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El Chadaille Bitshiabu: il talentuoso virgulto che cresce all’ombra di Ramos e Marquinhos

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La nostra rubrica ‘Calciovagando’, questa settimana, prevede una tappa in Francia, dove facciamo visita ad un giovane talento del PSG.

Il nome del promettente virgulto è El Chadaille Bitshiabu, centrale difensivo, classe 2005, contratto in scadenza con la società parigina nel giugno 2024.

Il corazzato dioscuro, quasi due metri di altezza, originario del Congo con cittadinanza francese, fa discutere addetti ai lavori e tifosi sulle sue qualità.

C’è chi ritiene che egli sia sopravvalutato, dopo averlo visto all’opera nei suoi primi cimenti da professionista.

Tanti altri, invece, sono pronti a giurare sulla sua futura affermazione nel calcio che conta.

Alcune prestazioni negative del giovanotto, catapultato nell’undici titolare dopo gli infortuni patiti dai difensori esperti presenti in organico, hanno alimentato la disputa dialettica sul suo autentico valore calcistico.

Il tutto ingigantito dall’importanza delle gare in questione, su tutti i disastrosi ottavi di finale di Champions League contro il Bayern Monaco.

Sostituire in un sol colpo difensori del calibro di Sergio Ramos, Kimpembe e Mukiele, non è esattamente una passeggiata di salute. Soprattutto se non hai ancora raggiunto la maturità calcistica.

Christophe Galtier, tecnico dei parigini, non ha avuto scelta, è stato costretto ad accelerare il processo di crescita del talentuoso difensore.

Bayern Monaco, Lione e Monaco, squadre di grande valore, hanno cinicamente messo a nudo l’inesperienza di un prospetto di assoluto spessore ma ancora acerbo.

Polemica alimentata involontariamente dallo stesso trainer, che, stressato dal pressing mediatico, a caldo ha addirittura attribuito al ragazzo la responsabilità dell’eliminazione in Champions.

Salvo ritrattare il tutto, a mente fredda, nei giorni successivi, spostando il tiro sugli elementi più esperti che erano in campo contro i tedeschi.

Giudizi poco lusinghieri che, paradossalmente, potrebbero però aiutare il ragazzo ad acclimatarsi in fretta al percorso impervio destinato agli astri del calcio.

Intanto, le acque hanno smesso di essere burrascose e l’intero ambiente, complice la conquista probabile del titolo di campione di Francia del PSG, sta ritrovando la lucidità smarrita.

In questo senso, procedono spedite le trattative per il rinnovo contrattuale di El Chadaille. Proposito che evidenzia l’inalterata stima della società nei confronti dei suoi mezzi tecnici ed atletici.

Senza trascurare, però, le offerte provenienti dai grandi club europei, decisamente interessati ad acquisire le prestazioni del giovane difensore franco-congolese.

Il direttore sportivo, Luis Campos, ha iniziato ad udire le sirene dell’Eintracht Francoforte, interessato a rimpiazzare il ventitreenne Evan Ndicka, giunto a scadenza di contratto.

Sondaggi sono stati effettuati anche da Bayern Monaco, Manchester City ed Arsenal.

La linea del club è chiara: prolungamento contrattuale e cessione presa in considerazione solo dinanzi ad un’offerta di almeno 15 milioni di euro.

In alternativa, si sta ragionando sul prestito secco, senza diritto di riscatto esercitabile dalla squadra che si impegnerà a far crescere il ragazzo.

E questa, considerando anche i movimenti di mercato in vista della prossima stagione (Skriniar) e altre opzioni allettanti (Kim del Napoli), sembra essere la decisione più saggia.

Bitshiabu non sarà gettato allo sbaraglio, ritornerà a Parigi dopo aver completato il necessario processo di adattamento al calcio delle grandi firme.

Percorso ad ostacoli crescenti, che farà solo bene al giovane centrale difensivo. Il primo ad essere consapevole di non poter già recitare da autentico protagonista.

Come egli stesso ha candidamente ammesso, in alcune interviste rilasciate agli organi di stampa, parlando di stress, eccitazione ed apprensione a caratterizzare i suoi esordi.

Le pressioni generate dalle alte aspettative rappresentano un fardello pesante anche per i campioni già affermati. Pretendere che le stesse lascino sereno un adolescente è principio quantomeno bizzarro.

Iniziato al calcio dalla nonna alla tenerissima età di 3 anni. Condotto dal padre a farsi le ossa nell’US Saint Denis dopo aver compiuto il primo lustro di vita. El Chadaille ha bruciato le tappe, ottenendo il titolo di campione d’Europa con la Nazionale Under 17 francese.

E continua ad immagazzinare i suggerimenti dei grandi campioni con i quali si allena. Rapporto fraterno con Kimpembe, ma prodighi di consigli si sono rivelati anche Sergio Ramos, Marquinhos e l’ex allenatore Pochettino.

Centravanti da bambino, in grado di sfruttare le sue lunghe leve per arrivare prima sul pallone, calciare con potenza e fare gol, El Chadaille ricorda anche il suo iniziale impatto con Lionel Messi. Innanzitutto, una scivolata fuori tempo, figlia dell’emozione, in una delle prime sedute d’allenamento. Ma anche l’ansia da prestazione ammansita gradualmente ed i primi interventi capaci di neutralizzare la ‘pulce’.

Grande appassionato di rep e supportato da genuina fede religiosa, come testimoniano le canzoni sacre che ama ascoltare dieci minuti prima di scendere in campo.

Dal punto di vista tecnico, essendo munito di piede mancino assai educato, egli è un difensore centrale che ama sganciarsi dalla linea difensiva con la palla al piede. Atteggiamento che denota carisma e autostima, al punto da creare spesso superiorità numerica con le sue improvvise sortite in avanti. Pertanto, il suo utilizzo è contemplato sia in una difesa a quattro, sia all’interno di un terzetto, dove può agire centralmente o come ‘braccetto’ sinistro.

Sicurezza nei propri mezzi che viene esaltata anche da un’innata predisposizione all’impostazione della manovra dalle retrovie. Egli, infatti, cerca sempre di trovare la giusta linea di passaggio centrale, che consenta alla squadra di eludere il primo pressing avversario e di trasformare repentinamente l’azione in transizione offensiva. Altrettanto frequenti sono i precisi lanci lunghi e i cambi di gioco, che partono dall’elegante piede sinistro per decongestionare la manovra e sorprendere alle spalle le retroguardie rivali.

Possente con i suoi 196 centimetri d’altezza, ma non carente nei recuperi sulla lunga distanza e nella rapidità d’intervento necessaria per prevalere nell’uno contro uno sullo spazio breve. Anche perché lavora bene sulla copertura preventiva, accorciando le distanze sugli attaccanti avversari prima ancora che essi vengano attivati dai centrocampisti.

La notevole stazza fisica lo rende solido in prospettiva futura anche per quel che concerne il presidio dei propri sedici metri. Sia nel gioco aereo che nel temporeggiare prima di allungare il gambone in una giocata d’anticipo o in una chiusura tesa ad interrompere l’efficace traiettoria filtrante avversaria.

La qualità tecnica del suo repertorio, unita alla falcata ampia e fluida, lo rendono futuribile anche nelle vesti di esterno sinistro, basso e intermedio, dedito alla doppia fase. In egual misura, considerata la personalità palesata nella gestione del pallone, tutt’altro che trascurabile è l’eventualità che possa essere impiegato anche nelle classiche funzioni di frangiflutti davanti alla difesa. Con spiccata propensione alla prima costruzione della trama offensiva.

Maurizio Iuliano

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