È pietra d’angolo, questo Salernitana-Genoa delle ore 18. Lo certificano l’urgenza della classifica e la collocazione temporale. La ventesima giornata appena trascorsa ha lasciato segno profondo. La sconfitta al fotofinish nel derby— col quarto punto perso nel finale di gara tra Milan, Juventus e Napoli, che avrebbero dato ben altro assetto alla classifica — le contemporanee vittorie di Cagliari e Verona, le infuocate polemiche arbitrali hanno disegnato uno scenario che va oltre il preoccupante.
Se è vero che con questi avversari il divario tecnico era ampiamente a sfavore, è pur vero che la Salernitana quei punti, sul campo, li avrebbe meritati. Sfortuna ed ingenuità, ne è arrivato soltanto uno. Ecco quindi che il primo dei due consecutivi impegni casalinghi — si tornerà in campo all’Arechi contro la Roma di De Rossi il 29 gennaio — sarà decisivo non solo per la classifica, ma anche, io credo, per le strategie dei prossimi giorni di una sessione invernale di calciomercato che si concluderà a fine gennaio.
La squadra, se volete è un paradosso, è chiamata a mantenersi in vita per rendersi appetibile ai rinforzi. Inutile girarci intorno, il carisma di Sabatini andrà speso nel convincere i papabili che la rimonta è possibile. Questione di soldi ma non solo.
Tra il possibile ed il fantasioso, si rincorrono le voci. Difficile resistere alla tentazione di salire su questa giostra. Chiaro però che più disperata è la classifica, più ristretta la rosa dei papabili, più esose le pretese. È legge di mercato facilmente comprensibile. Meno comprensibile invece le valutazioni date ai possibili granata in uscita, condizione necessaria posta dalla proprietà per superare l’indice di liquidità.
In un mercato che valuta Ngonge e Doig del Verona per complessivi 26 milioni di euro, la valutazione di Mazzocchi, Bohinen, l’assenza di un’offerta congrua per Boulaye Dia fanno particolarmente specie.
Tant’è. Proprio Boulaye Dia, presente stasera all’Arechi e non in Africa come fantasiosamente scrive la Gazzetta dello Sport, potrebbe rappresentare il miglior rinforzo possibile. Occorrerà una reciproca presa d’atto, è impresa sicuramente nelle corde di Walter Sabatini.
Ancorché incerottato, non è questo Genoa il miglior avversario possibile, se mai ve ne fosse uno.
Il lavoro di Alberto Gilardino ha notevole peso specifico, e i frutti si vedono. Squadra con identità, con classifica tranquilla. Toccherà ai calciatori granata, orfani della leadership di Federico Fazio, indirizzare la gara sui binari giusti.
Si giocherà di fronte a circa 17000 spettatori. È il dato che classifica, prezzi ed avversario hanno partorito. Inutile continuare con dibattiti che servono solo a riempire spazio sui social network.
Più interessante, io credo, focalizzarsi sulla particolare responsabilità dei tifosi che saranno allo stadio. Che riguarderà, oltre il non discutibile sostegno, la capacità di non cadere nelle trappole mediatiche.
Tese, eccome, ai massimi livelli nazionali. Occorrerà in tal senso mandare un messaggio chiaro. Rifiuto alla caccia alle streghe, agli scenari di guerriglia dolosamente descritti. Mi piacerebbe che uno spettatore televisivo neutrale stasera si chiedesse se questa disastrata serie A può fare a meno della Passione di questa piazza.
Occorre fare attenzione, non è immaginabile, dopo le polemiche di questi giorni, che Salerno possa godere dell’indulgenza mostrata verso la tifoseria veronese.
Si va in campo a -6 dalla zona salvezza. Sulla pietra d’angolo occorre che stasera sia scritto -3. Il resto si edificherà.