Editoriale

Salernitana tra Algoritmi e Passione: dal 7% al crocevia di sentimenti

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A guardare lista convocati, classifica e quote dei bookmaker vi sentite male. Ascoltate un’accorata preghiera: non li guardate. Aumentano le rughe, aumenta la rassegnazione. Vi pare il caso? In realtà, ci sono due modi di vedere la cosa. Il primo, appena elencato, si nutre di robusta materia prima, è saggio. Assume quell’espressione di circostanza, buona per non sentirsi troppo mortificato, efficace per allontanare le prese in giro dei tifosi rivali. Sono annate che vanno così, che ci vuoi fare. L’altro si fonda solo parzialmente sul fatto che di partite, fino alla fine di questa finora sciagurata stagione, ne mancano ventisei.

Solo parzialmente. Ché più solide fondamenta dovrebbe trovare nelle radici storiche, nel passato remoto e prossimo dei tifosi granata. Innamorati da sempre non di una squadra ma di un’idea, capaci, solo due anni fa, di far innamorare l’Italia del Pallone con un sostegno ostinato e, per i benpensanti e razionali osservatori, incomprensibile.

Fu questione di algoritmo. Quello che attribuiva una percentuale di salvezza pari al 7%. Oggi, ho letto da qualche parte, oscillerebbe tra il 12 ed il 13%. Non li fanno più gli algoritmi di una volta. Quello di moda oggi vede uscire dalla lista un ragazzo giamaicano che, chissà se se ne rende conto, è stato arma per le critiche ed oggi scivola, malinconicamente, fuori lista. Come sia, all’algoritmo vecchio ci si aggrappò, quel 7% apparve su magliette, felpe, striscioni, a simboleggiare quel #noicontroilmondo che ci ha sempre contraddistinto.

Oggi non avviene. E non avviene perché si è invertito il flusso. Per consolidata tradizione, infatti, dagli spalti si trasmetteva sostegno alla società ed ai calciatori che la rappresentavano in campo. Ora avviene il contrario. La lunga sequenza di negligenze, errori, la malferma comunicazione, il povero spettacolo –tecnico ed agonistico– che proviene dal campo sembra aver avviluppato, come un malefico sortilegio, gli attoniti spettatori. Uno snaturarsi che appare, questo sì ed almeno a me, realmente incomprensibile.

Come se convocati, classifica, quote dei bookmaker, negligenze, errori, malferma comunicazione, povero spettacolo tecnico ed agonistico potessero condizionare il sostegno. Da quando, a Salerno funziona così? Possibile che tre anni di serie A abbiano annacquato quello che era un marchio di fabbrica? Pare stia accadendo, ma continuo a non comprendere. In attesa di scintille e redenzione mi recherò oggi pomerigio ad assistere a questo crocevia di sentimenti che per brevità chiamiamo “Salernitana-Lazio”.

L’orizzonte, dai Distinti, è la Tribuna VIP. Il match odierno rappresenterà l’esordio del sig. Luigi Cassano, subentrato al sig. Domenico Di Lorenzo, dimessosi, leggiamo, per motivi professionali. Toccherà a lui trovare posto a rappresentanti del recente passato. Che, è storia, hanno sempre avuto connotazione divisiva. E pertanto, per alcuni saranno oggetto di nostalgia. Canaglia, canterebbe Albano, Oppure no, magari soltanto di indifferenza.

Una cosa, certamente, sarà trasversale: il rifiuto di ogni forma di violenza sulle donne. Sette giorni fa, il ritrovamento del cadavere di Giulia Cecchettin che oggi quella violenza simboleggia. Quel rifiuto portiamolo a casa. Gli assassini per fortuna sono una minoranza, i violenti meno, i misogini latenti molti di più. È una svolta che dobbiamo pretendere, questa.

L’altra, infinitamente più piccola e molto più modestamente pallonara, la possiamo solo sognare.

Giovanni Perna

Nato nel 1964, professione ortopedico. Curioso ma pigro. Ama svisceratamente Salerno e la Salernitana. Come sempre accade quando un amore è passionale, è sempre piuttosto critico nei confronti di entrambe.

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