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Rosa ridondante e scarsamente qualitativa per la serie A. Campionato granata decisamente in salita

La ragione lascia poco spazio alla fantasia, il realismo e la fede si aggrappano ad un percorso teso a limitare i danni. In attesa dell'agognata svolta societaria e della rivoluzione tecnica di gennaio

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Foto festa  08
Foto festa 08
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Se il popolo dell’Ippocampo non fosse visceralmente legato alla Salernitana, l’epilogo della sessione estiva di calciomercato, andato in onda ieri sera alle ore venti, sarebbe stato più che sufficiente per annichilire, insieme, la passione secolare e l’entusiasmo per il ritorno in serie A dopo un ventennio abbondante.

La ‘performance’ del direttore sportivo Fabiani, perfettamente consapevole di dover colmare evidenti lacune strutturali presenti in organico, può essere tranquillamente archiviata nella sezione ‘pagine indecenti della storia granata’.

Perché, al di là delle limitate possibilità economiche disponibili, per far ingoiare una pillola tanto amara a chi attendeva di veder un raggio di luce squarciare le nubi di una palese povertà tecnica, sarebbe forse bastato un modesto tasso di creatività in più. Ma, evidentemente, il responsabile tecnico romano, oltre ad essere deficitario sul terreno della mera competenza calcistica, ha notevoli difficoltà anche ad esprimere estro operativo.

Il deludente mercato, pertanto, consegna alla tifoseria salernitana un futuro ricco di incognite e preoccupazioni, quest’ultime alimentate dal deciso potenziamento tecnico portato a termine dalle compagini impegnate a contendere la salvezza alla squadra di Fabrizio Castori.

Una precarietà che è figlia della grottesca situazione lasciata dalla proprietà uscente e avallata dalle istituzioni calcistiche, tutt’altro che perentorie ed austere nella gestione del ‘fantastico’ mondo che si muove tra la multiproprietà abolita e i pachidermici e indecifrabili stadi che caratterizzano il trust; una sorta di inaccessibile divinità nascosta sulle vette dell’Olimpo e alla comprensione autentica dei seguaci del cavalluccio.

Passando all’aspetto meramente calcistico, la rosa si presenta sovrabbondante nella sua componente muscolare ed operaia, stitica quando gli addetti ai lavori e gli appassionati volgono lo sguardo allo striminzito roster che accoglie calciatori dotati di qualità tecnica ed estro. Trattandosi di un campionato di serie A, le due dimensioni dovrebbero essere invertite.

Quattro portieri, otto difensori centrali, quattro esterni intermedi che offrono poche garanzie, sei centrocampisti di interdizione, assenza di un regista abile nella distribuzione del gioco, di una mezzala in grado di far danni nella metà campo rivale e di un trequartista valente nel supportare le punte. Scarno e male assortito, infine, anche il parco degli attaccanti: tre in tutto, con la carenza imperdonabile di una seconda punta rapida, veloce ed estrosa.

Se volessimo azzardare una metafora gastronomica, l’organico della Salernitana potrebbe essere assimilato ad un tavolo sul quale sono presenti chili di pane e pasta, svariati litri di acqua, ma solo qualche etto di carne ed un misero bicchiere di vino. Insomma, uno scenario poco salubre ed allettante per chi fosse invitato a partecipare ad un banchetto del genere.

Disattesi anche i desiderata degli allenatori Castori e Bocchini, che avevano chiesto almeno un uomo per reparto, ed invece hanno ottenuto due difensori centrali, zero centrocampisti di qualità, nessun attaccante in grado di fornire soluzioni tattiche differenti da quelle garantite dal trio Simy-Bonazzoli-Djuric.

Non resta che aggrapparsi all’ottimismo della fede, per allontanare l’inevitabile pessimismo della ragione. Oppure attendere speranzosamente qualche buona novella proveniente dal mercato degli svincolati ‘di lusso’. Però, al di là di una delusione difficile da smaltire in fretta e di una diffusa sensazione di estrema precarietà tecnica, la piazza dovrà reperire la forza per affrontare una sfida che, sulla carta, appare assai proibitiva.

L’obiettivo più realistico e alla portata, al momento, è rappresentato dalla necessità di mettere una sufficiente quantità di fieno in cascina. Senza il quale, l’auspicabile avvento di una nuova proprietà e la possibilità di rivisitare e rifinire degnamente l’organico nella sessione invernale del calciomercato, difficilmente potranno regalare l’agognata permanenza nel campionato di serie A. 

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