Il 29 novembre la Salernitana ha approvato il bilancio d’esercizio al 30 giugno 2023. Il documento indica una perdita di 29,6 milioni di euro. Una cifra ingente, ben più elevata rispetto a quella desunta dal bilancio del 2022 (16,8 milioni).
La perdita d’esercizio è determinata da un notevole aumento dei costi: 88,7 milioni di euro (30 milioni in più rispetto al 2022), di cui 63,7 per salari e stipendi dei calciatori, dello staff tecnico, dei dirigenti e del personale, in crescita di quasi 20 milioni. L’andamento dei ricavi, pur trainato da un incremento dei diritti televisivi da 28,3 a 33,8 milioni, è più contenuto e si attesta a 56,5 milioni contro i 46 dell’esercizio precedente.
Il considerevole ammontare dei costi segnala l’impegno finanziario della proprietà, finora sempre generosa (Danilo Iervolino ha immesso nel club quasi 70 milioni di euro in meno di tre anni) ma allo stesso tempo è il riflesso di una gestione societaria non impeccabile.
Dopo la salvezza del 22 maggio 2022 il club ha intrapreso una politica di forti investimenti in cartellini e in ingaggi dei calciatori la cui resa si è rivelata quantomeno incerta.
Senza inoltrarci in pur corrette precisazioni sugli ammortamenti e sulle modalità dilazionate di pagamento, nella stagione 2022/23 sono stati impegnati circa 41 milioni di euro per l’acquisizione di 24 calciatori. I più cari sono stati Lovato (7 milioni), Daniliuc (5 milioni), Bradaric e Bonazzoli (4,5 milioni ciascuno), tutti calciatori dal rendimento altalenante, se non insufficiente. L’unica cessione remunerativa è stata quella di Ederson all’Atalanta per 21 milioni di euro, che ha generato una plusvalenza di 14,4 milioni. Il costo dei riscatti di Dia e Pirola (17 milioni in totale) graverà, per le relative quote di ammortamento, sui bilanci del 2024 e degli anni successivi.
Gli ingaggi costituiscono un altro punto dolente della gestione economico-finanziaria del club. Nella stagione 2022/23, quella a cui si riferisce il bilancio appena approvato, il monte stipendi lordo della Salernitana per il parco giocatori ammontava a un’astronomica cifra che il direttore sportivo De Sanctis stimava in 47 milioni di euro, ma che dalle carte contabili si evince essere perfino più alta: 51,7 milioni.
A fronte di spese così elevate la Salernitana ha concluso lo scorso campionato al quindicesimo posto, a distanza di sicurezza dalla zona retrocessione ma anche abbastanza distante dalla metà classifica promessa dalla società e a cui un club che ha investito tali somme avrebbe potuto puntare. Il Monza e il Bologna, il cui monte salari è in linea con quello della Salernitana, hanno ottenuto risultati migliori nella stagione precedente e, verosimilmente, anche quest’anno concluderanno il campionato ben lontane dalle ultime posizioni.
Nelle ultime settimane, in più di un’occasione i maggiori esponenti della società hanno dichiarato di voler intraprendere il sentiero della sostenibilità economica. Una decisione ragionevole: sebbene Iervolino disponga di un’elevata liquidità, un’azienda sana non può permettersi ingenti perdite a bilancio per molti anni consecutivi.
Se alle parole seguiranno i fatti, il mercato di gennaio non prevedrà spese folli. Potrebbe, infatti, essere sacrificato almeno uno dei calciatori più richiesti per finanziare gli acquisti e per sbloccare il famigerato indice di liquidità, che al momento non consente di operare in entrata senza cessioni e/o iniezioni di denaro da parte della proprietà.
Di per sé, quest’eventualità non deve spaventare i tifosi. Il calcio dimostra ogni anno che consistenti esborsi di denaro non sempre generano ottimi risultati. Anzi, molto spesso la capacità e l‘ingegno sopperiscono alle casse esangui di molti club.
È pur vero che un’eventuale retrocessione in Serie B produrrebbe effetti disastrosi sui conti del club. Il paracadute, come suggerisce il termine, è in grado di attenuare l’impatto della caduta, ma non di compensare il crollo dei ricavi determinato dal salto all’indietro in cadetteria. La forte riduzione del fatturato obbligherebbe il club a disfarsi di numerosi calciatori i cui emolumenti hanno un elevato impatto sui costi societari. Non sempre quest’operazione è agevole.
La Salernitana dovrà quindi dirimere un arduo dilemma: investire molto denaro a gennaio per provare a salvare la categoria, rischiando di aggravare la situazione economica dell’azienda, oppure intraprendere fin da subito una politica di riduzione dei costi, rinunciando magari all’ingaggio di calciatori di sicura qualità?
Questa sfida è davvero complicata. Bisognerà individuare un punto d’equilibrio tra i necessari investimenti in calciatori utili per conquistare la salvezza e la salvaguardia di un bilancio in affanno. Affinché ciò sia possibile, occorrono una chiara strategia tecnica e finanziaria della società e le competenze manageriali per percorrerla.
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