Stamane su Salerno piove. E pioverà per tutto il giorno. Definitivamente salutati gli affetti discesi per Natale che rientrano nelle città degli altri, smontato l’albero, riposte le statuine dei pastori, preparata la borsa del lavoro per domani. Tra un tifoso e la ripresa della routine si frappone ormai il solo diaframma di questo Salernitana-Juventus. Col ricordo del punteggio tennistico di giovedì a completare il quadro. A pensarci, niente di nuovo. I primi giorni dopo l’Epifania spazzano l’euforia natalizia, ricordano scadenze fiscali e pratiche inevase. Non fa eccezione la Salernitana, che dopo l’euforizzante vittoria di Verona è chiamata a risalire posizioni, programmare il mercato, affrontare un’emergenza che infortuni, defezioni africane, oggettiva carenza qualitativa di diversi esponenti della rosa hanno acuito in maniera preoccupante.
Ininfluente per la classifica granata il match serale tra Roma ed Atalanta, la Salernitana scenderà in campo conoscendo con certezza il distacco dalla safety zone, attualmente rappresentato dal Cagliari a 15 punti, tre in più. Ma costretta come è a volere anche il male degli altri, guarda con occhio interessato ai sorprendenti protagonisti della prima fase del torneo. La flessione del Frosinone — un punto nelle ultime sei gare — e del Lecce — che sembra aver esaurito la spinta propulsiva delle prime gare — rappresentano motivo di non disinteressata attenzione. Nessuno si salva da solo, è chiaro, ma più chiaro ancora è che bisogna tirarsi fuori con le proprie forze, ché il distacco attuale, speriamo ancora più sottile dopo stasera, è da considerarsi un mezzo miracolo.
Se appare evidente a tutti la sproporzione tecnica tra la Vecchia Signora e l’attuale Salernitana, è pur vero che il virus influenzale e gli infortuni sono democratici e poco inclini agli sconti. Per questo motivo Allegri ha convocato solo quindici calciatori di movimento. Il minimo sindacale per i cinque cambi previsti dal regolamento. Sono cambi di qualità, ça va sans dire, ma obbligati. Ancor più del solito, gli eventi, spesso imprevedibili, di una gara di calcio giocheranno un ruolo importantissimo. Non si aspetta, non troverà tappeti rossi la Vecchia Signora, che solo poche ore fa ha martellato, dal 3–1 in poi, un avversario in ginocchio. Nel pieno rispetto della lealtà sportiva, ci mancherebbe. Ma sono atteggiamenti che lasciano, inevitabilmente, scorie rancorose. Allegri lo sa benissimo, come testimonia la conferenza pre match.
Quanto al versante domestico, dell’emergenza si è detto. Dell’inconsistenza, contingente in alcuni casi, dei ricambi pure. Le speranze dei tifosi guarderanno principalmente ai totem, agli spiriti protettivi. Uno di questi, attesissimo, si accomoderà in tribuna. Walter Sabatini si riprende l’Arechi, torna a respirare la sua aria. È mancato, gli siamo mancati, questo è sicuro. Mai banale, consapevole delle attenzioni, la sua presenza regalerà spettacolo nello spettacolo. Ma poi ci sarà il campo, soprattutto quello. Ed i totem granata si chiamano Federico Fazio, ritrovato protagonista ancorché sicuramente rinfrancato dal ritorno del suo mentore, chiamato a fronteggiare l’impatto di Dušan Vlahović e del talento emergente Kenan Yıldız, giovanissimo astro nascente con stimate da Campione. E, forse soprattutto. Antonio Candreva, a riposo giovedì e chiamato, una volta di più, a caricarsi sulle spalle squadra ed aspettative della tifoseria.
Che gara sarà? A guardare le quote — il segno 1 oscilla tra 7 e 8,5 — è una gara che non c’è. Lo era, in misura minore, anche quella disputata contro il Milan nell’ultimo appuntamento casalingo. La Salernitana invece incamerò un punto e rimpianti. Rimpianti che non dovrà avere stasera, come ben sa Filippo Inzaghi. Che ha tutte le attenuanti del mondo, ma da uomo di questo mondo conosce bene anche il destino dell’allenatore e sa di giocarsi, in due difficilissime gare e con spuntatissime armi, buona parte del suo futuro in granata. Un’ingiustizia, una delle tante di questo sport che non conosce pietà di fronte alla ferrea legge dei numeri.
Gennaio incombe quindi, con le sue scadenze. E il diaframma che separa dalla routine sta per esser squarciato. Tra poche ore sarà tempo di call to action, concetto fondamentale nel campo del marketing, utilizzato per incoraggiare una risposta immediata o stimolare una vendita immediata in relazione a un determinato progetto o iniziativa. Risposta e progetto, termini che calzano come un guanto al momento attuale. Ma anche vendita lo è, in relazione alla campagna di gennaio e secondo regole d’ingaggio presidenziali. La sfida del totem seduto nella poltroncina rossa ha inizio. Non si vede l’ora.
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