La trattativa per la cessione della Salernitana da Danilo Iervolino a Brera Holdings è in fase avanzata. I tifosi sono confusi anche perché, sul conto del potenziale acquirente, non è agevole reperire informazioni.
Fabrizio Vettosi, analista finanziario, è un profondo conoscitore delle dinamiche economiche dei club di calcio. In passato ha collaborato con la Salernitana di Aniello Aliberti. Due mesi fa, su queste colonne, rilasciò una lunga e interessante intervista.
Dottor Vettosi, ci fornisce qualche coordinata per inquadrare correttamente le vicende di queste settimane?
«Conosco poco Brera Holdings e non ho pregiudizi. Però disponiamo di alcune informazioni. Si tratta di una holding di investimento nello sport business con poche migliaia di dollari di ricavi e con risultati economici sempre in perdita fin dalla sua quotazione. Dal punto di vista patrimoniale gli investimenti sono esigui e il patrimonio netto è negativo per alcune decine di migliaia di dollari. Mi chiedo come possa, e con quali garanzie, porre in essere un’operazione di investimento complessa che, al di là dei 25 milioni da corrispondere a Iervolino (cifre che apprendo dalla stampa), dovrebbe assicurare ulteriore supporto finanziario prima di raggiungere un auspicato equilibrio economico».
Non sembra fiducioso.
«Questa holding possiede squadre in Mongolia e in Macedonia del Nord, perfino una nella seconda divisione del Mozambico. L’impegno operativo e finanziario per queste realtà non è per nulla paragonabile a quello che occorrerebbe per un club della Serie B italiana. La Salernitana meriterebbe un proprietario con un maggiore know-how in contesti di élite».
Sembra di capire che, se Brera Holdings acquistasse la Salernitana, ci aspetterà, dopo due anni di spese ingenti, una gestione all’insegna dell’austerità.
«Sì, salvo prova contraria».
Meglio Iervolino di Brera Holdings?
«Il presidente ha commesso alcuni errori, e ciò rientra nel fisiologico periodo di apprendimento di un settore nuovo per lui. Questa possibile cessione di quote, però, potrebbe non essere la soluzione migliore. Sappiamo da dove partiamo, ovvero da un assetto proprietario molto solido e da un ottimo top management (mi riferisco a Maurizio Milan), ma non sappiamo dove approdiamo».
Insomma, non è convinto.
«Sono un economista, e quindi tendo a giudicare su numeri, investimenti e flussi di cassa. Spero che i miei dubbi vengano fugati da atti concreti. Il dottor Iervolino e Maurizio Milan sono persone esperte, preparate e selettive nel giudicare le proprie controparti: le loro capacità e il loro buon senso rappresentano una garanzia. Tuttavia, non vorrei che le pressioni mediatiche di un contesto complesso come quello della Salernitana possa indurli a scelte un po’ emotive ed affrettate, generate dalla necessità di allentare la pressione dei tifosi sulla proprietà. Purtroppo, vivendo molto la città di Genova per motivi professionali, ho visto in presa diretta ciò che è accaduto nel passato alla Sampdoria».
Si riferisce alla cessione delle quote da Garrone a Ferrero?
«Se ricorda, Garrone subiva contestazioni fin sotto casa un giorno sì e l’altro pure. Si liberò della Sampdoria regalandola a Ferrero, addirittura non liberando le proprie garanzie al ceto bancario per alcuni anni e, quindi, garantendone la continuità. Tale scelta fu anche il frutto della necessità di liberarsi di quell’ossessiva attenzione mediatica che, a quel punto, si concentrò su Ferrero, salvo poi però alla fine ritorcersi nuovamente contro Garrone».
Intravede similitudini con il passaggio delle quote da Iervolino a Brera Holdings?
«Non ho elementi per affermarlo, ma ripeto: non vorrei che Brera fosse uno spontaneo scudo protettivo dal punto di vista ambientale. Una holding è formata da molti soci: sarà difficile, per i tifosi, individuare una figura con cui interloquire e a cui attribuire la responsabilità delle decisioni corrette e sbagliate, come lo è un normale presidente, a maggior ragione se posizionata fisicamente al di là dell’oceano».
Nella nostra ultima intervista consigliò al presidente di rimanere in sella alla società, risanarla, riportarla in Serie A, ed eventualmente venderla con i conti in ordine. Sembra ancora dello stesso avviso.
«Sì: il presidente Iervolino e l’a.d. Milan hanno capacità e risorse per riportare in equilibrio l’azienda e garantire al club un futuro sportivo fatto di soddisfazioni. Si tratta di un impegno gravoso che, probabilmente, lo stesso presidente aveva sottovalutato quando acquistò la Salernitana».
A che cosa si riferisce?
«Un’azienda che opera nel calcio professionistico in Italia non è semplice da gestire. Anzi, forse si tratta del settore più complicato che io abbia mai studiato. Richiede tempo, dedizione e passione, ma con il giusto equilibrio: la fredda razionalità dei numeri deve sempre prevalere, altrimenti i rischi sono notevoli e sempre dietro l’angolo. Un bilancio in equilibrio è una condizione necessaria per assicurare un futuro di successi sportivi e di sostenibilità al club, ma non vale il contrario: provare a vincere ad ogni costo è una buona pre-condizione per rischiare il fallimento. Mi farebbe piacere che un giorno tutti i tifosi di calcio, non solo quelli della Salernitana, lo capissero».