Editoriale

Che batte sul mio petto

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Nei rari momenti di lucidità, mi sono sempre chiesto se questa sia una cosa sana. Forse non lo è, forse è incomprensibile, di certo inevitabile. Oggi è il compleanno della Salernitana, oggi cade la data simbolo di un legame identitario difficile da spiegare al di fuori di queste mura. Quel “19” ripetuto che ha qualcosa di magico, e forse magico davvero è. È numero karmico, indica cioè qualcosa che si è verificato in un tempo passato e che si sconta nella vita presente.

Alzate la mano, tifosi granata. Chi di noi non ha mai pensato che nelle vicende di questi anni non ci fosse il segno di una maledizione?

È divisa di tifoso passionale quel #maiunagioia. Tanto che oggi la vecchia guardia si guarda intorno, pone l’indice sul proprio petto, si chiede: «Sta capitando proprio a noi?»

E sì, perché cronisti ed osservatori esterni diranno che questo anniversario cade nel momento migliore della nostra storia.

Non per demagogia, dissento. Il punto più alto lo si è raggiunto nell’anno del Centenario. E la cifra tonda non c’azzecca. Fu il punto piû alto perchè dieci giorni prima una Salernitana retrocessa sul campo, presa per i capelli grazie ad altrui disgrazie ed approdata ai playout, confermò la cadetteria dopo una sconfitta ed i calci di rigore. Nel giorno del Centenario una marea di persone sfilò per le strade cittadine a rivendicare orgoglio, appartenenza e disprezzo per la multiproprietà.

Mi piace pensare che il karma si sconti con gesti simili.

E che sia la resilienza di quel giorno, e non le reti di Dia, a far sì che oggi ci chiediamo come mai il mondo sa tutto di noi.

E non è vero, lo so, non completamente. Ma rivendico, come un vecchio soldato, l’idea che l’oggi non sarebbe esistito senza l’ostinata passione di ieri, senza la risposta sdegnata a chi ci chiedeva: «Ancora vai appresso alla Salernitana?»

Ma in un giorno di festa bisogna festeggiare. E all’oggetto di tanto amore ho visto portare tanti regali. Spiacente, non parlo del terzo anno consecutivo di massima serie, non parlo del valore rimarchevole dei calciatori della rosa e neanche delle belle prospettive per il futuro.

I regali belli che vedo stanno a poco più di un metro dal suolo. Sono bellissimi e bellissime, non smettono mai di saltare, indossano magliette di un solo colore. Sono i bambini e le bambine che guardano con occhi incantati, vivono una lunga ed appassionata festa di colore granata battendosi le mani sul petto, a sinistra, schiaffeggiando quel cavalluccio che immagino felice per quelle “carezze” piene d’amore.

Sono doni, sono responsabilità, fanno domande, vogliono si racconti questa favola. Facciamoci trovare pronti, chiediamo loro di portare pazienza se il loro corteo partirà da un rudere. Raccontiamo loro cosa è stato il “Vestuti”, rassicuriamoli sul fatto che qualcuna disboscherà quelle erbacce. Promettiamo loro che l’unica avventura alla quale assisterano nei giorni a venire sarà legato agli eventi del rettangolo verde e che tutto questo avverrà in un “Arechi” degno di un Paese civile. Promettiamo che la loro “cattedrale” sarà degna di tanto entusiasmo.

Come nel film di De Sica, i bambini ci guardano. Guardano chi li accompagna sugli spalti e ne assorbono comportamenti, guarderanno in un lasso di tempo non troppo breve politici e depositari dell’ordine pubblico. Sono un diamante prezioso, bisognerà mantenerlo lucido e splendente.

La nostra amatissima Salernitana lo merita, il 19 giugno e tutti gli altri giorni, chè è storia eterna d’amore tra una Città ed il suo simbolo più evidente.

Buon compleanno, mia amatissima Salernitana.

Giovanni Perna

Nato nel 1964, professione ortopedico. Curioso ma pigro. Ama svisceratamente Salerno e la Salernitana. Come sempre accade quando un amore è passionale, è sempre piuttosto critico nei confronti di entrambe.

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