Nel disastroso crollo casalingo contro la Sampdoria, che ha ulteriormente evidenziato le gargantuesche lacune dell’organico della Salernitana, Luca Ranieri è stato letteralmente l’unico granata a salvarsi. Il difensore scuola Fiorentina ha sciorinato l’ennesima prestazione convincente di questa stagione, scandita dalla solita generosità e da uno spirito combattivo che in tanti stanno apprezzando negli ultimi tempi.
Non a caso, sono bastate poche gare all’ex Ascoli per riuscire nell’obiettivo individuale dichiarato ad inizio stagione. Era il 6 settembre, quando – in occasione della presentazione di Ribery e dell’intera rosa granata al pubblico – Ranieri venne riempito di fischi dagli oltre 5 mila tifosi assiepati sugli spalti dell’Arechi.
Fischi oggettivamente più che legittimi, considerando quanto accaduto nel mercato estivo di un anno fa, quando il calciatore spezzino si trasferì a Salerno per poi fuggire a seguito di presunte pressioni da parte della piazza, in realtà smentite dal suo stesso agente Paolo Paloni nei giorni successivi; il tutto senza dimenticare le scintille contro la Salernitana in entrambe le gare dello scorso campionato di Serie B, giocate con la maglia della SPAL.
“Voglio trasformare questi fischi in applausi”, disse Ranieri circa due mesi fa di fronte alla dura accoglienza del popolo granata. Parole apparentemente di circostanza, ma in realtà seguite da tanti (piacevolissimi) fatti: dopo l’esordio a Torino al posto dell’infortunato Ruggeri, Ranieri è di fatto rimasto costantemente nell’undici titolare, risultando spesso tra i migliori in campo.
Non a caso, il terzino di proprietà viola venne applaudito da tutto lo stadio già durante la sostituzione dello scorso 2 ottobre contro il Genoa, unica vittoria casalinga ottenuta fin qui dalla Salernitana. Inoltre, il numero 19 è riuscito anche a togliersi la soddisfazione di siglare il primo gol in Serie A, nella gara persa 4-2 in casa contro l’Empoli.
Il riconoscimento più grande, però, è certamente quello rappresentato dagli applausi del pubblico dopo il triplice fischio di domenica: dopo aver sommerso di fischi la squadra, i tifosi granata hanno omaggiato il mancino classe ‘99, unica nota lieta nel match conclusosi con il decimo ko stagionale per l’ippocampo.
Insomma, l’infortunio di Ruggeri ha permesso alla Salernitana di individuare in Ranieri una piacevolissima scoperta: un calciatore giovane e con margini di crescita, ma che dopo qualche anno di trafila in B (tra Foggia, Ascoli e SPAL) sta dimostrando di poter calcare con solidità e generosità anche il palcoscenico più importante del nostro calcio.
Occhio, però, a farne un discorso di mero impegno. Si è detto – e sentito – più volte in questi giorni della necessità di avere “undici Ranieri”, volendo far passare un messaggio secondo cui il resto della truppa di Colantuono non abbia fin qui profuso il massimo sforzo alla ricerca di risultati utili per la salvezza.
Ebbene, la realtà è ben diversa, poiché questa Salernitana – ad eccezione della ripresa disputata a Torino – ha sempre messo tutto sul campo. L’ultimo posto in classifica, con dieci sconfitte in tredici partite, è chiaramente dovuto ad una già nota inadeguatezza complessiva che questo organico sta palesando partita dopo partita, nonostante i tentativi di mascheramento della realtà da parte di molti.
In tal senso, basta rievocare solo gli episodi più recenti: l’errore di Gyomber contro la Lazio, le svirgolate di Gagliolo, le occasioni sprecate da Djuric, l’autorete di Di Tacchio o la giocata senza senso di Gondo nella ripresa con la Samp (tentativo di cross velleitario dalla linea di fondo anziché accontentarsi di un corner) sono soltanto gli ultimi esempi di una lunghissima serie.
Ecco perché è inutile prendere in giro sé stessi: parlare di mancanza di impegno, e non di assenza di qualità, significa non aver centrato affatto la questione. L’impatto ottimo – e a tratti straordinario – di Ranieri, dunque, serve anche – se non soprattutto – a spostare il focus su quale sia il reale problema.
Che, qualora non fosse ancora chiaro, si chiama inadeguatezza della rosa. Perché, all’interno di una campagna estiva di mercato più che deficitaria, Ranieri rappresenta una delle pochissime eccezioni non per l’impegno, bensì per la capacità di giocare in una categoria totalmente fuori portata per la quasi totalità dei suoi compagni.