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Iervolino: passare o rilanciare?

Imporre austerità a Petrachi comporta l'indebolimento di una squadra che appare promettente. Se Iervolino vuole vendere la Salernitana lo faccia prima della fine del mercato, ammesso che ci siano ancora margini, oppure allarghi i cordoni della borsa per dare al d.s. la possibilità di costruire una squadra di livello.

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Nell’attesa di finalizzare la cessione della Salernitana, della quale Danilo Iervolino sta provando a liberarsi da alcuni mesi, il patron ha attribuito al direttore sportivo, Gianluca Petrachi, il compito prioritario di liberarsi di tutti gli onerosi ingaggi che a inizio estate gravavano ancora sul bilancio del club.

Si tratta di una decisione corretta. La Salernitana, nel campionato di Serie B, non avrebbe certamente potuto permettersi di corrispondere stipendi che risulterebbero gravosi anche per alcune squadre della categoria superiore. Il risanamento finanziario è la scelta giusta e Gianluca Petrachi ha condotto, fino a questo momento, un ottimo mercato in uscita.

Non solo. Petrachi, pur negli stringenti limiti di budget imposti dalla proprietà, è riuscito a ingaggiare alcuni ottimi calciatori per la categoria. La prestazione contro il Cittadella lascia ai tifosi la sensazione che, con qualche innesto di valore, la Salernitana possa recitare una parte da protagonista in un campionato che, appena qualche settimana fa, sembrava presagire infausti scenari.

In questo senso, l’affaire Joao Pedro costituisce un vulnus nell’operato della proprietà, e non certo perché il brasiliano sia l’unico attaccante disponibile sul mercato. Con una società già in gran parte risanata, e che entro il 30 agosto potrebbe far registrare ulteriori uscite, subordinare i nuovi acquisti a ulteriori cessioni è controproducente.

La strada intrapresa è miope. Imporre ancora austerità a un direttore sportivo che sta svolgendo un lavoro encomiabile può avere senso, comunque soltanto per il portafogli del proprietario e non per la squadra, soltanto nella misura in cui la cessione societaria dovesse realizzarsi nelle prossime settimane. Diversamente, qualora Iervolino non volesse o non riuscisse a concretizzare l’alienazione delle quote, si ritroverebbe a capo di una squadra non attrezzata per tornare in Serie A.

Un’ipotesi che non gioverebbe nemmeno al suo conto corrente e alla sua immagine, oltre che alla squadra: una cessione societaria in Serie A sarebbe ben più remunerativa e, aspetto forse perfino più importante, riabiliterebbe l’immagine del presidente sbiadita nel corso dell’ultimo campionato.

Se Iervolino vuole davvero vendere il club, le strade da percorrere per non gravare sulle sorti sportive della Salernitana sono due.

La prima è impervia, e probabilmente ormai preclusa dall’approssimarsi della scadenza del mercato estivo. Una strada che prevedrebbe l’uscita di scena di Iervolino attraverso la stipula di un contratto preliminare di cessione del club nelle prossime ore a uno dei numerosi potenziali acquirenti, che s’incaricherebbe di finanziare il completamento dell’organico.

La seconda strada appare più sensata. Iervolino potrebbe consentire a Petrachi di puntellare significativamente la rosa per tentare l’accesso almeno ai play-off, accontentandosi del miglioramento dei conti societari fin qui ottenuto senza imporre ulteriori sacrifici. I quali, peraltro, rischiano di svalorizzare un bene che, finché non finalizza la vendita, rimane di sua esclusiva proprietà.

Intestardirsi ulteriormente sulle cessioni, impedendo a un bravo direttore sportivo di ingaggiare le pedine che potrebbero consentire alla Salernitana di disputare un campionato stimolante, nuoce alla squadra, non riavvicina il proprietario ai tifosi, e non contribuisce significativamente a ottenere più denaro dalla cessione.

Come in un tavolo da poker, Iervolino deve scegliere se passare la mano, operando in fretta ammesso che vi siano ancora i margini, o gettare qualche fiche sul tavolo rilanciando il club verso un campionato di livello.

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Autore del podcast settimanale "Agostino": https://shorturl.at/hyZ01

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