarità fin qui garantitagli dal tecnico portoghese. Sousa che, complice anche gli infortuni di Fazio e Troost-Ekong, gli ha ben presto affidato le chiavi della retroguardia granata. Una guida, tecnica e mentale, per i colleghi più giovani Flavius Daniliuc e Lorenzo Pirola, che in queste ultime uscite hanno sempre affiancato il numero 23 granata.
Fondamentale nella memorabile cavalcata promozione di due anni fa, nonché nell’incredibile finale di stagione scorsa, Gyomber ha sempre saputo ritagliarsi uno spazio importante con tutti i tecnici transitati sulla panchina granata negli ultimi tre anni. Un difensore che fa dell’esperienza, della concentrazione, della serietà e della cattiveria agonistica uno dei migliori centrali della cosiddetta parte destra della classifica. Tanto lavoro, tanta abnegazione e mai una parola fuori posto, anche quando, specie nella prima parte della scorsa stagione, gli venivano preferiti colleghi di discutibile valore. Ma soprattutto, un calciatore che non hai mai lesinato impegno anche quando impazzavano le sirene di radiomercato prima del meritato rinnovo di contratto.
Quella del buon Norbert può tranquillamente considerarsi una nuova vita calcistica. Con la massima serie solo assaporata qualche anno fa con le maglie di Catania e Roma, ma che oggi può gustare con pieno merito. Il tutto, nonostante alcuni infortuni patiti nei mesi scorsi che ne hanno in qualche modo frenato la crescita tecnico-tattica. Ora però, per lui e per la Salernitana, è tempo di guardare al futuro con entusiasmo e positività. E chissà che non possa diventare uno dei perni di altri storici, incredibili traguardi.
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