Molti tifosi e alcuni giornalisti commettono l’errore di confondere i conti della Salernitana con quelli del suo proprietario. Taluni sostengono: «avrà pure speso cento milioni, ma bisogna anche ricordare tutto quello che ha incassato!».
La contabilità aziendale, però, non funziona così. Quando Maurizio Milan menziona i cento milioni investiti da Iervolino si riferisce all’apporto di capitale immesso dal presidente nel club per ripianare le perdite di bilancio, e non ai ricavi e ai costi della società.
Ricavi, costi, utili e perdite
Come ogni azienda, infatti, la Salernitana ha dei ricavi e dei costi suoi propri. I ricavi provengono dai diritti televisivi, dalle plusvalenze per le cessioni di calciatori, dal botteghino, dalle sponsorizzazioni e altro. I costi sono sostenuti principalmente per salari e stipendi, poi per i cartellini dei calciatori (i famosi ammortamenti) e altro.
I costi sono sostenuti dall’azienda, non dal suo proprietario. Allo stesso modo, anche i ricavi sono incassati dall’azienda, e non dal suo proprietario.
La somma algebrica tra ricavi e costi genera un utile (se positiva) o una perdita (se negativa). Se l’azienda registra un utile, tale utile può essere distribuito ai suoi soci. Se registra una perdita, questa dev’essere ripianata, il più delle volte, attraverso l’apporto di capitale dei suoi soci.
Ricordiamo al lettore che la Salernitana è di proprietà di una holding (una società che detiene quote di altre società) denominata IDI srl, a sua volta di proprietà di Danilo Iervolino. IDI srl ha acquistato il 100% delle quote della Salernitana nel gennaio 2022 per 10 milioni di euro, più 4 per altre spese. 14 milioni di euro, quindi, è l’esborso iniziale del patron per l’acquisto delle quote della Salernitana fino a quel momento detenute dal trust.
Il 30 giugno 2022 si è chiuso il primo bilancio dell’era Iervolino: 16,8 milioni di perdite, dovute a costi per 66 milioni di euro non coperti a sufficienza dai ricavi, che ammontavano soltanto a 46,3 milioni (il risultato finale è “aggiustato” dalle imposte).
Il 30 giugno 2023 si è chiuso il secondo bilancio dell’era Iervolino, che a differenza del primo è interamente addebitabile alla sua gestione: 29,6 milioni di perdite, dovute a costi per 106 milioni di euro (di cui ben 64 di stipendi) non coperti a sufficienza dai ricavi, che ammontavano a soli 70,5 milioni.
Non è ancora stato pubblicato il bilancio al 30 giugno 2024, ma da fonti di stampa si apprende che la perdita dovrebbe aggirarsi attorno ai 15 milioni di euro.
Complessivamente, quindi, negli ultimi tre anni la Salernitana ha perso oltre 60 milioni di euro. In altre parole, i suoi costi sono stati superiori ai suoi ricavi per oltre 60 milioni.
I conti in tasca al presidente
In assenza di utili pregressi, queste perdite sono state e saranno ripianate dai soci, cioè IDI srl, e quindi Danilo Iervolino. Nel bilancio al 30 giugno 2023, la voce «apporti di capitale» del rendiconto finanziario evidenzia un importo di 57,5 milioni. Pertanto, fino al 30 giugno 2023 Iervolino ha immesso nella Salernitana 57,5 milioni di euro di tasca propria. Carta canta.
L’a.d. Milan, nella conferenza stampa di presentazione di Petrachi, ha parlato di immissioni di capitale per novantotto milioni di euro: una cifra molto ingente, che potremo verificare soltanto dopo la pubblicazione del bilancio al 30 giugno 2024 ma che, dati i costi sostenuti dalla Salernitana in questi anni, non appare inverosimile.
Nel bilancio che fa riferimento alla stagione che sta per iniziare la Salernitana, probabilmente, per la prima volta in questi anni registrerà un utile di esercizio. I ricavi, infatti, saranno ingenti a causa del paracadute per le retrocesse e per le numerose cessioni operate, mentre i costi si stanno riducendo notevolmente grazie alle partenze di molti calciatori che godono di stipendi elevati.
È plausibile immaginare che l’attivo di bilancio consentirà a Iervolino di spuntare un prezzo per la cessione del club più alto rispetto a quanto avrebbe ottenuto senza questa politica societaria che, sebbene sia in parte obbligata, è anche molto rischiosa dal lato sportivo.
Tuttavia, dopo aver venduto il club, il saldo personale del presidente sarà ampiamente negativo: ci avrà rimesso svariati milioni di euro. Il ricavato della cessione, infatti, non potrà di certo compensare l’esborso di denaro di questi tre anni.
Stando ai dati di bilancio, tale esborso ammonta a 14 milioni per l’acquisizione delle quote più i 57,5 milioni desunti dal bilancio del 2023, per un totale di 71,5 milioni. Quest’importo è verosimilmente più elevato: se Maurizio Milan ha detto il vero, e non c’è ragione di dubitarlo, si superano i cento milioni.
L’avventura di Danilo Iervolino con la Salernitana si è rivelata, dal punto di vista imprenditoriale, una vera sventura.
Una gestione approssimativa
Esposti i fatti, ci sia concessa una libera interpretazione del triennio iervoliniano.
Il lettore meno smaliziato potrebbe tendere a concedere le attenuanti generiche al presidente: «è retrocesso, sì, ma i soldi ce li ha messi, quindi ha sbagliato in buona fede», si potrebbe argomentare non senza ragioni.
Proviamo, tuttavia, a presentare una prospettiva differente, se non opposta. Retrocedere in Serie B con una squadra ricca di calciatori di buon livello, costruita grazie alla profusione di decine di milioni di euro, non è un’attenuante per il presidente. È, al contrario, un’aggravante. Lo è nella misura in cui società ben più povere, con presidenti più parsimoniosi, hanno ottenuto risultati migliori sopperendo ai minori budget con la competenza che dovrebbe dar forma a ogni attività imprenditoriale, a maggior ragione quella calcistica.
È nell’ordine delle cose che il Frosinone, per menzionare una delle tante società che in massima serie ha investito risorse limitate, possa retrocedere.
Al contrario, è molto grave che una squadra costruita con ingenti risorse economiche coli a picco fin dalle prime giornate di campionato. È il segno di una gestione societaria poco accorta, nella quale sono stati ottenuti buoni risultati (ma non ottimi) finché la proprietà ha profuso molto denaro, ma che dopo la riduzione delle risorse investite ha rivelato la sua inadeguatezza.