«Noi vogliamo portare i ragazzi e le famiglie allo stadio in totale sicurezza. Io penso che questo messaggio abbia all’interno tutte le caratteristiche per suggerire a noi stessi di avere un’attenzione particolare anche alla questione biglietteria».
«Voglio portare tantissima tecnologia. Per me è incredibile, impensabile una biglietteria ancora statica, non dinamica. Penso a un’app con una serie di flussi premianti per coloro che arrivano con le famiglie, con i figli».
Così parlò Danilo Iervolino.
In occasione della conferenza stampa d’insediamento del 13 gennaio 2022, il presidente della Salernitana annunciò radicali cambiamenti sul ticketing. A quasi due anni dall’inizio del suo percorso in granata occorre constatare che, per quanto concerne biglietti e abbonamenti, nulla è cambiato rispetto all’èra Lotito-Mezzaroma.
La società di Via Allende ha gestito due campagne abbonamenti. Entrambe si sono rivelate poco proficue in termini di sottoscrizioni (8.118 la prima, 10.958 la seconda) e di incassi rispetto alle potenzialità della piazza. La ragione fondamentale risiede nella politica dei prezzi praticata dal club per i settori popolari: i più alti d’Italia dopo la Juventus.
Il costo della Curva Sud per un tifoso granata è di 340 euro (più 13 euro circa di commissioni TicketOne), ben 70 euro in più rispetto alla media degli altri 19 club, considerando il settore più economico e senza applicare le varie scontistiche. Non va meglio nei Distinti: 570 euro (che diventano circa 593 dopo l’applicazione delle commissioni), il doppio del prezzo praticato dal Genoa, il 50% in più rispetto al Lecce, e comunque più elevato rispetto alle tariffe di quasi tutte le altre società del campionato.
Prezzi così alti scoraggiano la sottoscrizione dei carnet e si riverberano a cascata sui costi dei biglietti delle singole partite, che variano a seconda dell’importanza del match e raggiungono livelli stellari in occasione delle sfide contro Inter, Juventus, Milan e Napoli.
La società non ha certo l’obbligo di applicare tariffe ritagliate sulle richieste dei tifosi: è sempre il mercato che sancisce la congruità del prezzo di un bene o servizio non di prima necessità. Per le partite interne della Salernitana la mano invisibile teorizzata da Adam Smith non sembra premiare le scelte del club, considerati gli ampi spazi vuoti in occasione del derby con il Napoli, una partita che con prezzi diversi dai 48 euro richiesti per la Curva e i 64 euro per i Distinti avrebbe richiamato ben altro pubblico, anche e soprattutto quello costituito dai troppo spesso esecrati tifosi occasionali.
Il calo degli spettatori all’Arechi si registra soprattutto nei Distinti e in Tribuna. I prezzi eccessivi di questi settori inducono molti tifosi ad acquistare tagliandi di Curva Sud, che infatti risulta sistematicamente sold-out. L’indisponibilità della Curva Nord aggrava il problema ma di certo non è tra le cause principali del costo dei biglietti, che si deve a una politica miope della società. Anche perché, oltre a rendere meno influente il fattore campo, con possibili ripercussioni sui risultati nelle partite interne, uno stadio con più tifosi aumenterebbe gli introiti dei diritti televisivi, in quanto una quota del 12% del totale è distribuita in base all’afflusso del pubblico sugli spalti.
La politica sui biglietti e sugli abbonamenti applicata dalla Salernitana necessita di una rivoluzione che, al di là dei costi, destini al passato una certa sciatteria nella gestione dei tagliandi. Le due campagne abbonamenti della società di Iervolino sono state entrambe modificate in corso d’opera per rimediare a errori evitabili come l’assenza di iniziative per «riportare le famiglie allo stadio» e la preannunciata impossibilità, per i non possessori della tessera del tifoso, di sottoscrivere i carnet.
Nello scorso luglio soltanto l’opera meritoria di stampa e pagine social ha permesso di sopperire alle carenze comunicative del club consentendo ai tifosi di ottenere informazioni dettagliate sul family pack, iniziativa tanto lodevole per i prezzi e per le possibilità di sottoscrizione ben più ampie rispetto alla stagione precedente quanto farraginosa per le modalità di accesso e per la (non) scelta del posto numerato. Anche per quest’ultima ragione, lo sconcertante comunicato di qualche settimana fa, con la minaccia di sanzioni e dell’inserimento in una blacklist nei confronti di chi non rispetta il proprio posto, assume contorni farseschi. Senza dimenticare il cambio utilizzatore, previsto per sole tre partite in stagione e le cui modalità di gestione, differenti rispetto a quelle di altri club, favoriscono il bagarinaggio. Scivoloni davvero incomprensibili per una società di Serie A.
Una gestione d’avanguardia della biglietteria dovrebbe porsi l’obiettivo di massimizzare il numero di tifosi della Salernitana presenti allo stadio, avviando iniziative sia sul versante dei prezzi (anche prevedendo una più ampia casistica di sconti per i giovani, che sono i tifosi del futuro), sia attraverso una diversa concezione della fidelizzazione.
In occasione di Salernitana-Inter dello scorso settembre e delle gare della passata stagione contro le tre strisciate i settori locali sono stati invasi dai tifosi ospiti, provenienti da tutto il centro-sud e ben disposti a spendere le cifre rilevanti richieste dalla società. Tutto ciò a scapito dei tifosi della Salernitana, magari di lunga militanza, che a causa di prezzi esorbitanti hanno preferito vivere l’emozione a metà della partita trasmessa in televisione.
L’obiettivo di colorare lo stadio di granata può essere perseguito attraverso svariate soluzioni. Una di queste trae ispirazione dalle fasce di priorità nella vendita dei biglietti previste dai club che devono disputare partite in cui la domanda supera di gran lunga l’offerta. Per esempio, in occasione del derby di Champions League della scorsa stagione tra Inter e Milan, la società di Piazzale Angelo Moratti individuò quattro fasi di vendita: la prima per gli abbonati, la seconda per tifosi presentati dagli abbonati, la terza per i soci degli Inter Club, e l’ultima per tifosi non appartenenti a nessuna delle precedenti categorie. In tal modo l’Inter ha garantito che i settori locali fossero interamente popolati da tifosi nerazzurri con una preferenza per coloro che, sottoscrivendo l’abbonamento, hanno contribuito alle casse societarie fin da inizio stagione.
La società di Iervolino potrebbe attuare una politica simile in occasione delle partite contro le squadre più seguite del campionato riservando, per esempio, una priorità nella vendita dei ticket ai tifosi “presentati” dagli abbonati e a coloro che nella stagione in corso o in quelle precedenti abbiano acquistato un abbonamento oppure uno o più biglietti per una gara interna. Anche ai possessori della tessera del tifoso potrebbe essere garantito un diritto di prelazione, meglio se in subordine rispetto alle precedenti categorie di tifosi. Infatti, la fidelity card può essere sottoscritta anche da tifosi di altre squadre al fine di aggirare le limitazioni imposte dalle autorità per motivi di ordine pubblico: un fenomeno in crescita soprattutto tra i supporters dei grandi club. Le possibilità sono molteplici: l’importante è che l’obiettivo di fondo sia quello di garantire un diritto di prelazione ai tifosi della Salernitana.
Il costo dei biglietti per chi appartiene a queste categorie dovrebbe essere equo, e comunque sensibilmente più basso rispetto a quello previsto per la vendita libera, nella quale è legittimo esigere prezzi elevati ai tifosi, a quel punto principalmente ospiti, che intendono seguire la loro squadra in un settore locale.
Si tratta soltanto di esempi di buon senso, nemmeno particolarmente originali, che consentirebbero ai tifosi di granata di popolare l’Arechi in un periodo di grandi difficoltà e di ridurre il più possibile le commistioni con i tifosi dei grandi club in Tribuna e nei Distinti. Si può fare facilmente. Basta soltanto volerlo fare.
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