Resettare, fare tabula rasa e ripartire.
In questa fase della stagione, quando ogni inciampo può risultare determinante ai fini dell’obiettivo finale, non c’è tempo per recuperare il latte versato.
La necessità di dover immediatamente voltare pagina, però, non deve essere interpretata come una sorta di comportamento superficiale.
Perché il calciatore sa perfettamente, nella valutazione del risultato negativo, in che misura siano stati decisivi i meriti degli avversari e i propri demeriti.
Pertanto, non si tratta più di analizzare a fondo i limiti e i disagi alla base della scoppola subita contro la Fiorentina.
Molto più proficua sarebbe l’autentica consapevolezza collettiva di non aver lottato strenuamente e con gli argomenti giusti nel match del ‘Franchi’.
Perché, come insegnano lo sport e le innumerevoli attività della vita, è fondamentale essere sempre esigenti con se stessi.
Così come risulta prioritario non smettere mai di alimentare una crescita graduale e porre nel mirino nuovi obiettivi da realizzare.
Per non parlare degli effetti positivi e delle risposte significative offerti dalla meticolosa cura dei dettagli.
Subito dopo, terminata l’operazione di autocritica passata al vaglio di una rigorosa onestà intellettuale, si può ripartire con una mentalità diversa.
Per rituffarsi a pieno regime nel lavoro settimanale. Non prima, però, di promettere a se stessi di non smarrire più nulla per strada nel passaggio da una partita ben giocata (Lazio) a quella successiva e povera di contenuti (Fiorentina).
Un duro impegno quotidiano di campo. La squadra e lo staff tecnico dovranno essere bravi ad estraniarsi da tutto ciò che esuli dalla strategia necessaria per domare i prossimi avversari del Bologna.
Pertanto, evitare di respirare, pur essendone estremamente coscienti, la legittima preoccupazione di una tifoseria desiderosa di allontanarsi in tempi brevi dai bassifondi della classifica.
L’intero serbatoio di energie psicofisiche sarà adoperato per focalizzare l’attenzione su tutto ciò che bisognerà pianificare per ammansire Zirkzee e compagni.
Men che meno dovranno essere abbozzate o stilate ipotetiche tabelle. Da ogni gara delle restanti ventiquattro, bisognerà tentare di estrarre il massimo in termini di punti e di rendimento.
Paura, scarsa autostima, insicurezze, dubbi e inquietudini, in sostanza, possono essere abbattuti solo profondendo il massimo impegno, con fierezza e lucida determinazione, in ogni circostanza.
Dall’allenamento quotidiano alla recita settimanale, che ha il compito di valorizzare l’intenso lavoro svolto giorno per giorno.
Perché, se hai dato tutto, non hai affidato nulla al caso, hai percorso tutti i sentieri pur di superare quelli ostruiti da vari ostacoli (tecnici, tattici, logistici, psicologici), il pubblico saprà sempre riconoscere l’impegno profuso.
Atteggiamento di vitale importanza, perché impedirebbe ai calciatori di logorarsi mentalmente, nel post partita, al pensiero che sarebbe stato possibile fare di più.
Nel calcio si gioca sempre in due, quindi può capitare di uscire sconfitti. Pur operando bene nell’arco dei novanta minuti e consegnando anima e corpo al terreno di gioco.
Fortuna avversa, cattiva giornata del direttore di gara, superiorità tecnico-tattica dell’avversaria, possono rendere vani i tuoi sforzi.
Ma è assolutamente fondamentale che la sconfitta non sia mai figlia di superficialità, scarsa concentrazione, assenza di caparbietà e agonismo.
E, soprattutto, di un doveroso rispetto dell’avversario che sfoci in un tremebondo e nocivo timore reverenziale.
Atteggiamento salvifico, perché rappresenta l’unico sistema per metabolizzare in fretta un eventuale risultato negativo. Prima di essere subitaneamente centrati, senza strascichi, sulla nuova sfida da affrontare.