Non sarà interamente di Lotito – in realtà non è neanche bulgaro – ma la foto di quel vettore biancazzurro che trasporta la Salernitana verso il big match di Monza casca male, denotando per l’ennesima volta non la scarsa attenzione, il disinteresse per la forma dei gestori temporanei della squadra di calcio che porta il nome di Salerno.
È un peccato, però, che in questo caso la forma sia sostanza per chi – ci scuseranno presidenti, direttori sportivi, bacchettanti operatori dell’informazione – di questo pallone è anima.
Il Calcio è della Gente, ed è triste dover ripetere una verità assoluta che va senza dire.
Casca male, inopportunamente, minando (sic) la tranquillità di una squadra che finora ha fatto benissimo.
Minando anche i conati di chi – maggiormente propenso all’indulgenza da risultati che alla certificazione di un disagio – invoca, con vari toni e da varie sponde, compattezza ed unità.
In realtà c’è poco da minare. Memoria recente, se posseduta, rende troppo simili questi appelli alla volontà di zittire.
Causa perduta in partenza.
In forza di una norma ben scritta la Salernitana in A dovrebbe cambiare proprietario.
Per i detrattori della multiproprietà una doppia, incommensurabile gioia.
Ed i postulati sull’aggiramento dell’ostacolo denotano mediocrità d’animo e/o scarsa conoscenza.
Si ipotizzano, da pulpiti non esattamente qualificati, modifiche lenitive della 16 bis.
Difficile crederlo, se etica esiste.
Chè la multiprorietà è e resta irricevibile.
Da combattere in tutta Italia.
E non si può credere ai venticelli spifferati, ad un addolcimento legato alla ricerca di un consenso elettorale peraltro già largamente acquisito.
Sarebbe una pugnalata ad un sistema calcio già malfermo sulle gambe.
A meno che non si invochi una necessità da contingenza economico-pandemica.
In quel caso, infatti, si tratterebbe di una porcheria.
Meglio che tali ipotesi restino fantascienza.
Quanto a Salerno, è evidente che le divisioni sono malaerba da estirpare.
Bisogna però dissodare il terreno dove la malaerba è cresciuta.
Un terreno di divisione strategicamente coltivato, irrigato da dichiarazioni ed episodi come quello odierno.
Non dai tifosi. Non da loro per primi.
È per questo che indignarsi per questo odierno episodio, perché l’imprenditore ha ottimizzato la logistica, non è esagerato né fuori luogo. Atterrato su quel terminal, quel velivolo ha fatto strada molto più lunga di quanto indichino i serbatoi.