Raccogliamo, di seguito, i racconti relativi alle partite più iconiche della storia granata nei primi vent’anni del nuovo secolo. I testi sono stati già pubblicati con cadenza settimanale sulla nostra pagina Facebook, e li abbiamo poi raccolti in alcuni articoli: gli anni ’10 e ’20, gli anni ’30, gli anni ’40, gli anni ’50 e ’60, gli anni ’70 e ’80, gli anni ’90. Buona lettura!
In fondo si tratta solo di un pareggio, è vero, ma le emozioni seguono strade che la ragione non conosce. A cavallo tra i due secoli, Napoli e Salernitana s’incontrano in diverse occasioni. Il clima è sempre acceso, gli spalti sempre infuocati. Al San Paolo, in occasione di un derby regionale inizialmente programmato per l’autunno e rinviato due volte per l’inagibilità dello stadio partenopeo, accorrono 64.234 spettatori di cui circa 5 mila salernitani. Due settimane più tardi, per Napoli-Modena, saranno appena 17.273.
Zeman manda in campo il seguente undici: Botticella tra i pali; Del Grosso, Fusco, Cardinale e Tamburini in difesa; Campedelli, D’Antoni e Tedesco in mediana; Di Vicino, Vignaroli e Gioacchini in attacco. Subentrano Camorani e Lazzaro.
Il Napoli di De Canio è più vicino alla zona promozione di quanto non lo sia la Salernitana e prova a impossessarsi della partita. La formazione di casa matura un paio di occasioni da rete nel primo tempo ma sblocca il match soltanto a metà ripresa, su azione da calcio d’angolo. Il gol è di Villa, che corregge in rete il tiro sbilenco di Jankulovski.
La Salernitana è un po’ frastornata, ma è pur sempre una tipica, imprevedibile, squadra di Zeman. A cinque minuti dal termine, in superiorità numerica per l’espulsione di Graffiedi, il boemo sostituisce Luca Fusco con il centravanti argentino Leandro Lazzaro Liuni.
Un invasore solitario induce l’arbitro Rosetti, attuale designatore Uefa, a prolungare da tre a quattro minuti il tempo di recupero. La sorte arride ai granata. Proprio al 94’, il napoletano Giorgio Di Vicino scarica uno dei suoi violenti tiri di sinistro dalla lunga distanza centrando il palo. La palla rimbalza in area di rigore, Lazzaro la controlla di petto e allunga il piede destro per colpirla come può. Il compianto Franco Mancini è battuto: è gol. Perfino Zeman, di solito impassibile, abbozza una smorfia di soddisfazione per l’insperato pareggio.
Appena sei settimane prima l’argentino Lazzaro aveva spento i sogni di gloria del Napoli. All’Arechi, il Napoli di De Canio prova a prendersi la rivincita e ridurre la distanza col quartetto di testa.
25.899 spettatori assistono al match, con un afflusso massiccio dei supporters partenopei dislocati nella Curva Nord interamente riservata agli ospiti. Il clima è rovente: fuori dallo stadio si verificano gravi incidenti. La Sud esibisce un memorabile spettacolo scenografico, ironizzando sulle disavventure della società del presidente Corbelli. Anche i più sportivi tra i tifosi azzurri apprezzano la goliardia.
Zeman schiera Soviero in porta, una linea difensiva composta da Pierotti, Fusco, Cardinale e Cherubini, Giacomo Tedesco in cabina di regia con i cursori Campedelli e Camorani al suo fianco, e il tridente offensivo Babù-Vignaroli-Bellotto. Nella ripresa subentrano Arcadio, Zoro e Luciani.
La Salernitana, in un eccellente stato di forma, sfodera il meglio del repertorio zemaniano: difesa alta, pressing a tutto campo, tagli e sovrapposizioni degli esterni, inserimenti delle mezzali. In una di queste incursioni, Campedelli supera Mancini in pallonetto e Vignaroli la devia in rete.
Il centravanti granata è tra i più pericolosi dei suoi e va vicino al raddoppio in due circostanze, poi Giacomo Tedesco appone il sigillo al match con un sinistro velenoso che sorprende il portiere partenopeo.
Il talentuoso Roberto Stellone prova a rimettere in piedi il Napoli con un eurogol a inizio ripresa, ma la Salernitana non fa prigionieri e chiude la partita con Bellotto.
Quarta vittoria consecutiva per i granata. La quinta arriverà la settimane successiva a Cosenza, che tuttavia coinciderà con il grave infortunio all’esterno brasiliano Babù, fino a quel momento imprendibile.
Alla vigilia della penultima partita di un lungo campionato di Serie B, la classifica recita: Salernitana e Vicenza 48, Cesena e Arezzo 47, Pescara 46, Triestina 45, Crotone 44, e infine le già retrocesse Venezia e Catanzaro.
La zona play-out dista soltanto due lunghezze e, sebbene i quattro punti conquistati nelle ultime due gare (tre contro il Catania, la partita del rigore sbagliato da Jeda, e uno a Verona) abbiano dato una svolta al campionato dei granata, manca ancora uno sforzo per assicurarsi la salvezza.
Il presidente Aliberti opta per una politica dei prezzi davvero conveniente: un euro in curva, due nei distinti, cinque in tribuna. Sostengono la causa ben 26.490 spettatori, mai così tanti da quando la Salernitana è retrocessa dalla A alla B, che accompagnano l’ingresso in campo delle squadre sulle note dell’intramontabile «Urlando contro il cielo».
Mister Gregucci schiera Ambrosio tra i pali, poi De Angelis, Orfei, Schiavi, Ghomsi, Shala, Longo, Coppola, Ferrarese, Palladino e Zaniolo, con Fresi, Rubino e Aslund subentrati nella ripresa.
La partita comincia in salita. Indecisione difensiva di Ambrosio e Schiavi, Colacone ne approfitta per portare in vantaggio i marchigiani, in piena lotta per i play-off.
La reazione dei granata si concretizza all’inizio della ripresa. Al 2’ minuto Raffaele Palladino trasforma in rete un assist di testa di Zaniolo. Esattamente 60 secondi più tardi è proprio Igor, «padre d’arte», a completare la rimonta con una splendida acrobazia.
La Salernitana conquista i tre punti e la salvezza, ma non disputerà il campionato di Serie B a causa dell’esclusione decretata in estate dagli organi di giustizia federale e amministrativa.
Sebbene la situazione finanziaria della Salernitana di Antonio Lombardi sia a dir poco disastrosa, l’undici guidato da Nicola Salerno dietro la scrivania e Roberto Breda in panchina disputa un campionato di alta classifica e di altissima dignità.
Capitan Sasà Russo e compagni accedono ai play-off di Serie C dopo un gran finale di stagione, conquistando un quarto posto che sa d’amaro: senza la penalizzazione di cinque punti sarebbero secondi in classifica.
L’avversaria della semifinale è l’Alessandria di Maurizio Sarri, che nella sfida d’andata all’Arechi ha ottenuto il pareggio che le consente di giocare il ritorno con due risultati su tre in suo favore.
Al Moccagatta, quindi, serve un’impresa. L’undici titolare: Caglioni, Altobello, Jefferson, Accursi, D’Alterio, Montervino, Carcuro, Pippa, Fabinho, Fava, Ragusa. Subentrati: Carrus, Aurelio, Szatmari.
Le due squadre onorano il match creando diverse occasioni già nella prima frazione, le più nitide di marca grigia. A inizio ripresa è la Salernitana che, soprattutto con Fabinho, ha possibilità di sbloccare il parziale. Al quarto d’ora un errore difensivo di Jefferson spiana la strada all’ennesima ripartenza dei piemontesi, che segnano l’1-0 con Martini.
La Salernitana non molla il sogno promozione. Prima colpisce una traversa con Aurelio e poi pareggia su un calcio di rigore generosamente assegnato dall’arbitro. Dal dischetto sigla Carrus, che poco dopo s’inventa anche il gol del vantaggio sugli sviluppi di un calcio di punizione.
L’Alessandria, in dieci uomini per l’espulsione di Romeo, è tramortita, ma i granata devono ringraziare Caglioni che nega ai grigi il pari della qualificazione. Allo scadere, Fabinho chiude il match in contropiede: 3 a 1, Salernitana in finale contro il Verona.
Nel doppio confronto sorride l’Hellas, che vola in Serie B. La società di Lombardi, in difficoltà economiche da anni, non s’iscriverà al campionato successivo.
È il mese di aprile, ma un cielo plumbeo accoglie la promozione della Salernitana in Lega Pro – Prima Divisione, divenuta aritmetica la settimana prima, quasi a voler scoraggiare i festeggiamenti per aver vinto un campionato che proprio non ci appartiene: mai prima della stagione 2012/2013, infatti, la Salernitana aveva militato al di sotto del terzo livello del campionato di calcio.
E tuttavia le vicissitudini societarie – il fallimento della società di Antonio Lombardi e la rifondazione del calcio professionistico cittadino con Lotito e Mezzaroma – obbligano l’ambiente a un bagno d’umiltà: per arrivare in cima occorre procedere per gradi, e l’ex Serie C2 è il secondo ostacolo da superare dopo la vittoria della Serie D conseguita con un’altra veste.
Quello in Seconda Divisione è un campionato cominciato a fatica e poi dominato in seguito alla sostituzione in panchina di Galderisi con Carlo Perrone, abile nel cementare un gruppo di calciatori di categoria superiore.
La Curva Sud si mette in tiro e omaggia il Siberiano, poi si entra in campo. La formazione in campo: Dazzi, Luciani, Molinari, Tuia, Piva, Montervino, Perpetuini, Mancini, Mounard, Guazzo, Ginestra. Subentrati: Chirieletti, Capua, Gustavo.
La gara è più difficile del previsto: toscani in vantaggio dopo 6 minuti, poi una Salernitana fiacca non riesce a pungere e il Poggibonsi ha le occasioni per raddoppiare. Il nuovo entrato Capua prima impegna severamente il portiere ospite dalla distanza e poi, a pochi minuti dal termine, serve un preciso cross in area di rigore per Ciro Ginestra. Di testa, in torsione, il Cobra la piazza all’angolino.
Una stagione di transizione, la 2013/14. Conquistata la promozione in C1, la società di Lotito e Mezzaroma allestisce una rosa non di prim’ordine che in campionato staziona a metà classifica. Pochi i momenti da ricordare: la splendida scenografia contro il Lecce, la farsa della Nocerina, la rimonta nei minuti di recupero col Benevento. Il torneo si chiude ai quarti di finale dei pletorici play-off con la sconfitta a Frosinone. Promozione in B rimandata all’anno venturo.
La Coppa Italia di categoria, invece, regala un’inattesa soddisfazione. La Salernitana conquista il trofeo al termine di un percorso che ha visto cadere Messina, Catanzaro, Ischia, Frosinone, Grosseto e Monza.
La finale si disputa in due atti. Gli uomini di Gregucci vincono allo scadere in casa dei brianzoli nella gara d’andata e ipotecano la vittoria. La gara di ritorno si disputa in un Arechi piovoso e gelido a dispetto della data primaverile. L’evento non solletica il pubblico: appena 6289 spettatori popolano i gradoni.
L’undici in campo: Gori, Luciani, Piva, Montervino (cap.), Tuia, Sembroni, Gustavo, Volpe, Ginestra, Mancini, Fofana. Subentrano Mounard, Mendicino e Scalise.
La Salernitana, in campo con una divisa che celebra l’indimenticato Agostino Di Bartolomei a vent’anni dalla morte, soffre più del previsto: al 12’ della ripresa, infatti, il brianzolo De Cecco porta in vantaggio i suoi, e poco dopo sfiora il raddoppio.
Ma al minuto 42 Alessandro Volpe premia gli sforzi di Montervino e compagni con un gran sinistro dai venti metri, regalando il pareggio e la Coppa Italia di C alla Salernitana.
Il Lecce e soprattutto il Benevento sono avversari ostici. A undici partite dalla fine, i sanniti guidano il girone C di terza serie e sperano di ottenere la prima storica promozione in cadetteria.
Anche la Salernitana vuole conquistare la B. Una vittoria sulle «streghe» nel big match di giornata sancirebbe il sorpasso dei granata sui giallorossi.
Buona cornice di pubblico: 20846 spettatori presenti all’Arechi di cui 2000 dal Sannio. Leonardo Menichini è un allenatore intelligente ed equilibrato, e imbriglia tatticamente la squadra di Brini azzardando un 4-2-2 che smentisce le critiche al suo presunto difensivismo: Calil e Mendicino in attacco, Nalini e Gabionetta gli esterni con spiccata propensione offensiva, Moro e Favasuli i mediani tattici, e una linea difensiva composta da Colombo, Lanzaro, Tuia e Franco davanti al portierone Gori.
L’occasione più ghiotta del primo tempo capita sulla testa di Mendicino, ma il portiere ospite Pane respinge con bravura. A inizio ripresa Gabionetta corregge con il suo piede «sbagliato», il destro, un preciso cross rasoterra di Nalini, tra i migliori calciatori dell’annata. Il Benevento manca il pari con Eusepi, poi regala un rigore alla Salernitana per l’inutile fallo di Scognamiglio su Colombo. Calil, dal dischetto, trasforma con precisione.
Salernitana a +1 sul Benevento: sorpasso compiuto, ma per il ritorno in B mancano ancora dieci gare.
25 aprile, giorno della liberazione… dalla C!
L’estenuante testa a testa con il Benevento si risolve in favore dei granata, che battono il Barletta e, grazie anche al pari interno dei sanniti contro il Messina, conquistano il primo posto e la promozione in Serie B.
La gara si mette in salita dopo 12 minuti quando il Barletta sfrutta una disattenzione della difesa della Salernitana e va in vantaggio. La gioia dei pugliesi dura lo spazio di un caffè: al 14′ Maicol Negro colpisce la sfera al volo, di sinistro, e rimette il punteggio in parità. Al 32′ la Salernitana ribalta il risultato con una rete su rigore del solito Calil.
Festa grande all’Arechi a metà del secondo tempo, quando giunge notizia del pari del Messina a Benevento. All’87’ Mendicino chiude la partita e pochi minuti più tardi, conclusa la gara nel Sannio, i quasi 20 mila presenti possono sventolare le bandiere: si ritorna in cadetteria.
La formazione che conquista la B agli ordini di Leonardo Menichini: Gori, Colombo, Franco, Moro (45′ st Bocchetti), Lanzaro, Tuia, Perrulli (21′ st Mendicino), Favasuli, Calil (35′ st Bovo), Gabionetta, Negro.
La stagione 2015/16 inizia con un cambio in panchina: Leonardo Menichini, il tecnico della promozione in B, viene sostituito dal cetarese Vincenzo Torrente. La scelta non appare saggia: la Salernitana, dopo il brillante esordio nel derby contro l’Avellino, non decolla in classifica.
La proprietà rimedia all’errore estivo richiamando Menichini, che conduce i granata alla rimonta dal penultimo al quintultimo posto: sufficiente per scongiurare il mesto ritorno in C, ma non abbastanza per evitare i play-out.
L’avversaria negli spareggi salvezza è la Virtus Lanciano, già castigatrice della Salernitana all’Arechi nella regular season e che, senza penalizzazione, sarebbe ampiamente salva.
La gara d’andata si disputa al Guido Biondi di Lanciano. I granata si schierano con Terracciano in porta, Tuia e Rossi terzini, Bernardini ed Empereur difensori centrali, Nalini e Zito esterni di centrocampo, Odjer e Pestrin in mediana, e l’affiatatissima coppia Coda-Donnarumma in avanti. A gara in corso subentreranno Gatto, Franco e Moro.
Menichini imbriglia tatticamente i frentani, che faticano ad arginare gli affondi di Nalini e Zito sulle fasce. Il vantaggio ospite si concretizza al 9’ grazie al solito Alfredo Donnarumma, che infila in rete ben servito da Zito. Gli abruzzesi impegnano Terracciano con il giovane Federico Bonazzoli, poi trovano il pareggio con un colpo di testa di Marilungo su calcio d’angolo.
Pochi minuti più tardi Antonio Zito, in serata di grazia, trafigge Cragno con uno splendido sinistro al volo. Lo stesso portiere locale evita il 3 a 1 su Coda, poco dopo Donnarumma colpisce un palo. La squadra di Maragliulo spreca un paio di ghiotte occasioni, la Salernitana no: all’80’ allunga con l’ex Leonardo Gatto e in pieno recupero Coda punisce l’ennesima disattenzione difensiva rossonera.
Con l’1-4 la salvezza è ipotecata. Per il timbro ufficiale occorre attendere ancora quattro giorni.
Il derby del raccordo autostradale (se i lettori ci consentono questa licenza…) scalda sempre i cuori dei tifosi granata e biancoverdi. Una rivalità goliardica e sentitissima per entrambe le tifoserie, ma lontana dagli eccessi che connotano i rapporti con altre piazze della Campania.
Il Partenio-Lombardi è teatro di clamorose rimonte. Nel 2004, il bielorusso Kutuzov ribaltò, con una doppietta nei minuti di recupero, l’iniziale vantaggio di Bogdani. Dopo 13 anni, Joseph Marie Minala da Yaoundé firma la più gustosa delle vendette sportive.
Alberto Bollini manda in campo Mantovani, Schiavi e Bernardini davanti al portiere Radunovic, con Kyine, Odjer, Minala e Vitale a centrocampo e i fantasisti Cicerelli e Sprocati dietro l’unica punta Rodriguez.
Dopo un primo tempo che agevola sbadigli in serie, l’Avellino sembra incanalare il match verso un sicuro successo con l’uno-due di Kresic e Laverone.
La Salernitana, però, è una squadra che, pur incompleta, non difetta nella qualità di molti dei suoi uomini. L’ingresso in campo di Alessandro Rosina conferisce personalità alla squadra e sveltezza alla manovra.
La rete che accorcia le distanze è fortunosa, la sigla il catalano Rodriguez. Poco dopo, prima Bocalon e poi Sprocati sfiorano il pari. Al minuto 85, proprio Mattia Sprocati, in giornata di grazia, finalizza con una splendida giocata la rapida azione in verticale dei granata.
Quando le squadre sembrano appagate dal 2-2, il solito Sprocati imbecca in area di rigore, solo soletto, Joseph Minala. Con serafica calma, il camerunense controlla la sfera e batte Radu con un colpo da biliardo sul secondo palo. Avellino 2, Salernitana 3.
Il lontano ricordo di Breda al 76′ lascia spazio alla goduria di Minala al 96′.
La stagione 2018/19, che conduce al centenario del club, costituisce uno dei punti più bassi della proprietà Lotito-Mezzaroma. Il mercato estivo, anche per l’acquisto di Davide Di Gennaro, che si rivelerà poco utile, soddisfa la maggior parte dei tifosi. La squadra ottiene discreti risultati fino all’inverno, prima con Stefano Colantuono e poi con Angelo Gregucci alla guida. In primavera, un’inarrestabile crisi di risultati conduce la Salernitana in zona play-out. E per fortuna che sono i play-out: senza la penalizzazione inflitta al Foggia, i granata avrebbero imboccato la strada della Serie C…
Sfida salvezza contro il Venezia, che ha terminato la stagione regolare con gli stessi punti della Salernitana. All’andata, l’undici di Leonardo Menichini, alla sua terza esperienza a Salerno, vince 2 a 1 subendo una rete nei minuti di recupero. Ci si salva, quindi, con due risultati su tre.
Al Penzo di Venezia, il tecnico di Ponsacco manda in campo Micai in porta; Pucino, Migliorini, Mantovani e Lopez in difesa; Casasola, Minala, Di Tacchio, Odjer e André Anderson in mediana; e il solo Djuric in attacco. Subentreranno Memolla, Orlando, Mazzarani e Calaiò.
Due fatti rilevanti nel primo tempo: il vantaggio arancioneroverde siglato da Modolo e la gomitata rifilata da Minala allo stesso modolo, che costa l’espulsione al camerunense. Tra i due tempi si scalda il secondo portiere: Micai chiede il cambio, ma patron Lotito racconterà di averlo convinto a rientrare in campo con un po’ d’acqua e zucchero…
Un paio di occasioni per parte nel secondo tempo e nei supplementari, ma nessun gol. La salvezza si decide ai rigori. Per la Salernitana segnano Casasola, Calaiò, Pucino e Di Tacchio, per i lagunari sbagliano Bentivoglio (ottimo Micai, rinfrancato dalla cura presidenziale…) e Coppolaro.
È fatta, è ancora B! E sarà ancora B anche per il Venezia di Serse Cosmi che beneficerà di un prevedibile ripescaggio.
SEPE 6: può poco sul diagonale ravvicinato di Adorante, è bravo e reattivo nel distendersi…
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