Il giornalista Fabio Gennari, sponda nerazzurra, collaboratore di “Tutto Sport” e “Prima Bergamo” , in vista del posticipo tra Atalanta e Salernitana, ha rilasciato alcune dichiarazioni relative all’incontro di lunedì sera ai microfoni di SOLOSALERNO.
L’intervista
A Bergamo arriverà una Salernitana ancorata all’ultimo posto in graduatoria e mentalmente fragile, che gara si aspetta contro l’Atalanta?
«La Salernitana è ultima, ma queste partite risultano sempre le più complicate. Quando si vince si fa il proprio dovere, quando si perde, il tutto profuma di passo falso, quindi l’Atalanta dovrà disputare la gara nel migliore dei modi, non sottovalutando l’avversario. Giovedì, durante la gara di Europa League, Gasperini ha fatto riposare tutti i titolari, la settimana è stata molto intensa. Lunedì l’Atalanta sicuramente lotterà per l’intera posta in palio, la Salernitana proverà a contenere e, probabilmente, tenterà di colpire i locali con qualche ripartenza estemporanea».
Dall’esterno quali sono i feedback che arrivano da Salerno?
«La sensazione da fuori è che la Salernitana sia instabile. Il progetto sembra non abbia coinciso con le aspettative del patron Iervolino. Con Paulo Sousa erano state realizzate delle cose molto importanti. Attualmente ci sono stati troppi scivoloni, degli errori abbastanza pesanti che hanno condizionato i risultati e la graduatoria. La squadra è in difficoltà, soprattutto nel reparto offensivo. Ha calciatori di qualità, ma mentalmente non sono presenti come dovrebbero. Tra i leader evidenzio Candreva che quando è in partita riesce ancora a stupire, nonostante l’età. Sono basito dal comportamento e dalle prestazioni di Dia, ormai sembra essere un lontanissimo parente del bomber che abbiamo visto la scorsa stagione».
Paulo Sousa demotivato e spento, a causa di aspettative deluse, ha terminato anzitempo il cammino con la Salernitana. Il suo sostituto, Pippo Inzaghi, ritiene possa essere il traghettatore giusto, alla lunga, per tentare di salvare i granata?
«Non amo parlare di traghettatori, perché bisogna avere grande considerazioni del lavoro di tutti, di tutti gli allenatori. Inzaghi è stato un grande giocatore, è stato un giocatore che ha fatto grandi cose da attaccante, mentre nelle vesti di allenatore deve ancora trovare la sua dimensione. Ritengo che con un po’ di pazienza, anche lui possa migliorarsi nelle vesti di mister e realizzare cose importanti con la Salernitana».
Cosa manca all’Atalanta per realizzare quello step che la aiuti a collocarsi stabilmente tra le big del calcio italiano?
«Credo che l’Atalanta rientri già da tempo tra le big del calcio italiano. Manca un trofeo, ma è sempre la solita diatriba. La continuità dell’Atalanta negli ultimi otto anni, ha consentito al club di partecipare a competizioni europee importantissime: due finali di Coppa Italia e Tre volte di fila ha partecipato alla Champions League. Le prestazioni della Dea sono state tra le più coinvolgenti ed interessanti delle ultime stagioni tra le squadre di massima serie. Gli esperimenti di Gasperini hanno orientato e condizionato anche le scelte di tanti altri allenatori negli ultimi anni. Le dimensioni di Bergamo non sono da metropoli, il bacino d’utenza non è immenso, gli investimenti che la società fa sono diversi rispetto al Milan, la Juve, l’Inter… se per essere una grande è necessario rischiare dei crateri di bilancio, dei buchi colossali, come fanno tante altre squadre che adesso sono ai vertici credo che l’Atalanta non sarà mai una big, se invece big vuol dire fare calcio sostenibile e avere un bilancio sempre in ordine, avere lo stadio – finalmente – di proprietà e avere una prospettiva anche importante guardando il futuro, credo che l’Atalanta possa considerarsi un modello da seguire»
Il calcio di Gasperini, con tutti i suoi integralismi, è destinato a fare bene solo in una oasi felice come Bergamo, oppure potrebbe raccogliere risultati importanti anche nelle grandi realtà calcistiche metropolitane?
«Credo che sia difficile pensare Gasperini via da Bergamo o in un’altra realtà calcistica. Il mister chiede moltissimo ai suoi giocatori, e non è detto che i campioni strapagati, appartenenti a club blasonati, possano essere disposti a sputare sangue per lui e come vuole lui. Secondo me la versione migliore di Gasperini , nelle vesti di allenatore, è quella di Bergamo».
Da un paio di stagioni ci sono stati diversi calciatori che da Bergamo hanno raggiunto Salerno e viceversa, in quale compagine ritiene che i protagonisti degli scambi siano riusciti a spiccare maggiormente?
«Credo che Salerno sia stata una vetrina molto importante per per Zortea e Ruggeri, tutti e due hanno vissuto un’esperienza importante in Campania. A Bergamo, Ruggeri è diventato il titolatissimo della fascia sinistra della formazione di Gasperini. Poi c’è anche Ederson che ha fatto veramente grandissime cose, è stato un ottimo acquisto. Lovato, invece, con il quale è avvenuto lo scambio, da quando è giunto a Salerno non ha fatto la differenza, non ha confermato le aspettative che c’erano su di lui. Credo che Ederson e Ruggeri siano stati i colpi più importanti per la Dea».