È un uomo chiave della Salernitana attuale, nonché uno dei più rinvigoriti dalla cura Sousa. Grigoris Kastanos si è raccontato a DAZN Talks in un’intervista a tutto tondo. Il centrocampista granata è partito da una panoramica sulla sua esperienza a Salerno:
“Credo di non voler vivere più la stagione scorsa, perché abbiamo avuto l’ansia ed è mancato il respiro. Alla fine però ce l’abbiamo fatta a compiere il miracolo, e solo così si può chiamare ciò che abbiamo fatto. Quest’anno siamo più sereni, per me la squadra è cresciuta da gennaio in poi: abbiamo fatto tanti risultati utili consecutivi, credo che stiamo raggiungendo gli obiettivi che la Salernitana si è prefissata”.
Poi, su Paulo Sousa: “Abbiamo un grande allenatore, è appassionato e ama il calcio: non gli sfugge niente, facciamo tante sessioni di video ogni giorno, ci dà sempre consigli su come migliorarci. Fa di tutto per portare i suoi giocatori al 100% in campo e fuori, e ci fa crescere anche caratterialmente. Siamo fortunati ad averlo a Salerno, io soprattutto”.
Sul possibile addio a gennaio: “Abbiamo parlato molto con il direttore e con il mio procuratore già prima che arrivasse il mister. È vero che dovevo andar via, ma non volevamo che partissi verso la Serie B perché volevo dimostrare di essere un giocatore da A e non da campionato inferiore.
Poi è arrivato il mister ed è cambiata l’aria: ha portato entusiasmo, io ho continuato a fare ciò che facevo prima, lui ha visto che stavo lavorando bene e mi ha buttato dentro. Sono stato bravo a cogliere l’opportunità che mi ha dato, e dopo mi ha concesso tanta fiducia che io cerco sempre di ripagare in campo”.
La complicità con Candreva: “Antonio è un campione. Fa sempre la cosa giusta, sappiamo giocare entrambi a calcio e io ho trovato in lui un grande aiuto, ma penso che sia lo stesso per lui. A me piace giocare con giocatori che sappiano giocare a calcio, e Antonio è uno di questi”.
Sull’assist a Dia contro il Napoli: “Quello non è un assist, meno male che lui abbia segnato… Anche questi sono importanti, io cerco sempre di aiutare i miei compagni. Dia è un altro giocatore devastante, lì ha fatto un gran gol. Il derby mi è rimasto nel cuore, perché abbiamo fatto tanto per arrivare lì e giocarcelo. Alla fine è arrivato il gol, e mi ha riempito di gioia”.
Il cipriota è poi tornato sul campionato scorso: “Innanzitutto io devo ringraziare anche la società che c’era prima di Iervolino, perché mi ha dato la possibilità di tornare a giocare in Serie A: è qualcosa per cui sono grato. Avevamo di sicuro tanti problemi, ma in campo davamo tutto per riuscire a prendere ciò che potevamo, e infatti riuscimmo a vincere qualche partita.
Fino al 31 dicembre non sapevamo se avremmo dovuto giocare per la Salernitana o fare altre scelte. Poi a gennaio il presidente comprò la società, e da lì partì un ciclo molto positivo: arrivò il grande direttore Sabatini che tutti conoscevamo, lui costruì una squadra e riuscimmo a fare il miracolo. Credo che il presidente abbia tanti obiettivi e idee, vuole fare cose molto ambiziose e questo a me piace”.
A proposito di prospettive: “Io ho sempre fissato degli obiettivi nella mia vita, sia a livello personale che professionale. Uno di questi è sempre stato quello di scrivere una storia ovunque fossi andato: per me, per la gente, per chi mi vuole bene e per chi non me ne vuole. A Salerno pian piano sto riuscendo a fare qualcosa di importante, sempre con l’aiuto dei miei compagni. Credo che la Salernitana stia iniziando a creare un progetto molto serio.
Se mi ci vedo dentro? Certo che sì, voglio scrivere una storia importante per questo club. Qui c’è tutto ciò che serve. Non ho fatto ancora nulla, ho ancora troppo da dare. Gli obiettivi l’anno prossimo possono cambiare? Se quest’anno andasse tutto bene, l’anno prossimo saremmo al terzo anno in Serie A. Il primo obiettivo sarà sempre la salvezza, ma bisogna guardare come andranno le cose anno dopo anno. A me piace poco parlare, preferisco i fatti”.
Spazio poi a diverse curiosità. A partire dall’attualità: “I quattro giorni liberi? Dopo la vittoria con l’Atalanta il mister è venuto in spogliatoio e ce l’ha detto, va bene così… Cosa si fa per trascorrerli? Di tutto. Peccato che a Salerno il tempo non sia bello. Diversi compagni sono andati via, io non sono riuscito perché la mia ragazza ha l’influenza, quindi sto qua e mi rilasso a casa”.
Sugli inizi in Italia: “Per uno che parla spagnolo come Ochoa penso sia più semplice parlare italiano. Per me è stato complicatissimo, ma mi ha aiutato il fatto di essere arrivato giovane e soprattutto a Torino: se fossi arrivato a Salerno, non avrei imparato mai… Quando arrivai alla Juve, studiavamo italiano dieci minuti al giorno: è stato importante, era impossibile non imparare. Però qui voglio imparare il dialetto, mi piace”.
Sull’esperienza juventina: “Dopo l’esordio contro la SPAL ero fiero e orgoglioso di me stesso, perché lo fissai come obiettivo sin da quando arrivai in Italia. Devo dire la verità, in quella partita non mi divertii per niente: non avevo dormito e avevo l’ansia, non mi era mai capitato prima. Allegri? È un grande allenatore e una grande persona, sa gestire bene il gruppo: non posso dire nulla, se stai alla Juve vuol dire che sai fare tanto”.
A Torino, il cipriota incrociò anche Cristiano Ronaldo: “Diciamo che non è un vero e proprio punto di riferimento. Però ho avuto la fortuna di stare con lui due anni alla Juve, e di dividere lo spogliatoio con un vero e proprio esempio per il calcio, per giovani e vecchi. È una persona umile e fantastica, mi ha aiutato tanto: posso dire che sia un sogno stare vicino a lui.
Allenarsi con lui? È una macchina, non ci sono parole per descriverlo. Quando sei lì, non capisci bene con chi hai a che fare, ma una volta che vai via te ne rendi conto: pensi a ciò che hai passato e ti senti orgoglioso, perché questa è un’esperienza che auguro a tutti di vivere. Non è facile stare con giocatori del genere, io l’ho fatto per poco ma mi ha fatto crescere a livello caratteriale: ti fa vedere come anche i campioni non smettano mai di lavorare.
Ronaldo ha tutto nella vita, ma è sempre stato l’ultimo ad arrivare e il primo ad andarsene e a mangiare bene. Ribéry? È anche lui in quella categoria. Anche con lui lo scorso anno mi capivo facilmente, perché è un campione: non c’è niente da fare, devo giocare sempre con i campioni (ride, ndr)”.
Vista la grande duttilità, un passaggio sul ruolo preferito: “Dipende dal sistema. Esterno destro o trequartista? Mi piacciono tutte e due, il mister mi ha messo in una posizione non mia, ma mi piace molto per quello che mi chiede. Ogni tanto dico a Ochoa di fare attenzione, perché qualche volta potrei presentarmi io in porta. Lui ride, perché non sa che non scherzo…”.
Poi, due parole sulla tifoseria granata: “In un’intervista di due settimane fa, parlando del tifo, ho detto che chi non ama quello della Salernitana non può giocare a calcio, perché abbiamo un tifo da Champions League. Il coro più bello? Ce ne sono tanti” dice Kastanos, prima di cantare: “Sai qual è la squadra del mio cuore? Sì che lo so, è la Salernitana” sulle note di Moonlight Shadow.
Dopo l’esotico accostamento fatto da Sousa, arriva anche il confronto – semiserio – con Bernardo Silva: “Kastanos è più forte su tiro e velocità. Visione di gioco 50 e 50, mentre Bernardo vince sul dribbling. Palleggi con il piede debole? Io sono forte ma lui non lo so. Chi mangia più pita? Kastanos di sicuro…”.
Dopo le brioches offerte da Bonazzoli, non può mancare la promessa. Che però il 20 granata sceglie di rimandare alla fine del prossimo anno: “Se la Salernitana fa 48 punti, offro dal ristorante greco a tutta Salerno”.
Infine, un desiderio per il futuro: “Dopo aver raggiunto la Serie A e averci giocato, il sogno è giocare in Champions League. Con la Salernitana? Perché no…”.
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