Kostas Manolas aggiunge qualità e personalità ad un reparto difensivo già uscito potenziato dalla finestra di mercato invernale.
Garantendo un roster di difensori centrali che, stabilizzate condizione atletica e amalgama, avrebbe poco da invidiare a quelli in dote alle ‘big’ del campionato.
Boateng, Manolas, Pellegrino e Pirola, in attesa dei recuperi di Fazio, Pasalidis e Gyomber, con Pierozzi ugualmente affidabile grazie alla sua versatilità, rappresentano davvero un bel mosaico.
Chiaro l’obiettivo di Walter Sabatini di blindare la fase difensiva. Passaggio necessario per non vanificare le potenzialità offensive incrementate dalla restituzione di Boulaye Dia alla causa granata.
Quasi cinquecento partite, disputate ad alti livelli, con le maglie di AEK Atene, Olympiakos, Roma e Napoli, condite da 24 gol e 9 assist. Militanza nei giallorossi capitolini attraversata insieme a Federico Fazio, che ritroverà in questa sfida complessa e allo stesso tempo stimolante.
Numeri più eloquenti di mille parole e sinonimo di navigazione scaltra e coriacea. Ai quali si affiancano quelli collezionati vestendo la maglia della nazionale greca. Altri quarantadue gettoni di presenza, anche se l’ultima apparizione risale al mese di settembre del 2019.
Un piccolo ‘pero’ è rappresentato dall’ultima stagione e mezza vissuta in un torneo, quello degli Emirati Arabi, scarsamente competitivo rispetto al calcio europeo.
Dovrebbe trattarsi di un trascurabile dettaglio. Bagaglio tecnico ricco di strumenti e mari tempestosi solcati con padronanza dovrebbero impiegare poco a favorire un subitaneo acclimatamento al pallone nostrano.
La prima considerazione tecnico-tattica suggerita dall’arrivo del forte difensore ellenico risiede nella possibilità concreta di poter lavorare anche su una retroguardia a quattro. Quando hai elementi di tale spessore, la difesa a tre resta un’opzione selezionabile ma smette di essere una costrizione dettata da precarietà e inesperienza.
Il neo granata è un dioscuro centrale completo. In fase di impostazione, la gestione della sfera è sempre lucida e propositiva. Sia che si tratti di uscire con la palla al piede dalla linea, sia che si manifesti attraverso i lanci lunghi e i cambi di gioco.
Prestante ma non altissimo (1,85 m), l’ex ‘stopper’ del Napoli si fa ampiamente valere nel gioco aereo. Sia quando è chiamato a presidiare i propri sedici metri, sia quando sposta le sue fattezze nei pressi della porta rivale.
Fisico strutturato e solido, notevole dal punto di vista muscolo-scheletrico, ma mai penalizzato quando deve ricorrere alla rapidità e alla velocità per fronteggiare le iniziative offensive nemiche.
Il resto del repertorio è intriso di feroce grinta, concentrazione e tempismo. Doti che favoriscono le puntuali letture preventive e il senso della posizione impeccabile. Aspetti che consentono al novello granata di accorciare prontamente le distanze sugli attaccanti altrui, neutralizzare sul nascere le loro ripartenze e correggere le sfasature tattiche derivanti da inferiorità numerica.
Una buona fetta della salvezza della Salernitana sarà anche figlia delle prestazioni del roccioso difensore nato nell’isola di Naxos. Al campo, come sempre, affidiamo il responso finale.
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