Home Editoriale Francesco Puma (Dazn): «Parte della salvezza granata dipenderà dai gol di Simy».

Francesco Puma (Dazn): «Parte della salvezza granata dipenderà dai gol di Simy».

Il ruolo del bordocampista prevede soprattutto l'attenzione rivolta ai dettagli, registrare e narrare ciò che lo spettatore non vede. SOLOSALERNO ha raccolto il punto di vista di Francesco Puma sul delicato incontro tra Salernitana e Sampdoria .

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A pochi passi dai protagonisti della 13/a giornata di campionato, Francesco Puma – bordocapista Dazn – ha raccontato alla redazione di SOLOSALERNO quali sono state le sensazioni, le emozioni e i retroscena che hanno caratterizzato la gara tra Salernitana e Sampdoria. Sul manto erboso dell’Arechi, accanto a Colantuono e D’Aversa, sentendosi parte integrante dell’incontro, Francesco ci ha reso partecipi dei feedback ricevuti nell’impianto sportivo di Salerno.


In campo si respirava alta tensione. Come le è parsa da bordocampo la delicata partita tra i granata e i blucerchiati?


«Si respirava più tensione per la Samp, la partita di Salerno era l’ultimo treno utile per D’Aversa. Mister e calciatori erano concentratissimi già a partire dal riscaldamento. Mi hanno colpito tanto gli occhi del tecnico blucerchiato, quando è entrata la Salernitana per scaldarsi ha iniziato a guardare e studiare intensamente ogni giocatore. Sul versante della Sampdoria ho percepito più tensione prima del fischio d’inizio, invece, dopo lo 0 – 2 la preoccupazione si è intensificata nella squadra di Colantuono».


La Salernitana le è parsa smarrita e demoralizzata?


«Ho visto una squadra unita, ha giocato la sua partita. L’autogol è stato figlio della sfortuna, mentre, il contropiede 5 vs 1 che ha sancito il 2 a 0 è stato indubbiamente un errore di squadra. Al di là di questi due episodi, soprattutto nel secondo tempo, la Salernitana è stata presente e combattiva. Le statistiche parlano chiaro: 13 corner e 18 tiri, di cui però solo 2 in porta. Sicuramente c’è qualcosa che non va in attacco, visto che ormai sono diventate sette le partite senza segnare un gol, di cui 3 consecutive».


Bonazzoli ha trasmesso, attraverso la mimica facciale ed alcuni atteggiamenti, un inequivocabile malcontento per non essere stato schierato in campo sin dal primo minuto di gioco…


«Non l’ho notato, però posso dire di averlo visto molto carico quando è entrato. Aveva il sangue agli occhi. È un calciatore che si è lasciato impregnare dai colori granata e, vista l’accoglienza che gli hanno riservato i tifosi al suo ingresso, i tifosi ripongono molte speranze in lui».

Col senno di poi, se fossero stati schierati sin da subito sia Simy che Bonazzoli, forse l’epilogo sarebbe stato diverso?


«Forse. Colantuono, però, ha sottolineato che questa scelta è stata fatta perché il nigeriano non è ancora al massimo della condizione fisica, mentre, Bonazzoli era diffidato e non se la sentiva di rischiarlo in vista della gara col Cagliari. Detto ciò, penso che bisognerebbe trovare il prima possibile una coppia, o quantomeno un attaccante che ti garantisca 10-12 gol. Tutti gli indizi portano a Simy, un giocatore che – visto quello che ci ha fatto vedere l’anno scorso – può e deve essere rigenerato da Colantuono. Le speranze di salvezza della Salernitana passano inevitabilmente dai suoi gol».


In proposito a Ribèry: il francese non ha voluto o non ha potuto stringere i denti fino alla fine?


«È un’immagine che mi porto dietro… dall’alto della sua esperienza, Ribery è un calciatore che conosce perfettamente il suo fisico. Ha 38 anni e ad un certo punto ha detto: “Basta, non ce ne ho più!”. È uscito prima ancora che Colantuono preparasse il cambio. Questo ci fa capire che, per quanto sia ancora in grado di fare la differenza, la Salernitana non può dipendere solo da lui».


Davvero la Salernitana ha potuto fare a meno – ad un certo punto – delle indicazioni del suo tecnico? Colantuono ha preferito accomodarsi in panchina per non mettere pressione alla squadra piuttosto che motivarla fino alla fine…


«Un episodio particolare, che Colantuono ha spiegato come hai detto tu. Ma, ripeto, la Salernitana ci ha provato ed è stata in partita fino all’ultimo. Non ho visto una squadra sfiduciata, né un tecnico demotivato. Un ulteriore banco di prova lo avremo già nella partita di venerdì a Cagliari, dove comunque mi aspetto qualche cambio».


Al di là dei limiti tecnici, i fischi per Ciccio Di Tacchio non sono stati gradevoli…


«Mi è dispiaciuto molto. È un ragazzo che in questi anni ha sempre dato l’anima, ogni volta che è sceso in campo ha sempre fatto il massimo e spero possa presto tornare ad essere applaudito».

Quanto crede stia influendo il Trust sulla squadra?


«Non ho visto una squadra distratta dalle vicende societarie. Riguardo al trust, mi auguro che il nuovo presidente porti entusiasmo all’ambiente salernitano che, per l’amore e la passione ha per questi colori, merita un grande palcoscenico come quello della Serie A».

Curva Sud Siberiano
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Sono Raffaella Palumbo, classe 1990, salernitana dalla nascita. Per varie vicissitudine, sono espatriata a Genova da quando avevo 21 anni, nel capoluogo ligure esercito la professione di insegnate. Amo la vita in tutte le sue sfaccettature, non trascuro i dettagli. L'ottimismo, la curiosità, la follia, l'intraprendenza ed il sorriso sono caratteristiche di cui non posso fare a meno. Tra le gioie più grandi della mia vita rientra mia figlia: Martina. La pallavolo, la scrittura, i viaggi e la Salernitana sono le mie principali passioni. La benzina delle mie giornate risiede in tre espressioni che non cesso mai di ripetere a me stessa e agli altri: " VOLERE è POTERE, CARPE DIEM e PER ASPERA AD ASTRA"!!!

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