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Il mercato è lontano: senza un presente consapevole, serie B e dignità smarrita saranno due tristi certezze

Altra prestazione scialba della squadra e classifica sempre più critica. La sessione invernale di mercato è ancora distante, mentre i margini di errore sono sempre più ridotti.

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SALCAG 22:10::2023 17
SALCAG 22:10::2023 17
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La Salernitana di Inzaghi, alla pari di quella esibita da Paulo Sousa, non riesce a decollare. Un punto in due partite, anch’esse tutt’altro che proibitive, rendono ancora più precaria una classifica già appesantita da un avvio di stagione decisamente negativo.

La squadra fa fatica ad evadere da una cattività contrassegnata dalla fragilità difensiva. Pochezza d’idee nella zona nevralgica del campo e inconsistenza offensiva completano il quadro.

Anche nella gara contro il Genoa sono emerse le criticità di sempre. Difficoltà insanabili sulle palle inattive, con due colpi di testa dei padroni di casa, nel giro di trenta secondi, che non si sono tramutati in gol solo grazie alla reattività di Ochoa e alla buona sorte che ha fatto incocciare il pallone sul palo.

Pause mentali enormi che coinvolgono anche la capacità, individuale e collettiva, di leggere correttamente alcune fasi di gioco che esulano dall’ordinarietà proposta dagli attaccanti rivali.

La rete realizzata da Gudmundsson non è una primizia negativa. Scarsa pressione sul portatore di palla avversario, libertà eccessiva concessa tra le linee e modesta tendenza a contrastare la conclusione verso la propria porta. Era già accaduto nel match contro il Monza (Colpani), si è ripetuto ieri al cospetto del forte attaccante scandinavo.

Tra i limiti della retroguardia, infine, bisogna annoverare anche la limitata propensione a velocizzare la prima costruzione della manovra, fattore penalizzante quando ti schieri con una difesa che presenta un centrale e due braccetti. Il pallone impiega tanto tempo a passare dalla prima alla seconda fascia di palleggio e ciò consente ai dirimpettai di restare compatti e organizzati nel lavoro di contrapposizione.

Aridità di idee ancora più sostanziale quando l’analisi tecnico-tattica sposta l’attenzione sul tipo di prestazione offerta dal centrocampo. Nell’organico allestito dalla dirigenza, la possibilità di curare la regia della fase attiva è stata consegnata ai piedi mancini di Bohinen e Martegani. Nessuno dei due viene impiegato con continuità. In una sola circostanza, contro l’Inter, hanno iniziato insieme il match e il collettivo ha regalato, per un’ora abbondante, la migliore prestazione stagionale.

Spazi ridotti anche per il giovane Legowski, calciatore ventenne ancora impegnato in un processo di crescita ma in possesso di potenzialità alle quali deve essere offerta una maggiore possibilità di esprimersi compiutamente. Nella mezzora disputata sul prato verde di Marassi, il polacchino ha dimostrato di possedere velocità di pensiero, intraprendenza e personalità.

In sostanza, la compagine granata non sembra poter prescindere da un assetto che preveda un centrocampo più folto e manovriero. L’unico modo per contendere ai rivali di turno il possesso palla e preservare la necessaria compattezza tesa ad occupare gli spazi e a rendere omogenei i tre reparti.

E su questo bisognerà lavorare con intensità e convinzione, coinvolgendo naturalmente il recuperato Coulibaly ed anche le risorse garantite dalle caratteristiche atletiche e tecniche di elementi come Maggiore e Kastanos.

Iniziare a prendere in considerazione l’idea di avvalersi di un attaccante in meno e di un centrocampista in più, sembra una soluzione tattica non più rinviabile. La costanza dell’iniziativa, così come la capacità di gestire con superiore padronanza quella rivale, potrebbe consentire agli uomini di Inzaghi di migliorare entrambe le fasi di gioco.

L’imprevedibilità della manovra e l’incisività offensiva non sono necessariamente legate alla presenza di tanti attaccanti in campo. A fare la differenza sono la predisposizione a portare, anche attraverso il palleggio, più uomini a ridosso dell’area di rigore altrui. Soprattutto quando l’organico a disposizione sembra carente di uno stoccatore all’interno dei sedici metri e più corposo alla voce trequartisti e seconde punte.

I punti sono sempre figli di un tasso qualitativo complessivo che si abbeveri alla fonte dell’organizzazione tattica e alla chiarezza di idee che ciascun calciatore deve dimostrare sul rettangolo verde. Altrettanto importante è la miscela di quantità e qualità che deve caratterizzare un collettivo calcistico.

Le punte esprimono maggiore pericolosità quando sono supportate costantemente dai colleghi che agiscono alle loro spalle. Averne tante in campo, supportate da una mediana sostanzialmente muscolare, raramente è stata una miscela vincente.

Bisogna assolutamente lavorare per il pieno recupero, motivazionale, fisico e tecnico, di Dia, mettendolo nella condizione di essere devastante con la stessa continuità dello scorso campionato. Tutto il resto è suscettibile di variazioni, a seconda dell’avversario da incontrare e delle diverse problematiche quotidiane attraversate da una squadra di calcio.

La situazione in classifica della Salernitana è sempre più deficitaria. Il morale e la compattezza del gruppo perdono colpi di partita in partita. Lo scollamento tra le varie componenti dell’universo granata rischia di diventare irreversibile. La preoccupazione per un finale di stagione traumatico e deprimente è sempre più fondata.

Si lavori alacremente per evitare che accada. Il mercato è lontano e bisognerà arrivarci bene per sperare di trarne beneficio.
Pertanto, continuare a parlare di errori commessi e lacune tecniche, non servirà ad aggiungere punti in graduatoria e a scongiurare la disfatta anticipata.

Lo si capisca in fretta. Non è in gioco solo la sconfitta sportiva. Smarrire la dignità sarebbe colpa ben più grave di un mestissimo ritorno in serie B.

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