Home Editoriale Mercato stagnante. Colpa dell’indice di liquidità?

Mercato stagnante. Colpa dell’indice di liquidità?

Il mercato in entrata della Salernitana è bloccato dal famigerato indicatore di liquidità. Ma è davvero così? La risposta è: solo in parte. Vediamo perché.

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Manca una settimana al termine della sessione invernale del calciomercato. La Salernitana necessita di importanti rinforzi per provare a raggiungere una difficile salvezza, ma il mercato in entrata è condizionato dall’indice di liquidità. Quanto c’è di vero in quest’affermazione che sentiamo ripetere da settimane?

Prima di rispondere occorre chiarire che cos’è l’indicatore di liquidità (è questo il termine tecnico che si ricava dalle NOIF).

Che cos’è l’indice di liquidità?

L’indicatore di liquidità è uno dei parametri ai quali le società di calcio professionistiche devono attenersi ai sensi della normativa FIGC ed esprime la capacità di ciascun club di rispettare gli impegni finanziari a breve termine. Il metodo calcolo è molto semplice. Bisogna individuare, nello stato patrimoniale del bilancio approvato da ogni società, le attività correnti (ovvero i crediti da riscuotere entro 12 mesi e le disponibilità liquide) e le passività correnti (ossia i debiti da estinguere entro 12 mesi). L’indicatore di liquidità è il rapporto tra attività correnti e passività correnti, o meglio tra le voci delle attività e passività correnti che l’art. 85 delle NOIF considera ai fini del calcolo.

Per la Serie A, nell’attuale stagione sportiva ogni club deve avere un indice di liquidità di almeno 0,6. In altre parole, la somma tra i crediti e la disponibilità di cassa di ciascuna società dev’essere pari o superiore al 60% dei debiti. La Covisoc monitora il rispetto di questo parametro due volte all’anno e impone, ai club inadempienti, alcune limitazioni nel mercato in entrata per la successiva finestra di mercato. Chi non raggiunge un valore di 0,6, infatti, non può acquistare o prendere in prestito calciatori a meno che il loro costo (sia del cartellino che dell’ingaggio lordo della stagione corrente) non sia integralmente coperto attraverso la cessione di uno o più calciatori che liberino risorse di pari entità.

La situazione della Salernitana

Allo scorso 30 giugno, l‘indicatore di liquidità della Salernitana è di 0,21, molto al di sotto del valore minimo di 0,6. Tale valore si ricava mettendo a rapporto le attività correnti e le passività correnti, depurate da alcune voci, che si evincono dalla lettura del bilancio al 30 giugno 2023. Questo valore potrebbe essere cambiato in quanto, per il mercato di gennaio, la Covisoc prende in esame i dati aggiornati al 30 settembre, che non sono pubblici. Tuttavia, da quel che si conosce, il valore dell’indicatore non è aumentato abbastanza, dopo il 30 giugno, per raggiungere la soglia minima, e di conseguenza la Salernitana, come molte altre squadre del campionato, non può operare in entrata nella sessione invernale se non finanziando gli acquisti attraverso le cessioni.

Al momento, la società granata ha ufficializzato le partenze di Bohinen e Mazzocchi e gli arrivi di Bašić, Pierozzi e Zanoli. Proviamo a stabilire, numeri alla mano (ancorché soltanto ufficiosi in quanto ricavati da notizie di stampa), se la Salernitana ha qualche margine per rinforzarsi sul mercato anche senza finalizzare ulteriori cessioni.

Pasquale Mazzocchi è stato venduto al Napoli per 3 milioni di euro e, inoltre, ha liberato sei mensilità di ingaggio lordo per circa 700 mila euro. Bohinen è stato ceduto in prestito con diritto di riscatto, pertanto libera il solo costo dell’ingaggio per la restante parte di stagione, ovvero circa 400 mila euro. Il totale ammonta a 4,1 milioni. Bašić, Pierozzi e Zanoli sono giunti in prestito, e il loro ingaggio lordo fino al 30 giugno ammonta, rispettivamente, a 1,4 milioni, 80 mila euro e 300 mila euro, ma nel caso di Zanoli occorre considerare anche 500 mila euro di esborso per il prestito oneroso.

Attualmente, quindi, il saldo dovrebbe essere positivo per poco più di 1,8 milioni, e pertanto la Salernitana disporrebbe di un margine, seppur davvero ristretto, per ingaggiare calciatori. Salvo possibili errori di interpretazione della normativa, e in assenza di dati ufficiali in merito agli stipendi e ai costi dei cartellini dei cinque giocatori menzionati, al momento la società del patron Iervolino potrebbe concludere l’operazione Boateng, che impatterebbe per circa un milione di euro, senza attendere l’uscita di altri calciatori.

E se Iervolino volesse spendere di più?

Questa domanda ha una risposta certa. L’art. 90 comma 5 delle NOIF precisa che il provvedimento di limitazione del mercato in entrata può essere revocato se la società ripiana la sua carenza finanziaria attraverso alcune modalità che possiamo sintetizzare come segue: il versamento di denaro fresco nelle casse societarie.

Non potendo esaminare i dati al 30 settembre è possibile soltanto stimare, con un discreto margine d’errore, l’ammontare dell’immissione di liquidità nel club che consentirebbe di sbloccare l’indicatore. Considerando i valori delle attività e passività correnti al 30 giugno (rispettivamente di circa 14,4 e 67,9 milioni di euro), Danilo Iervolino avrebbe dovuto (o dovrebbe!) immettere oltre 26 milioni di euro nella Salernitana per riportare l’indice a 0,6.

Nella conferenza stampa del 23 dicembre scorso, Walter Sabatini auspicò pubblicamente un impegno finanziario del presidente motivandolo con sensatezza: oltre ad accrescere le possibilità di salvezza, consentendo quindi di non subire il crollo dei ricavi che la retrocessione porterebbe con sé, l’esborso per gli acquisti di giovani e talentuosi calciatori potrebbe essere fruttifero al momento della loro cessione. È il caso dell’operazione Éderson, orchestrata proprio da Walter Sabatini, che fu acquistato il 30 gennaio 2022 per 6 milioni di euro e ceduto dopo appena cinque mesi all’Atalanta per 14 milioni di euro più il cartellino di Matteo Lovato, valutato 7 milioni, generando una plusvalenza di oltre 15 milioni.

Danilo Iervolino, però, non ha raccolto l’invito del direttore generale. Al contrario, il presidente ha tenuto fede alla sue dichiarazioni di metà dicembre, quando annunciò un mercato invernale «in attivo», con acquisti possibili solo in caso di cessioni per un importo analogo.

È il momento di rispondere al quesito posto all’inizio. No, non è colpa dell’indice di liquidità, o meglio lo è soltanto in parte. Il mercato della Salernitana, infatti, è condizionato da due vincoli: quello finanziario, imposto dal presidente che, legittimamente, non è più disposto rimetterci continuamente dei soldi (l’ultimo bilancio si è chiuso con 29,6 milioni di perdite), e quello normativo imposto dalla Covisoc con il suo indicatore di liquidità e le sanzioni annesse per chi non rispetta il parametro.

Il vincolo più stringente è il primo. Se volesse, Iervolino potrebbe ottenere la revoca del provvedimento di blocco del mercato versando ulteriore denaro nella società. L’impegno finanziario del presidente si è rivelato, finora, davvero molto consistente, avendo finanziato il club per quasi 90 milioni di euro in meno di due anni. Alla luce di tale ingente immissione di risorse nella Salernitana, l’orientamento al risparmio del patron ha una sua logica.

Tuttavia, la decisione di non investire ulteriormente rischia di ripercuotersi negativamente sui conti del club qualora il mancato rafforzamento della rosa dovesse condurre la Salernitana in Serie B. Ne vale la pena?

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