Sarebbe cosa banale e controproducente, minimizzare quanto accaduto ieri sera in occasione della gara Italia Francia – valevole per il campionato europeo Under 21 – addossando le colpe unicamente all’arbitro olandese Lindhout. Che il direttore di gara abbia diretto in maniera ‘disastrosa’, è sotto gli occhi di tutti, ci mancherebbe. Che sia l’unico colpevole, però, non corrisponde alla realtà dei fatti; come si può dare inizio ad una competizione europea, che vede protagonisti i ‘campioni del futuro’, senza l’ausilio della tecnologia? Può, con tutto il rispetto possibile, la Nations League avere più peso specifico rispetto ad un europeo? E non ci sono attenuanti che tengano: dai motivi economici – ma davvero la Uefa vuol risparmiare dei fondi, a discapito della regolarità di una competizione organizzata da essa stessa? – alla non idoneità degli impianti ospitanti – farli altrove, no? – impossibilitati ad installare gli strumenti necessari per garantire l’utilizzo della tecnologia.
Tornando alla direzione di gara di Lindhout, gli episodi a lui contestati sono diversi tra loro in quanto non tutti sarebbero passati al vaglio della tecnologia. I due più rilevanti ai fini del risultato, però, sarebbero stati risolti sicuramente grazie all’intervento del Var – il tocco di braccio di Kalulu in piena area di rigore – e della Goal Line Technology, in occasione del colpo di testa di Bellanova con il pallone che ha superato la linea di porta di almeno quaranta centimetri. Sembra abbastanza evidente, dunque, che la pessima direzione di gara di ieri sera sia la dimostrazione ‘palese’ che il calcio – soprattutto a determinati livelli – non può più esimersi dall’utilizzo della tecnologia. Se ne facciano una ragione i sostenitori del “il var ha rovinato il calcio”, gli stessi – magari – che in queste ore stanno inondando le loro bacheche social di insulti e lamentele nei confronti di arbitro e Uefa.