Di Mateusz Legowski, neo centrocampista granata, le pagine dei quotidiani sportivi polacchi scrivono entusiasticamente da un bel po’ di tempo, da quando, adolescente, il ragazzo rubava gli occhi agli addetti ai lavori.
E la strada, a giudicar i passi da gigante compiuti negli anni successivi, sembra già proiettata verso l’ascesi calcistica che precede la consacrazione.
La trafila nelle formazioni giovanili nazionali, la stima dello staff tecnico della Nazionale maggiore, sono già storia scritta e archiviata. Debutto contro l’Olanda e pre-selezioni per la partecipazione all’ultima edizione dei mondiali, rappresentano indizi importanti in ottica futura.
Considerazione accresciuta grazie ai progressi notevoli registrati nel biennio che lo ha visto protagonista con il Pogon. Due stagioni condite da 45 presenze, 4 reti e altrettanti assist. Numeri significativi per un virgulto che a gennaio ha festeggiato il suo ventesimo compleanno.
A partire da oggi, Legowski dovrà regalare geometrie e podismo al centrocampo di Paulo Sousa, evoluzione graduale e più congeniale alle sue doti calcistiche, dopo i primi cimenti vissuti con la maglia numero nove sulle spalle.
Per capacità nella distribuzione ordinata del gioco (regia eseguita con entrambi i piedi), per corsa senza soluzione di continuità, reattività nella fase di non possesso sotto forma di tackle decisi e tempestive chiusure, ma anche per abilità nel ribaltare l’azione da difensiva ad offensiva, egli sembra naturalmente portato ad operare da classico mediano di fosforo e sostanza davanti alla difesa. Senza disdegnare l’adattabilità a ruoli maggiormente offensivi, previsti dalla versatilità individuale tanto cara al trainer lusitano.
Un’interpretazione del ruolo che viene valorizzata ulteriormente dalla tendenza a non limitarsi ad un semplice lavoro di filtro a protezione della retroguardia.
Egli, infatti, sembra in grado di assecondare precisi dettami tattici di Sousa, che ai suoi centrali di centrocampo chiede anche di spingere con la palla attaccata al piede, rischiare l’uno contro uno e, contestualmente, aggredire lo spazio una volta smistata la sfera agli altri compagni di movimento.
La personalità non manca al neo metodista della Salernitana. Il tasso di esperienza necessita di altri fisiologici step, ma la sensazione è che i granata abbiano pescato un calciatore interessante per il presente immediato, da coltivare con cura per renderlo ancora più forte in prospettiva futura.
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