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Un’ora abbondante di soggezione, prima di un finale intenso ed esaltante

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Contratta, scontata e timorosa, la Salernitana soffre per un’ora abbondante e passa in svantaggio, prima di trasferire coraggio e qualità nella contesa e sfiorare l’impresa.

Il risultato finale è una sentenza, pertanto il gioco dei rimpianti è esercizio futile e non muta la sostanza di un pareggio fondamentalmente giusto.

Un tempo a testa e classifica che si muove per entrambe, in attesa di tempi migliori e della fisionomia definitiva scritta dalle battute finali del mercato.

Probabilmente Sousa, memore di alcune partite della scorsa stagione, ha impostato un match di gestione, prima di sguinzagliare estro e intensità, entrambi necessari a domare la stanchezza avversaria nell’ultimo tratto della battaglia calcistica. Senza l’ingenuità difensiva commessa in avvio di ripresa, probabilmente, il mister lusitano sarebbe riuscito nel suo intento.

La sensazione di una strategia attendista si è avvertita per larghi tratti dei primi due terzi della partita. Con i granata sempre preoccupati a non sfaldarsi attraverso un palleggio masticato e poco propenso ad attaccare gli spazi con decisione. Ma anche orientati a fare densità nella propria metà campo, non sempre supportata dalla giusta pressione.

Più bellicosa l’Udinese, sempre pronta ad aggredire la prima costruzione dei padroni di casa e a portare più uomini a ridosso dell’area rivale una volta conquistata la sfera.

I ragazzi di Sottil, nel primo tempo, hanno aggredito a tutto campo, conquistato le seconde palle, alzato gli esterni, verticalizzato e trovato agibilità tra le linee con trequartisti e mezzali. Samardzic e Lovric regalavano pochi punti di riferimento, approfittando della linea difensiva troppo bassa di Coulibaly e compagni.

Occasioni limpidissime non sono state registrate, ma un tiro di Samardzic è stato neutralizzato in extremis da Gyomber. Mentre sulle palle inattive Ochoa ha dovuto prima arrestare un colpo di testa di Lucca e poi superarsi sull’involontario tentativo di autorete di Pirola.

La Salernitana è uscita dal guscio in due sole occasioni, con un tiro di Bohinen finito alto sulla traversa e una giocata di Dia per Candreva, che non è riuscito a superare l’ultimo baluardo difensivo bianconero.

La dinamica del match non è mutata ad inizio di ripresa. Gyomber e compagni sempre in copertura nella propria trequarti ed Udinese a fare la partita. E’ arrivato il gol di Samardzic, con una linea difensiva granata deficitaria nei tempi di uscita alti (Lovato) e bassi (Kastanos), fragile nel presidio dei sedici metri (Pirola), distratta nelle letture (mancata diagonale di Mazzocchi).

In precedenza, un errore in disimpegno di Bohinen aveva offerto su un piatto d’argento il tiro a Thauvin, sul quale è stato reattivo Ochoa, abile anche a negare il raddoppio sulla traiettoria angolata partita dal piede di Lovric.

Dopo aver spedito in campo Martegani al posto di Bohinen, il trainer portoghese ha gettato nella mischia anche Bradaric e Cabral, che hanno preso il posto di Mazzocchi e Botheim.

A sorpresa, Cabral è stato schierato da intermedio destro, mentre Kastanos è stato riportato in prima linea ed ha affiancato Dia e Candreva.

Il match ha iniziato a cambiare i suoi connotati. La Salernitana si è scrollata dalle spalle le sue paure intrise di eccessiva razionalità ed ha iniziato finalmente a recitare da protagonista.

La qualità in campo dall’inizio, sostenuta da quella garantita dai subentrati, ha cominciato ad assediare il fortino bianconero. Il terzetto di retroguardia ha accorciato sulla zona mediana, gli esterni si sono posizionati alti, il vigore di Coulibaly e le geometrie di Martegani hanno trovato più spesso tra le linee Candreva e Kastanos. I quali hanno dato pochi punti di riferimento, scambiandosi le posizioni e agendo a volte sullo stesso asse.

Più in generale, la capacità dell’argentino di alternare regia ordinata e sortite da trequartista, unita all’abilità di produrre gioco e attaccare lo spazio di Cabral, hanno incrementato il tasso di intensità, fluidità, estro e imprevedibilità della proposta offensiva granata.

L’Udinese si è subitaneamente spaventata, ha cercato di adeguarsi alle mutate condizioni della gara approntando le barricate per reggere l’assedio finale. Ma non ha avuto il tempo di organizzarle, perché Candreva (assist) e Dia (gol) hanno confezionato finalmente la giocata in grado di spaccare la partita.

Inerzia della contesa, a questo punto, favorevole ai padroni di casa. Sottil ha giustamente abbracciato il realismo e si è affidato ai muscoli e alla freschezza atletica dei giovanotti in panchina. Per fronteggiare meglio i ringalluzziti e incisivi rivali sul piano della fisicità e del temperamento.

Sousa invece, dando seguito al suo progetto di fondo, intralciato dal gol di Samardzic, non ha arretrato di un millimetro. Testate la difficoltà psicologica dell’Udinese e la voglia dei suoi uomini di conquistare l’intera posta in palio, ha giocato l‘ultimo jolly tattico.

Dentro Legowski e Ikwuemesi, in luogo di Pirola e Kastanos. Squadra a trazione decisamente anteriore, con un 4 2 3 1 trasformatosi ben presto in una sorta di furioso 2 1 4 3 avvolgente all’ennesima potenza. Sette uomini assediano i sedici metri ospiti, lasciando a Legowski, Lovato e Gyomber il compito di arrestare le eventuali ripartenze friulane. Coulibaly e Martegani diventano trequartisti aggiunti a supporto del tridente composto da Candreva, Ikwuemesi e Dia, mentre Cabral e Bradaric agiscono larghissimi ed alti.

L’Udinese è quasi atterrita, vede arrivare i granata da tutte le parti. Ma il tempo, che gioca a suo favore, le somministra comunque quattro brividi raggelanti. Candreva e Martegani trovano due ottime parate di Silvestri, Cabral sfonda a destra ma non è lucido nella rifinitura. Infine, Ikwuemesi non approfitta per un soffio di un errore in uscita del portiere bianconero.

Con i ‘se’ ed i ‘ma’ non si è mai costruita la storia del calcio. Però corposa è la sensazione di una Salernitana che avrebbe potuto domare l’avversario. Come? Avendo maggiore consapevolezza dei propri mezzi tecnici e la giusta serenità per non ingigantire troppo lo spessore tecnico dell’Udinese.

Maurizio Iuliano

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