Raccogliamo, di seguito, i racconti relativi alle partite più iconiche della storia granata nel decennio d’oro di rossilandia. I testi sono stati già pubblicati con cadenza settimanale sulla nostra pagina Facebook, e li abbiamo poi raccolti in alcuni articoli: gli anni ’10 e ’20, gli anni ’30, gli anni ’40, gli anni ’50 e ’60, gli anni ’70 e ’80. Buon viaggio!
34. Avellino-Salernitana 0-1, 20 febbraio 1994
«Che l’Italia lo sappia: Breda al 76’» recita uno striscione che gli ultras portano in giro per l’Italia. Il riferimento è alla vittoria conseguita dalla Salernitana al Partenio nell’anno che ci riporta in Serie B. Un successo importante per la classifica e indimenticabile perché ottenuto contro i cugini irpini.
Quella con l’Avellino è una rivalità sentita, benché relativamente recente, e soprattutto una rivalità puramente sportiva, goliardica, matura, senza gli eccessi che caratterizzano i rapporti tra la tifoseria granata e altre piazze campane.
Dopo anni di gloria, l’Avellino vive una fase complicata: il decennio in massima serie è soltanto un recente ricordo. La Salernitana, al contrario, si appresta a vivere l’entusiasmo dei favolosi anni ’90, inestricabilmente legati alla figura di Delio Rossi, ingaggiato dalla società guidata da Pasquale Casillo in un periodo di forte smarrimento dei tifosi e ben presto divenuto l’idolo della città.
Il tecnico riminese deve fare a meno di Tosto, Strada e De Silvestro, e manda in campo Chimenti, Grassadonia, Grimaudo, Breda, Circati, Fresi, Ricchetti (34’ st Rachini), Facci, Pisano, Tudisco, D’Isidoro (5’ st Zian). Sulla panchina biancoverde siede Giancarlo Ansaloni, una vecchia conoscenza.
Il derby del raccordo autostradale lo risolve Roberto Breda con un tiro da trenta metri sul quale il portiere avellinese, Negretti, non si può opporre a causa dell’insidiosa traiettoria ad uscire impressa alla sfera dal centrocampista trevigiano.
La vittoria riempie di gioia i numerosi tifosi accorsi al Partenio e contribuisce a infondere fiducia in una squadra che, di lì in avanti, non conoscerà la sconfitta.
Curiosità. La Salernitana ha vinto ad Avellino, in gare di campionato, in quattro occasioni: una in B (2017) e tre in C (1960, 1969, 1994). L’Avellino ha espugnato Salerno due volte, entrambe in Serie C, l’ultima delle quali nel 1973.
35. Salernitana-Juve Stabia 3-0, 22 giugno 1994
Soltanto un matto, un visionario, o una persona con la fantasia di Roberto Baggio avrebbero potuto prevedere, all’inizio della stagione 1993/94, che la Salernitana avrebbe conquistato la promozione in Serie B.
Nell’estate del 1993 i rapporti tra la tifoseria e il proprietario del club, Pasquale Casillo, sono ai minimi termini. Il budget stanziato non induce all’ottimismo. L’allenatore e i calciatori saranno anche promettenti, sì, ma così giovani e inesperti… Contestazione fin dal ritiro, stadio spoglio, scetticismo. Speriamo di salvarci!
E invece… Invece, nel 1993 ha inizio il quinquennio d’oro di «rossilandia», una delle pagine più memorabili della storia granata. La Salernitana pratica un calcio innovativo, offensivo, verticale, costellato di tagli, sovrapposizioni, ritmo e tecnica. Con i giusti innesti (tra l’estate e l’inverno arrivano Breda, Circati, Chimenti, Fresi, Grassadonia, Rachini, Ricchetti, Tosto), la Salernitana può giocarsela con tutte le altre squadre della categoria.
Irraggiungibile il Perugia, che va dritto in Serie B, i granata competono per l’altro posto al sole con Reggina, Lodigiani e Juve Stabia nella prima edizione in assoluto dei play-off di terza serie. Le vespe eliminano a sorpresa la Reggina, seconda classificata in campionato, mentre la Salernitana si sbarazza della Lodigiani in due semifinali atipiche: l’andata all’Olimpico di Roma pochi giorni dopo la scomparsa di Agostino Di Bartolomei (1-1); il ritorno in un assolato giovedì pomeriggio all’Arechi, dopo la sospensione per pioggia di quattro giorni prima, davanti a 35 mila spettatori entusiasti, che stupiscono i calciatori con una scenografia tripla e restano a loro volta stupiti dalla risposta della squadra di Rossi, che rifila quattro reti ai capitolini praticando un calcio magnifico.
L’atto finale si disputa allo stadio San Paolo, campo neutro tra le polemiche. Schiacciante maggioranza di salernitani, sistemati tra la tribuna e una Curva B mai così bella.
Rossi schiera Chimenti, Grimaudo, Tosto, Breda, Circati (40’ s.t. Grassadonia), Fresi, Ricchetti, Tudisco, Pisano, Strada, De Silvestro (33’ s.t. Facci).
Nel primo tempo la Salernitana è contratta e rischia di subire lo svantaggio in un paio di occasioni, soprattutto quando Onorato calcia sul palo da ottima posizione.
In superiorità numerica per l’espulsione di Incarbona, i granata trovano il gol che apre le marcature con un gran destro di Ciccio Tudisco al 5’ della ripresa. Nei cinque minuti successivi accade di tutto: Onorato e Italia si fanno espellere, lasciando le vespe in otto uomini, e al 10’ lo stesso Tudisco mette al sicuro la promozione con un bolide di sinistro. Ciò che rimane della partita è una lunga passerella in attesa del fischio finale, che giunge non prima del 3-0 siglato da Breda.
Che emozioni!
36. Stoke City-Salernitana 2-2, 11 ottobre 1995
Lo Stoke City è il club professionistico più antico del mondo dopo il Notts County. Non è una squadra di grande tradizione, sebbene abbia disputato decine di campionati di prima divisione, vinto una Coppa di Lega e giocato per due stagioni in Coppa UEFA.
Negli anni ‘90 lo Stoke City non vive momenti di gloria, barcamenandosi tra la seconda e la terza serie del campionato inglese. I potters (vasai) si qualificano all’edizione 1995/96 della Coppa Anglo-Italiana, un torneo di 16 squadre, 8 sotto l’Alpe e 8 Oltremanica.
Per la Salernitana, la trasferta al di fuori dei confini italiani è una prima volta assoluta. Pochi tifosi granata raggiungono la città di Stoke-on-Trent, nel nord dell’Inghilterra, per assistere allo storico evento.
Salernitana imbottita di riserve. Al Victoria Ground, Franco Colomba schiera Franzone, Cudini, Frezza, Breda, Giacomo Gattuso, Grassadonia, Landini, Logarzo, Ferrante, Amore, Pirri. Subentrano a gara in corso Ricchetti, Spinelli e Grimaudo.
La Salernitana va sotto dopo pochi minuti e pareggia già al 7’ con un rigore di Amore. Ancora in svantaggio, la formazione di Colomba trova il nuovo pareggio ancora dal dischetto, stavolta con Logarzo.
Il 2-2 finale si rivelerà utile ai fini del passaggio del turno. Per la formazione granata, il torneo terminerà in semifinale contro il Genoa, ai rigori. Si tratta dell’ultima edizione in assoluto della coppa, poi abolita per lo scarso interesse.
Tutti i risultati dei granata nell’edizione del torneo.
Fase eliminatoria, girone B:
Salernitana-West Bromwich Albion 0-0
Stoke City-Salernitana 2-2
Salernitana-Southend United 2-1
Ipswich Town-Salernitana 2-0
Semifinale nazionale:
Genoa-Salernitana 0-0 d.t.s., 6-5 d.c.r.
37. Salernitana-Castel Di Sangro 1-0, 25 maggio 1997
Dopo la promozione in Serie B del 1994 e le due promozioni in A sfiorate nel 1995 e nel 1996, la Salernitana vive una stagione di assestamento, e che anzi rischia di rivelarsi fallimentare.
È la stagione dei primi stranieri in rosa dai tempi di Kincses (anni ’50): sono gli olandesi Ferrier e Jansen e l’australiano Tiatto, che non firmeranno pagine gloriose della storia granata. Per tutto l’anno, la Salernitana staziona nelle zone pericolose della classifica, e il cambio di guida tecnica (Varrella per Colomba) non muta granché la situazione.
Alla vigilia della terzultima giornata, la Salernitana è quintultima in classifica a 40 punti. Il Castel di Sangro ne ha uno in più, la Lucchese 40, il Cesena 37, il Cosenza 36. Staccate Palermo e Cremonese a 32. Occorre conservare la sedicesima posizione per ottenere la salvezza.
Grande affluenza di pubblico per lo scontro diretto con il Castel di Sangro. Varrella manda in campo Chimenti, Grimaudo, Rosa, Sadotti, Tosto, Ricchetti, Tudisco, Breda, Rachini, Pirri, Artistico. Subentrano Facci, Masinga e Dell’Anno.
La tensione è alta e la partita è bloccata. Cesena e Cosenza stanno vincendo i loro incontri e tallonano in classifica sia i granata che gli abruzzesi.
Un aneddoto personale. A metà ripresa, Varrella sostituisce il calciatore di maggior talento, Alessio Pirri, con Phil Masinga, rientrato nella notte da una trasferta con la nazionale sudafricana. In tribuna, un tifoso dimostra di non gradire il cambio urlando senza sosta «Varrella, sei un cretino!». Assiste alla scena l’intera nazionale under 16 dell’Uruguay, che nei giorni precedenti aveva disputato il mundialito per nazionali giovanili che in quegli anni è una costante delle primavere salernitane. I volti divertiti dei giovani uruguagi spezzano la tensione.
Ma il tecnico riminese ci aveva visto giusto. Al minuto 88, proprio il subentrato Masinga corregge in rete un cross dalla destra e sblocca l’incontro. La Salernitana vince di misura e la settimana successiva conquista a Venezia il punto che sancisce la salvezza e consente alla società di progettare la meravigliosa stagione 1997/98.
Philemon Raul Masinga è morto il 13 gennaio 2019, a 49 anni.
38. Venezia-Salernitana 0-3, 14 dicembre 1997
La stagione 1997/98 è la più entusiasmante dell’intera storia del club.
Benché, in estate, la Salernitana sia considerata da molti soltanto una outsider, fin dalle amichevoli pre-campionato si ha la sensazione che la formazione di Delio Rossi, riaccolto dopo due anni in un clima di entusiasmo incontrollato, possa sorprendere tifosi e appassionati.
Il numero di abbonamenti sottoscritti è impressionante: 14676. Nel girone d’andata i granata esibiscono un gioco spettacolare. Il 4-3-3 di Rossi funziona a meraviglia: zona, pressing, ampiezza, calcio verticale. E gol, tantissimi gol. La stella è il giovanissimo Marco Di Vaio, che proprio in casa del Venezia capolista dà sfoggio delle sue migliori qualità.
Al Penzo, Delio Rossi schiera Balli in porta; Galeoto, Ferrara, Cudini e Tosto in difesa; Breda in regia con i fratelli Tedesco ai lati; Ricchetti, Greco e Di Vaio in avanti. De Cesare, Franceschini e Rachini subentrano nella ripresa.
La Salernitana domina la partita. Di Vaio sigla il gol del vantaggio su calcio di punizione e nella ripresa mette il risultato in cassaforte con un gran tiro sul primo palo. Renato Greco, il bomber di scorta, chiude il match sullo 0-3.
La Salernitana scavalca i lagunari in classifica e occupa la testa della classifica. Non verrà più raggiunta fino al termine di una stagione magnifica, indimenticabile. E se ne va…
39. Salernitana-Venezia 0-0, 10 maggio 1998
Cari lettori, adesso tocca a voi: spolverate il vostro album di fotografie, dragate a fondo il vostro pc e inviateci le immagini e i filmati che ci restituiscono più di mille parole quel clima di entusiasmo incontenibile della primavera del ’98.
Già dalla vittoria contro il Cagliari del 4 aprile la città aveva riposto la scaramanzia in un cassetto e colorato di granata i suoi palazzi e le sue strade. Il 10 maggio è il sigillo in ceralacca sulla Serie A che ricordano solo i pensionati, giacché manca da cinquant’anni.
Un numero inestimabile di tifosi popola l’Arechi, mai così gremito, mai così rumoreggiante, mai così imbandierato. I primi dieci minuti sono surreali: silenzio assoluto, un omaggio alle 161 vittime dell’alluvione di Sarno e dei paesi limitrofi. Come surreale sarà l’uscita dallo stadio, senza clacson e sfilate. Poi Ciccio Rocco lancia il coro «tutto lo stadio!» e la folla può lasciarsi andare alla gioia per un’emozione potente, inedita.
La partita ricalca Salernitana-Taranto del 1990: una sequela interminabile di passaggi in attesa del fischio finale, che intorno alle 18 sancisce la promozione della Salernitana in massima serie. Questa volta sì, Serie A, Serie A, Serie A!
Gli eroi della stagione 1997/98 alla guida del presidente Aniello Aliberti e del tecnico Delio Rossi: Daniele Balli, Andrea Ivan, Mirko Cudini, Alessandro Del Grosso, Ciro Ferrara, Ivan Franceschini, Luca Fusco, Francesco Galeoto, Vittorio Tosto, Roberto Breda, Vaclav Kolousek, Marco Napolioni, Paolo Rachini, Giacomo Tedesco, Giovanni Tedesco, Edoardo Artistico, Ciro De Cesare, Marco Di Vaio, Michele Fini, Renato Greco, Carlo Ricchetti.
40. Roma-Salernitana 3-1, 12 settembre 1998
Che strana emozione, la Serie A. Qualcosa che sembra grande più di noi, abituati al fango dei campi di terza serie e a considerare di prestigio le sfide con il Bari o il Palermo.
I pensionati hanno il privilegio di narrare ai più giovani le gesta del Grande Torino e l’intuizione del Vianema: l’unica Serie A della nostra storia. Si ritorna a Roma, contro la Roma, a cinquant’anni dalla sconfitta che determinò la retrocessione in cadetteria dei granata anche a causa del famigerato arbitraggio del fiorentino Pera.
Sono circa 12 mila i cuori granata che popolano il settore ospiti e parte della tribuna Monte Mario, esibendo una scenografia a inizio ripresa e sostenendo la squadra con una passione che colpisce anche i calorosi tifosi giallorossi.
La Salernitana di Delio Rossi è giovane – forse troppo! – e impertinente al punto giusto. Balli, Bolic, Fusco, Song, Tosto, Giovanni Tedesco, Breda, Giacomo Tedesco (59’ Vannucchi), Rossi, Chianese (68’ Di Michele) e De Cesare (49’ Ferrara) non entrano in campo per timbrare il cartellino.
Rigobert Song, sugli sviluppi di un calcio di punizione, sigla la rete dello 0-1 al 41’. L’euforia si mescola all’incredulità: la Salernitana sta vincendo all’Olimpico! Il camerunense, giunto a Salerno con molte aspettative, non lascerà il segno in granata. Si riscatterà con una grande carriera.
Allo scadere del primo tempo, l’espulsione di Fusco inflitta da un rigidissimo Bolognino di Milano dà una sterzata al match dei padroni di casa, fino ad allora inconsistenti.
La squadra di Zeman gioca un ottimo secondo tempo e ribalta il punteggio con Paulo Sergio e i giovani Totti e Frau.
Vince la Roma, ma è soltanto l’inizio di una lunga, indimenticabile e sfortunata stagione.
41. Salernitana-Juventus 1-0, 2 maggio 1999
Quartultima di campionato, arriva la Juventus. Il clima, all’Arechi, è torrido: il sole splende e ben 36.841 spettatori paganti popolano gli spalti, record assoluto della storia granata.
La situazione di classifica è meno severa rispetto a qualche settimana addietro, ma non certo tranquillizzante. L’avvicendamento in panchina tra Rossi e Oddo ha conferito alla squadra una maggiore serenità, un approccio tattico più disciplinato, nonché 8 punti in 4 gare di cui 6 nelle sfide interne contro Inter (2-0) e Bologna (4-0).
Franco Oddo manda in campo Balli tra i pali; Bolic, Fresi, Monaco e Del Grosso in difesa; Gattuso, Bernardini e Giacomo Tedesco in mediana; Di Michele e Giampaolo a supporto dell’unica punta Di Vaio. Subentrano Vannucchi, Ametrano e Tosto. Indossano la divisa bianconera fior di calciatori: Peruzzi, Davids, Henry, Zidane, Inzaghi…
La Salernitana è agguerrita e azzanna le zebre con tutto il vigore necessario per conquistare l’intera posta, anche se l’occasione più ghiotta del primo tempo è di marca ospite: una traversa colpita da Zinedine Zidane dalla lunghissima distanza.
Allo scadere della frazione, David Di Michele, calciatore dalla tecnica sopraffina, dribbla l’ex Iuliano in area di rigore e serve al centro l’accorrente Di Vaio, che da pochi metri sigla il gol dell’1-0. Nella ripresa Vannucchi ha la chance del raddoppio, ma il risultato non cambia.
Mancano ancora tre partite per determinare le sorti dei granata. Basteranno?
42. Salernitana-Vicenza 2-1, 16 maggio 1999
Dopo la sconfitta di Cagliari la situazione di classifica obbliga la Salernitana a conquistare punti nelle ultime due sfide contro Vicenza e Piacenza. I biancorossi sono quasi spacciati, ma si presentano all’Arechi con l’ardore di chi non intende arrendersi fino alla condanna dell’aritmetica.
Franco Oddo schiera Balli, Bolic, Fresi, Del Grosso, Tosto, Gattuso, Bernardini, Giacomo Tedesco, Giampaolo, Di Michele e Di Vaio. Subentrano Ametrano, Chianese e Vannucchi.
Ighli Vannucchi è stato un abilissimo fantasista. Prelevato nel 1998 dalla Lucchese, ha indossato la maglia granata in 84 partite ufficiali, spesso condite da prestazioni di alto livello. Il suo nome è legato al più emozionante tra i gol più inutili della storia della Salernitana.
Dopo 88 minuti e 15 secondi di una tiratissima Salernitana-Vicenza, sul parziale di 1-1 (Di Michele per noi, Mendez per i veneti) Ighli corregge di testa, sotto la Curva Sud, un assist di Giacomo Tedesco. Impossibile trattenere l’emozione. Non la trattiene il presidente Aliberti che a bordo campo, in lacrime, abbraccia mister Franco Oddo. Non la trattengono i telecronisti di Salerno, le cui urla risuonano tuttora su YouTube. Non la trattengono i 35 mila paganti che fino a qualche secondo prima erano raccolti in preghiera.
La gioia del 16 maggio lascerà il posto allo sconforto per la retrocessione di sette giorni dopo e, soprattutto, per la tragedia del treno speciale Piacenza-Salerno.