Giù le mani dal ‘soldato’ Norbert Gyomber!
Un invito lungimirante, ma anche un’operazione tesa a non mortificare un atleta e un professionista che, da quattro anni, sta onorando la maglia granata.
Riversando sul terreno di gioco tutto quello che ha, sotto forma di grinta, coraggio e spirito di sacrificio al servizio della squadra.
Tre campionati – quelli che hanno proceduto l’attuale stagione tribolata – in cui ha ottenuto, da protagonista, un’insperata promozione e due salvezze.
Partendo dagli anfratti di un dimenticatoio immeritato, l’ex romanista ha saputo scalare posizioni, in silenzio e con orgoglio. Fino ad essere considerato, storia di pochi mesi fa, interprete indiscutibile all’interno dello scacchiere difensivo.
Un’ascesa lenta e graduale, coronata dalla soddisfazione di indossare anche la fascia di capitano dell’Ippocampo. Oltre ad aver riconquistato la fiducia dei tecnici della Nazionale slovacca, recentemente promossa alla fase finale degli Europei di giugno in Germania.
Non era un fenomeno prima, non può essere considerato adesso il punto debole del reparto arretrato di Pippo Inzaghi.
Premettendo che gli alti e i bassi caratterizzano anche le carriere dei grandi campioni, è cosa buona e giusta anche rivisitare, con onestà intellettuale, i novanta minuti vincenti di domenica contro la Lazio.
Il vituperato Gyomber, messo ferocemente nel mirino della critica, nonostante la gioia collettiva innescata dalla vittoria contro la compagine allenata da Sarri, è stato egli stesso decisivo. Si, il suo bel mattoncino nella costruzione dei tre punti è reperibile nei quarantacinque minuti disputati.
Decisivo un difensore che commette un errore grossolano sulla verticalizzazione di Immobile, procurando il rigore che rischiava di compromettere una buona partita della squadra?
Determinante un difensore che, già ammonito, viene graziato dall’arbitro dopo un fallo inutilmente irruento su Marusic? Un intervento che poteva costargli l’estromissione dal match e costringere i compagni a giocare in dieci?
I due errori sono lì, sotto gli occhi di tutti. Essi, però, rientrano nel quadro di normali dinamiche di gioco e mentali, non interpretate e gestite al meglio; può accadere. E’ capitato a Baggio e Maradona di sbagliare rigori fondamentali, può succedere a Gyomber di perdersi Immobile, attaccante scaltro e autore di 200 reti in serie A.
Senza voler considerare che la verticalizzazione improvvisa e inattesa, come quella di Cataldi, può sorprendere anche difensori di caratura superiore.
La stessa severità utilizzata nel giudicarli, però, non dovrebbe mai far dimenticare altri momenti salienti della contesa, durante i quali il buon Norbert è risultato importante.
Ci riferiamo al suo piedone che ha impedito, deviando il pallone in corner, al tiro di Felipe Anderson di arrivare indisturbato nei setti metri custoditi da Costil. Analogamente, un cross di Zaccagni per la testa di Anderson, è stato spizzato in maniera decisiva in corner. Medesima reattività nell’accorciare su Guendouzi e neutralizzare con lo stinco il tentativo di tiro del francese. Ma, soprattutto, è giusto sottolineare il disperato e puntuale tackle scivolato che ha stoppato la conclusione a colpo sicuro di Lazzari. Sarebbe stato il gol dello 0-2 e la benedizione definitiva della gara a favore di Cataldi e compagni.
Pertanto, il guerriero dell’est merita il ringraziamento tributato al resto della squadra.
In attesa di ritrovare la giusta serenità mentale, che lo aiuti a rendere al meglio delle sue possibilità, andrebbe sostenuto per l’abnegazione e l’amore che dimostra da sempre per la causa granata.
Del resto, senza di lui, vero e proprio muro nell’anno della storica promozione dalla B alla A, l’undicesimo attacco del torneo mai avrebbe potuto raggiungere l’insperato traguardo della promozione diretta. A buon intenditore poche parole.
Giù le mani dal ‘soldato’ Norbert Gyomber!