Entusiasmo e depressione, adrenalina e scoramento, Champions League e Serie B. C’è tutto ciò in un Bologna – Salernitana a senso unico, in cui il tris subìto dai granata sa tanto di grazia ricevuta, visto il secondo tempo di pura gestione da parte degli uomini di Thiago Motta.
Come prevedibile, la furia felsinea si è abbattuta su una Salernitana ormai incapace non solo di reagire, ma anche di uscire dal campo a testa alta. A Ferguson e soci sono bastati 45′ col piede sull’acceleratore per divorare gli avversari, andando a riposo con un confortevole doppio vantaggio che ha garantito una ripresa dai ritmi blandi.
Le due occasioni (comunque buone) avute dalla Salernitana – una per tempo, con Simy prima respinto da Ravaglia e poi suggeritore per Candreva – sono mere estemporaneità in un match a senso unico. Che, per superiorità avversaria e ruolo da sparring partner dei granata, ha ricordato diverse partite perse in precedenza: Monza (con Sousa), Firenze (con Inzaghi) e San Siro, esordio di Liverani.
La prima del Colantuono-ter (dal quale sarebbe folle attendersi miracoli) coincide con l’ennesima goleada: al quarto allenatore diverso in 30 partite non può essere un caso. Specie perché, pur guidata da tre tecnici differenti, la Salernitana del 2024 ha portato a casa 2 punti in 12 giornate.
La colpa non può che essere di tutti: dei giocatori per il rendimento (e, spesso, per l’atteggiamento), degli allenatori per le scelte, di De Sanctis prima e di Sabatini poi per il mercato, di Iervolino (soprattutto) per un’infinità di scelte e valutazioni tanto errate quanto superficiali.
Prima delle quali, solo dodici mesi fa, la Salernitana subiva proprio da Lykogiannis un gol infinitamente diverso dal 3-0 di ieri: era il 18 marzo 2023, e all’Arechi i granata di Sousa andarono due volte in vantaggio sui rossoblù di Motta, che pareggiarono 2-2 con l’ex terzino del Cagliari.
Fu una partita spettacolare, tra due delle realtà allora più intriganti della Serie A: la Salernitana dei dieci risultati utili consecutivi, rinvigorita dal tecnico portoghese e trascinata da Dia (e non solo), il Bologna dei giovani talenti e di un allenatore prodigio che impiantava le radici per la straordinaria stagione ventura.
Sembrano tempi lontanissimi, ma è passato solo un anno: i rossoblù sono sempre più vicini al sogno Champions, i granata hanno un piede e mezzo in Serie B. E la rete del terzino greco, non prima di un irriverente no look per Saelemaekers, fotografa perfettamente partita e momento delle due squadre: una gioca, si diverte e le riesce tutto, l’altra fatica a mettere insieme i famosi tre passaggi consecutivi.
I 90′ di ieri riassumono fedelmente quanto seminato da Bologna e Salernitana in queste 30 giornate: i rossoblù hanno un impianto di gioco straordinario, consolidato nelle due fasi e applicato in modo sopraffino dai suoi interpreti (su tutti un Calafiori nuovamente eccelso). Un’orchestra diretta da un tecnico che – nonostante qualche polemica – in un anno e mezzo ha saputo gestire, far crescere, coinvolgere e riempire di fiducia tutti i calciatori a sua disposizione.
La Salernitana, invece, è reduce da un trimestre in cui ha perso partite a ripetizione (10 su 12), cambiato tre allenatori e peggiorato in modo irrecuperabile un quadro le cui responsabilità sono – al netto di qualche innegabile sfortuna – soltanto proprie: se vincere aiuta a vincere, specie per un Bologna che recita il miglior ruolo possibile (l’outsider) nella corsa Champions, quello granata è il classico caso in cui ogni sconfitta chiama quella seguente, in una lenta e interminabile agonia.
Il finale di stagione pare già scritto, non solo nel lapalissiano “cosa” ma anche nelle sue modalità: a Colantuono e ai calciatori il compito di cambiare quantomeno il “come”, stante una retrocessione di cui si attende ormai solo l’aritmetica certezza.
Sperando di poter riscattare – almeno nelle restanti quattro gare casalinghe – l’ennesima figuraccia data in pasto ad una tifoseria encomiabile anche a Pasquetta. A proposito di feste da calendario: Bologna e Salernitana spendono entrambe 27 milioni di euro per gli stipendi dei propri calciatori. Monte ingaggi identico e 43 punti di differenza in classifica: no, non è un pesce d’aprile.
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