Prima di piantare stabilmente i piedi nel calcio che conta, Andrea Sottil, nuovo tecnico granata, ha sperimentato una lunga e dura gavetta.
Circa un decennio vissuto tra serie C1, la vecchia C2 ed anche la D. Siracusa, Gubbio, Cuneo, Paganese, Livorno e Catania hanno temprato il carattere già forte esibito da ruvido stopper quando ancora calcava i campi in erba.
In Sicilia, sponda aretusea, fu frenato da una penalizzazione che gli tolse la gioia del passaggio diretto in B. Nei play off, infatti, fu sconfitto dal Lanciano.
Nella stessa gloriosa città della Magna Grecia, però, è riuscito a vincere il campionato di D e a regalare il football professionistico. Confermato, ottenne un altro significativo traguardo consegnando i play off alla società isolana, senza però ottenere il pass per la cadetteria.
Risultato raggiunto alla guida del Livorno, dopo una stagione caratterizzata da dimissioni, esonero e rientro in pista finale e vincente.
Analoga esperienza a Catania, dove fu esonerato prima di essere richiamato per l’appendice degli spareggi valevoli il salto nel torneo cadetto. Questa volta non riesce a ripetere l’impresa realizzata in Toscana.
Discreto risultato strappato anche nelle vesti di timoniere della Paganese, che raggiunse la salvezza in anni in cui appariva visionario sperare di ottenere qualcosa in più.
Discreto, infine, l’ottavo posto regalato al Gubbio. Mentre la parentesi piemontese con il Cuneo, conclusa con un esonero, rappresenta forse uno dei pochi momenti realmente critici del percorso professionale del nuovo trainer granata.
Il recente passaggio nel calcio nostrano che conta, sostanzialmente meritato, ha regalato discrete soddisfazioni e un esonero che ancora brucia.
A Pescara, Sottil subentra al posto di Legrottaglie e guida gli abruzzesi ad una sofferta salvezza battendo il Perugia in un ‘drammatico’ play out.
Nelle due successive stagioni, il trainer piemontese è protagonista di due ottimi tornei ad Ascoli. Dapprima raggiunge la salvezza diretta, dopo aver ereditato una squadra mestamente posizionata sul penultimo gradino della graduatoria. L’anno successivo, invece, termina il campionato al sesto posto, conquista i play off ma viene eliminato dal Benevento nel turno preliminare.
Due annate importanti che suggeriscono all’Udinese di Pozzo di puntare sull’ex stopper di Atalanta, Fiorentina, Torino e della stessa compagine friulana.
Due anni fa raggiunge comodamente la permanenza in A, raggranellando 46 punti e conquistando un dignitosissimo dodicesimo posto.
Risultati che non riesce a ripetere nel torneo appena archiviato, come testimonia il sollevamento dall’incarico dopo appena nove turni e sei punti racimolati.
Dal punto di vista tattico, pur avendo utilizzato nel passato meno recente altri sistemi di gioco, Sottil dovrebbe optare per il 3 5 2.
Una strategia di gioco dove la fisicità ama viaggiare con l’estro e la qualità tecnica individuale.
In difesa, i tre difensori centrali esprimono aggressività e reattività sui riferimenti offensivi rivali, rischiando anche la parità numerica.
Gli esterni intermedi, invece, rappresentano una sorta di laterali offensivi aggiunti. Essi accompagnano costantemente la fase attiva, risultando propulsivi e allo stesso abili nell’uno contro uno. Sono soliti riempire l’area di rigore avversaria quando il collega di fascia scavalla sul fronte opposto.
A centrocampo, il metodista deve possedere significativa capacità d’interdizione ed essere essenziale e ordinato nella distribuzione del gioco. Le due mezzali, invece, tendono a completarsi. Una più atletica, dinamica e di spinta, l’altra che tende ad aumentare il tasso d’imprevedibilità e incisività offensiva nella trequarti altrui. La mezzala di ‘squilibrio’, fraseggiando con il centravanti e la seconda punta, ha il compito di favorire la superiorità numerica centrale e finalizzata anche a liberare lo spazio laterale per la spinta dei due cursori esterni.
Anche nel reparto offensivo si tende a privilegiare l’eterogeneità assicurata dagli interpreti. Il centravanti, prestante e discretamente tecnico, oltre a garantire un discreto numero di reti – possibilmente la doppia cifra sfruttando soprattutto i rifornimenti provenienti dalle corsie laterali – ha il compito di favorire gli inserimenti delle mezzali e del compagno di reparto.
Quest’ultimo è una sorta di jolly, che ama giocare tra le linee, attaccare gli spazi laterali e provare la penetrazione in area rivale tentando con continuità l’uno contro uno.
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