Placare gli istinti, specie quando si è emotivamente coinvolti, è cosa assai complicata. Mantenere la lucidità, quando occorrerebbe realmente, lo è ancor di più. Neanche il tempo di iniziare, che subito il pessimismo e lo sconforto pare abbiano già preso il sopravvento. Processi e sentenze definitive fin qui si sprecano. Per non parlare della fastidiosissima gara del «te l’avevo detto» che, a queste latitudini, impazza un fine settimana sì, ed un altro pure.
Certo, ammettere che diverse situazioni siano state gestite in modo discutibile dai “padroni del vapore” è cosa sacrosanta. La querelle Sousa-Napoli, l’insoddisfazione malcelata dello stesso tecnico per il mercato e, soprattutto, la gestione della vicenda Dia, sono macchie difficili da lavar via. Errori, forse, dettati dall’inesperienza, che hanno quasi completamente dilapidato un patrimonio di serenità, entusiasmo e consapevolezza acquisito nella seconda parte della scorsa stagione.
Un entusiasmo, soprattutto, che non si intravede più negli occhi e nei volti di tecnico e presidente. Pizzicati, a più riprese, in atteggiamenti sommessi che generalmente precedono una implacabile resa. Gli ultimi risultati, in tal senso, senz’altro non aiutano. Le assenze di due perni fondamentali come Coulibaly e Dia, ancor meno. Davanti alla Salernitana, però, ci sono ancora altre 33 battaglie, tutte da combattere. E i malumori, gli isterismi e le lamentele non possono far altro che far abbassare pericolosamente la guardia.
Ci sarà tempo, dunque, per parlare di vero o presunto ridimensionamento tecnico della proprietà. Ci sarà tempo per bollare come inadeguati, o esaltare le qualità dei nuovi acquisti più o meno conosciuti. Ci sarà tempo, e magari senza prendersi troppo sul serio, per discutere di schemi e alchimie tattiche come meri appassionati e nulla più.
Ora è tempo di compattarsi, svestire i panni eleganti da cene di gala e reindossare muta ed elmetto. La Serie A è un patrimonio inestimabile per mille e più motivi. Sciuparlo, anche a causa di atteggiamenti controproducenti, equivarrebbe al peccato originale. Uniti verso un’unica direzione. Uniti verso un obiettivo, al netto di limiti ed evidenti lacune, ampiamente alla portata.
Che si ritorni a fare la differenza sempre e solo sugli spalti. Perché la Salernitana, nel bene e nel male, è l’unica cosa che conta.