Dopo aver narrato le partite del primo decennio, degli anni ’30 e degli anni ’40, continuiamo il nostro racconto con le gare degli anni ’50 e ’60. I testi sono stati già pubblicati a puntate sulla nostra pagina Facebook, che vi invitiamo a seguire per restare aggiornati sui nuovi episodi di questa rubrica.
22. Salernitana-Genoa 0-2 a tav. (sospesa sullo 0-1), 7 ottobre 1951
Tornata in Serie B da tre anni, la Salernitana disputa un campionato abbastanza tranquillo, lontano sia dalla vetta che dalle zone pericolose della classifica.
Al Comunale di Via Nizza, riempito da circa 12 mila spettatori, è ospite il glorioso Genoa, il club italiano con più scudetti in bacheca. Il tecnico ungherese Hiden manca in campo Silingardi, Griffith, Fragni, Taccola, Bertoli, Moltrasio, Sotgiu, De Andreis, Cabas, Bertoloni, Fioravanti. La Salernitana gioca in maglia bianca.
Eccezion fatta per un’occasione rossoblu causata da un rischioso retropassaggio di Fragni, che rimedia all’errore proprio sulla linea di porta, la partita è dominata dai granata, che impegnano più volte il portiere ospite Franzosi, il migliore in campo.
Al 21’ della ripresa il direttore di gara, Valsecchi di Milano, non concede un calcio di rigore alla Salernitana per un fallo di mano nell’area ospite. Al 32’ il fattaccio: un contatto veniale tra Bertoli e Frizzi induce l’arbitro a concedere un rigore ai liguri, che Pravisano trasforma. Un paio di spettatori invadono il campo e vengono fermati dalla forza pubblica. Ma il clima è caldo, la rete di protezione dei distinti viene divelta e qualche dozzina di facinorosi entra sul terreno di gioco per inseguire arbitro e calciatori ospiti. È la prima invasione di campo del dopoguerra. Partita sospesa, tutti negli spogliatoi.
Sconfitta a tavolino e Comunale squalificato per due turni. Proteste da Salerno per la ricostruzione inesatta della vicenda da parte della Gazzetta dello Sport.
Curiosamente, la gara è ripresa dal cinegiornale «La Settimana Incom». Potete visionare le immagini sul portale YouTube…
23. Prato-Salernitana 0-1, 2 giugno 1957
Dopo i favolosi anni ’40 e la sfortunata retrocessione in B del 1948, la Salernitana mantiene la cadetteria per ben 8 anni. Non pochi per una compagine di una media città meridionale. Nel 1956 i granata retrocedono in Serie C, ma l’anno successivo mancano il ritorno in cadetteria per un solo punto. A partire dal campionato successivo, e per i successivi 33 anni, la Salernitana rivedrà la B soltanto nel 1966.
L’annata 1956/57 parte con i soliti travagli societari sbrogliati dall’intervento del sindaco, il democristiano Alfonso Menna, che intuisce il potenziale della Salernitana in termini di consenso e affida il club all’imprenditore e deputato DC Carmine De Martino. L’intervento del Comune scongiura il fallimento e la liquidazione della società.
La squadra, costruita dall’a.d. Capano, dal segretario Bruno Somma e dall’allenatore Paolo Todeschini, è ben attrezzata per tornare in Serie B, e combatte per tutta la stagione con il Prato e il Lecco.
Alla vigilia della terzultima giornata la Salernitana è terza in classifica dietro al Prato, che ha già ottenuto la promozione aritmetica, e al Lecco, che la sopravanza di un punto.
Proprio in casa del Prato si disputa una partita complicata e fondamentale. I granata devono necessariamente vincere per sperare almeno di agganciare il Lecco.
Il tecnico Carpitelli, subentrato a Todeschini a campionato in corso, manda in campo Biondani, Bozzao, Bacchini, Fanin, Porpora, Baucè, Gigante, Massagrande, Deotto, Barchiesi, Pastore.
La partita in Toscana non è delle più semplici. Lo stadio locale è gremito, si narra anche di qualche scaramuccia tra le opposte tifoserie. La Salernitana, però, si dimostra una squadra pugnace e al minuto 78 sblocca la partita con una rete del goleador Lidio Massagrande, tra i migliori calciatori granata della stagione insieme all’ala Gigi Gigante, alla punta Alfredo Pastore e soprattutto ad Aldo De Fazio, tra i più abili portieri della storia del club.
La vittoria a Prato si rivelerà ininfluente ai fini della classifica. Il Lecco vince il suo match e vincerà anche le due gare successive contro il retrocesso Molfetta e la già salva Sanremese, conservando il punto di vantaggio che gli consente l’accesso in Serie B a discapito della formazione di Carpitelli.
24. Avellino-Salernitana 0-2, 5 giugno 1960
La stagione 1959/60 è una delle più complicate della storia della Salernitana. I granata, infatti, rischiano di retrocedere nei dilettanti per la prima volta nella loro storia. L’evento, però, non si verifica: l’undici capitanato da Matteo Porpora ottiene la salvezza all’ultima giornata vincendo al Piazza d’Armi di Avellino.
L’annata, iniziata con gli immancabili problemi societari, si ricorda soprattutto per la morte del tecnico Pietro Piselli, colpito da una trombosi cerebrale un mese dopo il subentro all’esonerato Mayer.
Prima della stagione 1959/60, granata e biancoverdi non si erano mai incontrati a causa della militanza pressoché esclusiva degli irpini nei campionati dilettantistici fino a tutti gli anni ’50. Il clima da derby si comincerà ad avvertire soltanto negli anni ’70.
Avellino-Salernitana è l’ultimo atto del campionato. La formazione biancoverde è salva da una settimana, quella granata ha sorpassato la Casertana in classifica battendo il Teramo nello scontro salvezza. Alla vigilia del derby, la Salernitana sopravanza i falchetti di un solo punto.
Mario Piselli, che ha preso il posto in panchina del defunto fratello, manda in campo Recchia, Dotti, Di Carlo, Oreste, Borriello, Porpora, Franzò, Pomelli, Logaglio, Barone, Favilli.
Il match in terra irpina non ha storia. La Salernitana si porta in vantaggio dopo 8 minuti grazie a una rete di Giuseppe Logaglio, l’unico attaccante che dimostra una sufficiente confidenza con la porta. Al 35’, il salernitano Alfonso Barone detto “Bebè” (in foto), mediano di qualità, fissa il punteggio sul definitivo 0-2.
Salvezza conquistata. Nei campionati dilettantistici, la Salernitana non vi retrocederà mai.
25. Salernitana-Potenza 0-2 a tav. (sospesa sullo 0-1), 28 aprile 1963
Le elezioni politiche del 1963 sanciscono il tramonto del centrismo e consegnano al Paese il centro-sinistra organico, ovvero l’ingresso del Partito Socialista Italiano in un governo a guida democristiana.
Si tengono il 28 aprile, giorno in cui a Salerno si disputa una partita di cartello. A cinque giornate dalla fine del campionato di Serie C, la Salernitana è terza in classifica dietro a Potenza e Trapani. Un successo nello scontro diretto con i lucani consentirebbe ai granata di raggiungere la squadra rossoblu in classifica.
Al minuto 79, sul punteggio di 1-0 per gli ospiti, la mancata assegnazione di un calcio di rigore in favore della Salernitana induce un paio di tifosi a invadere il terreno di gioco. Uno di loro viene colpito dalle manganellate dei poliziotti, e col volto insanguinato chiede aiuto alle tribune. Decine di spettatori abbattono le recinzioni e si riversano in campo. L’arbitro, Gandiolo di Alessandria, viene colpito da un pugno e si rifugia negli spogliatoi, così come le due squadre.
La polizia prova a disperdere la folla scorrazzando con le camionette e lanciando gas lacrimogeni. Giuseppe Plaitano, 48 anni, ex maresciallo della Marina Militare, siede in tribuna, nelle file più in alto, accanto a uno dei suoi quattro figli. Viene colpito alla tempia da un colpo sparato in aria da un tenente della polizia. È il secondo morto in uno stadio italiano, il primo dal lontano 1920.
Nelle ore successive all’evento, Salerno è il teatro di una guerriglia urbana. I tifosi chiedono giustizia, non credono alla versione diffusa dalle forze dell’ordine e dai dirigenti degli Ospedali Riuniti secondo i quali «il cadavere non presenta alcuna ferita provocata da arma da fuoco. È stata invece riscontrata una grossa ecchimosi nella parte alta del torace. Si ritiene, pertanto, che le cause del decesso siano da ricercarsi nello schiacciamento del torace» (La Stampa).
Nessuna inchiesta, nessuna condanna, nessun risarcimento, nessuna verità. Nessuna scusa. Giuseppe Plaitano non otterrà mai giustizia.
26. L’Aquila-Salernitana 0-0, 29 maggio 1966
Conclusa la difficile stagione 1964/65, che ha visto la Salernitana salvarsi dalla retrocessione nei dilettanti per un solo punto, nell’estate del 1965 il presidente Michele Gagliardi ha intenzione di costruire una squadra di alta classifica. Dopo aver confermato, in un primo momento, l’ungherese Hiden in panchina, il patron sorprende i tifosi ingaggiando il trentasettenne tecnico Domenico Rosati, per tutti “Tom”.
La campagna acquisti rivoluziona la rosa. Restano in granata i soli Scarnicci e Adduci, mentre una dozzina di nuovi volti sbarca a Salerno. Tra questi, le due giovani promesse Giuseppe Corbellini e Pierino Prati, in prestito dal Milan.
La nuova Salernitana piace ai tifosi, che sottoscrivono in massa gli abbonamenti. L’undici di Rosati e il Cosenza daranno vita a un testa a testa che entusiasmerà gli appassionati.
L’8 maggio, alla terzultima giornata, la Salernitana gioca a L’Aquila. Al minuto 67, poco dopo il vantaggio granata siglato da Sestili, alcuni tifosi locali invadono il campo per protestare contro alcune decisioni arbitrali. Il direttore di gara sospende il match e a Salerno sono tutti sicuri di ottenere la vittoria a tavolino.
La decisione della Lega, poi confermata dalla CAF, è inspiegabile: la partita di L’Aquila va ripetuta! Al termine della trentaquattresima e ultima giornata, Salernitana e Cosenza sono appaiate in testa a 48 punti, pertanto alla Salernitana basterà un pareggio per ottenere la promozione.
Il 29 maggio, circa cinquemila salernitani raggiungono il capoluogo abruzzese in pullman e un migliaio presidia la sede de “Il Mattino” sul Corso Vittorio Emanuele in cerca di notizie. Tutti gli altri s’incollano alla radio: prima dell’avvento delle radio libere, al massimo si poteva sperare di conoscere il risultato finale…
Mister Rosati manda in campo dieci undicesimi della formazione scesa in campo nello stesso stadio tre settimane prima. Da centravanti gioca Pierino Prati, rientrato da poco dopo un lungo infortunio. L’undici della B: Piccoli, F. Rosati, Josio, Alberti, Scarnicci, Minto, Corbellini, Cominato, Prati, Cignani, Sestili. Menzione d’obbligo per gli altri eroi del ’66: collezionano almeno una presenza anche Adduci, Curatoli, Dianti, Morosi e Ronconi.
In campo non succede nulla degno di essere raccontato. L’Aquila e Salernitana pareggiano senza reti e i granata possono festeggiare la promozione in B, dopo dieci campionati in terza serie, sulle note di un successo di Rita Pavone: «Andiamo in B, geghe-geghe-geghe-gè!»
La fonte di tutti i testi è il volume F.P. Fasano e G. Fasano; Salernitana: la Storia; GEO Edizioni; 2019.