Sarà Marco Pellegrino, ventunenne difensore centrale argentino, a rimpolpare, con Boateng e Pasalidis, il roster di dioscuri della retroguardia dopo le partenze di Lovato e Daniliuc.
Ragazzo sul quale il Milan ha investito con convinzione, facendogli firmare un contratto fino a giugno 2028.
Talento che, però, ha bisogno di giocare con continuità, come testimonia lo scarso spazio avuto nel girone d’andata. Nonostante le innumerevoli defezioni, infatti, Pioli lo ha impiegato solo a Napoli per una settantina di minuti. Puntando in seguito su Simic, Theo Hernandez spostato al centro e il ritorno a casa di Gabbia.
Per il neo granata un solo campionato professionistico alle spalle, quello dello scorso anno nella Superliga argentina con la casacca del Platense. Cimento comunque probante, considerato lo spessore tecnico, tattico e agonistico del torneo sudamericano.
E le sue prestazioni sono state importanti, suggerendo a mister Martin Palermo di tenerlo in pianta stabile nell’undici tipo.
Dal punto di vista tattico, Pellegrino, essendo un mancino naturale, può operare sia al centro di una linea a quattro, sia svolgendo le funzioni di braccetto sinistro in un reparto a tre.
L’interpretazione del ruolo è aggressiva, fondata sull’intenzione di accorciare rapidamente sul riferimento offensivo avversario. Facendo affidamento sull’anticipo e sulla possibilità di rimediare prontamente nel caso in cui l’attaccante gli sfugga in un primo momento. In questo senso, la sua tenacia è un fattore che si traduce nella capacità di restare attaccato al rivale anche quando il duello viene perso nella fase iniziale. Buone anche le sue letture preventive sotto forma di diagonali eseguite tempestivamente.
Pur non essendo molto alto (1.84 m), il virgulto argentino si fa valere nel gioco aereo. Sia che si tratti di difendere all’interno dei propri sedici metri, sia che sposti i propri centimetri nell’area di rigore altrui, dove il suo tempismo lo porta non di rado anche a calciare verso porta.
Infine, buona predisposizione anche all’impostazione del gioco dal basso. Il piede discretamente educato, supportato dalla necessaria personalità, risulta spesso un valido ausilio alla manovra organizzata collettivamente dai dieci calciatori di movimento.
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