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Scoperte e riscoperte: Lotito, Moschini ed Akpa Akpro protagonisti (anche involontari) della settimana

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Archiviamo una settimana istruttiva, non c’è che dire. In attesa che la Salernitana, reduce dal pari di Vicenza, affronti in casa l’Ascoli del mancato laziale (e granata) Sabiri, abbiamo appreso cose interessanti sull’universo granata.

Akpa Akpro aveva perso le speranze di approdare alla Lazio, ma poi è arrivata la chiamata sospirata ed il gol in Champions al Borussia Dortmund ha rivalutato agli occhi dei tifosi biancocelesti l’acquisto del centrocampista ivoriano, fino a poco tempo fa considerato un vero affronto.

Non è da un rigore che si giudica un calciatore e, per la verità, nemmeno da un gol. In quell’inserimento profondo nell’area teutonica di Akpa Akpro, però, si possono vedere tante cose.

Di sicuro, il gol non era il suo pane fino a quando sulla sua strada non ha trovato Gian Piero Ventura, scaricato a tavola da Lotito, eppure artefice del ritorno agli antichi splendori del centrocampista amico di Drogba, che ci ha messo del suo in termini di “cazzimma”.

Siamo certi che pure dalle sue parti avranno capito che cosa intendiamo…

L’esplosione di Akpa Akpro ha prodotto come conseguenza l’acuirsi della disputa tra tifosi laziali e granata. Basterebbe dare una scorsa ai commenti social lasciati dagli uni e dagli altri in calce ai tanti articoli di testate nazionali dedicati al protagonista del momento per capire come a Salerno la questione multiproprietà sia sentita in un modo che all’esterno ancora non viene compreso. Salvo alcune ed importanti eccezioni.

Ed allora, giova ribadire da queste colonne la nostra contrarietà alla multiproprietà che, nel caso di Akpa Akpro (ma anche di Strakosha e Luiz Felipe), sta rivelando il suo aspetto peggiore: la Salernitana come serbatoio della società biancoceleste da cui ha ricevuto tanti calciatori, ma a cui ne ha restituiti alcuni in grado di fare la differenza come non è riuscito a nessuno di coloro i quali siano transitati per l’Arechi.

Resta intatta la stima tecnica ed umana per Akpa Akpro, ma non si può negare che proprio il suo caso abbia segnato il punto più basso del rapporto tra i due club in questione. Proprio la sua vicenda di mercato ha ulteriormente leso la dignità della Salernitana, privata del suo miglior calciatore di proprietà senza che questi nemmeno sia stato rimpiazzato da un pari ruolo e trattata da media nazionali e tifosi estranei alla realtà granata come una squadretta parrocchiale, la cui unica ragion d’essere è quella di fungere da serbatoio della Lazio.

Spiace che certe testate nazionali diano risalto a storie di campo, senza raccontare in profondità, evitando di parlare del problema della multiproprietà, una vergogna tutta italiana per la quale sono ancora troppo poche le manifestazioni di sdegno.

Infine, proprio di recente, abbiamo appreso che, oltre a dividersi i calciatori, Lazio e Salernitana si dividono anche gli amministratori con poteri di firma.

La vicenda Curcio, all’epoca del suo passaggio dal Brescia (con cui aveva un accordo per la rescissione da tempo) alla società granata, è emersa in questi giorni e ci ha permesso di apprendere che Marco Moschini, uomo di area Lazio, ha esercitato il potere di firma, surrogando Lotito, per l’ingaggio dle già ex granata. Eppure, il patron della Lazio è presidente ma nella Salernitana non ha cariche. Tutto lecito, per carità, ma resta il dato di fatto: la Salernitana non ha autonomia propria neanche nell’espletamento di operazioni basilari, come la stipula dei contratti dei tesserati, e dipende da Villa San Sebastiano anche per le cose formali.

Nella sede del club granata, deduciamo, non operano persone deputate a prendere decisioni e a vergarle di proprio pugno. Anche tra dipendenti, dunque, è questione di gerarchie e colori. Quelli bianocelesti hanno finanche la penna!

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