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Riecco Sabatini: l’instant team da 11 colpi in 10 giorni, solo tre reduci ancora in rosa

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Walter Sabatini riabbraccia la Salernitana, dopo la straordinaria cavalcata di due stagioni fa all’insegna del 7%. Il nuovo-vecchio dg granata troverà una rosa radicalmente mutata rispetto a quella lasciata a giugno 2022, momento della rottura con il presidente Danilo Iervolino.

Prima di lasciare l’Ippocampo, il dirigente di Marsciano fu gran protagonista nell’impresa dei granata di Nicola, fungendo da autentico plenipotenziario. Ruolo che, con ogni probabilità, Sabatini ricoprirà anche nel prosieguo di questa stagione, tentando di replicare quanto centrato due campionati fa.

Rimasugli del trust

Ancor prima della gestione del gruppo, fondamentale durante la rimonta salvezza, il compito più importante – e più complesso – dell’allora ds fu quello di costruire in pochi giorni una Salernitana nuova di zecca. Una squadra rinnovata in tutti i suoi reparti, con ben 11 nuovi innesti.

L’avventura del dirigente partì il 14 gennaio, quando fu scelto dal neopresidente Iervolino. Nei giorni successivi, una Salernitana ancora in versione trust (e decimata dal Covid) perse 0-3 con la Lazio e 4-1 a Napoli, gara dopo la quale il nuovo ds citò la celebre “regola della piazzetta” in riferimento ai due penalty concessi a Insigne e compagni.

I primi colpi

Il giorno successivo alla sconfitta contro gli azzurri segnò l’avvio della rivoluzione sabatiniana. Che partì dal numero uno: tra i pali arrivò Sepe, precedentemente fuori rosa al Parma. Il portiere firmò in prestito con obbligo di riscatto in caso di salvezza, poi esercitato in estate a titolo gratuito.

24 ore dopo arrivò Mazzocchi, preso in prestito dal Venezia (diretta concorrente per la salvezza) e riscattato a fine stagione per un milione di euro. L’apporto dell’esterno fu straordinario, nonché cruciale per la salvezza. Trend proseguito l’anno scorso, in cui, dopo il braccio di ferro estivo (concluso con il rinnovo fino al 2026) e nonostante un infortunio, Mazzocchi si è confermato su ottimi livelli, guadagnando anche la prima convocazione in Nazionale.

Volti noti da rilanciare

L’allestimento dell’instant team proseguì tra 28 e 29 gennaio con Verdi Fazio, calciatori tanto affermati quanto in declino e quindi da recuperare. Il numero 10 granata arrivò in prestito dal Torino, e fu determinante con 5 gol: la doppietta su punizione allo Spezia, la fuga per la vittoria di Udine, il bolide col Venezia e il penalty con il Cagliari restano tra gli highlights della magica cavalcata.

Discorso analogo per il difensore argentino, che arrivò dopo la rescissione con la Roma. Dopo un avvio da incubo, dettato una condizione fisica ancora da ritrovare e culminato nella serata horror (con espulsione annessa) contro il Torino, Fazio fu un altro gran protagonista della salvezza. Sua, peraltro, la zuccata che aprì la risalita granata a Marassi contro la Sampdoria.

Il diamante carioca

Il 30 gennaio poi fu ufficializzato Ederson, calciatore che – guardando il prosieguo – si è rivelato il migliore tra quelli ingaggiati da Sabatini. Il brasiliano arrivò dal Corinthians per 6 milioni, e dopo un adattamento lampo riuscì ad incantare la platea granata a suon di grandi prestazioni, impreziosite da due gol, corsa ed estro.

Quattro mesi stellari, che aiutarono la Salernitana a salvarsi e permisero al club di cedere il centrocampista all’Atalanta per 21 milioni (13 più il cartellino di Lovato, valutato 8), realizzando una corposa plusvalenza. Cifre che collocano di diritto Ederson tra le più grandi intuizioni di mercato targate Sabatini.

Meteore d’attacco

Dal Brasile arrivò anche Mikael, ufficializzato l’ultimo giorno di mercato. L’attaccante dello Sport Recife costò circa 3 milioni tra prestito e riscatto, esercitato dopo la salvezza. L’apporto del classe ’99 invece non fu granché, e i successivi prestiti ad Internacional e Atletico Mineiro hanno confermato le difficoltà (in primis di applicazione) del brasiliano.

Il 31 gennaio arrivò anche Mousset, prelevato in prestito dallo Sheffield Utd con diritto di riscatto a 8 milioni di euro, successivamente non esercitato. L’attaccante fu un’autentica meteora, giocando (poco) fino a marzo salvo poi sparire dai radar nelle battute finali.

Non riscattato, il francese si trasferì poi al Bochum, dov’è tornato quest’anno dopo sei mesi di prestito al Nimes in Ligue 2 insieme all’altro ex granata Sanasi Sy. Dopo i 6 gettoni a Salerno, Mousset non ha ancora collezionato presenze ufficiali nel calcio tedesco.

Gli altri colpi dell’ultimo giorno

Contestualmente, Sabatini tesserò anche Radovanovic dal Genoa. Il serbo arrivò a parametro zero firmando fino a giugno 2023, e – dopo qualche gara da mediano – divenne pilastro della difesa a tre di Nicola. Parte della rosa granata fino a metà della scorsa stagione, il classe ’88 risolse a febbraio il contratto con la Salernitana.

Dalla Genova blucerchiata invece arrivò Dragusin: il difensore di proprietà della Juventus interruppe in anticipo la parentesi alla Sampdoria, passando in prestito secco a Salerno per giocare di più. Inamovibile nelle prime gare in coppia con Fazio, il rumeno fu prima sostituito da Gyomber, e poi definitivamente panchinato col passaggio alla difesa a tre. Per lui 7 presenze in granata, prima dell’ottima esperienza al Genoa.

Classe nordica per la regia

Il 31 gennaio fu soprattutto il giorno del tesseramento di Bohinen. Il norvegese fu prelevato in prestito oneroso dal CSKA Mosca, e poi riscattato a fine campionato: l’operazione costò in tutto circa 3,5 milioni, e il mediano firmò con l’Ippocampo fino al 2026.

Il classe ’99 di Derby si rivelò un altro gioiello scovato da Sabatini: dopo tanta panchina, Bohinen divenne regista insostituibile nel 3-5-2 di Nicola, componendo con Ederson Coulibaly una mediana di assoluto livello. Il tutto prima dell’infortunio della scorsa stagione, che aprì un periodo difficile e altalenante dal quale il gioiello scandinavo deve ancora del tutto riemergere.

Perotti, scommessa persa

La conta degli innesti si chiuse con Perotti, fu ingaggiato a mercato chiuso: l’ex romanista firmò il 2 febbraio, cinque mesi dopo essersi svincolato dal Fenerbahce. Il Monito non lasciò il segno, poiché ben lontano dalla condizione ideale, e soprattutto fallì ad Empoli il rigore che avrebbe decretato la matematica salvezza con un turno d’anticipo. Scaduto il contratto, l’argentino si congedò dopo la folle serata della salvezza segnata dallo 0-4 con l’Udinese.

Massiccio fu anche l’operato in uscita. A gennaio, Sabatini piazzò in Serie B Aya alla Reggina, Bogdan alla Ternana e Gondo alla Cremonese. A questi si aggiunse Simy, che la Salernitana riscattò dal Crotone per 3,5 milioni e cedette successivamente in prestito al Parma.

Gratuiti, invece, furono i trasferimenti di Castiglia al Piacenza e di Guerrieri Kalombo al Tsarsko Selo (in Bulgaria). Non mancò anche una girandola di prestiti: in Serie B Cavion passò dal Brescia al Vicenza, in C D’Andrea dal Teramo al Seregno. A Sabatini non riuscì, invece, il tentativo di riprendere Iannoni anticipando il rientro dal prestito all’Ancona.

Un’altra Salernitana

A fronte di un passato glorioso, c’è la dura realtà di un presente in salita. Tornando ai giorni nostri, sono appena tre i “sabatiniani” ancora presenti nell’organico allenato da InzaghiFazioMazzocchi Bohinen. Aggiungendo a questi ultimi GyomberCoulibalyKastanos Fiorillo, si arriva ai sette superstiti della salvezza del 2022.

In diciotto mesi è cambiato moltissimo, e lo testimoniano i numeri delle tre campagne acquisti condotte da De Sanctis: nell’estate 2022 la Salernitana ingaggiò 13 nuovi calciatori e scelse di non riscattare molti protagonisti del miracolo salvezza, rivoluzionando la rosa a disposizione di Nicola. E tagliando, in modo piuttosto inequivocabile, i ponti con la precedente direzione sportiva.

Altri quattro giocatori arrivarono a gennaio, mentre il mercato estivo ha portato sette novità: CostilLegowskiMarteganiCabralTchaounaIkwuemesi Stewart. Insomma, domani contro il Milan Sabatini ritroverà una Salernitana radicalmente diversa dalla sua creatura che 579 giorni prima, dopo un finale thrilling, fece esplodere di gioia l’Arechi compiendo un’impresa leggendaria.

Manuel Palumbo

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