Home Editoriale La musica di Castori e un’orchestra motivata…

La musica di Castori e un’orchestra motivata…

Il successo non è un caso. È duro lavoro, perseveranza, apprendimento, studio, sacrificio e, soprattutto, amore per ciò che stai facendo o che stai imparando a fare.

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Se vuoi qualcosa che non hai mai avuto, devi fare qualcosa che non hai mai fatto.

(Thomas Jefferson)

La motivazione è la chiave principale per aprire la porta del successo.

Il gruppo di mister Castori questa caratteristica ce l’ha, la mostra, la dimostra, la porta in trionfo.

Gara dopo gara viene alimentata la voglia di continuare a stupire non solo gli appassionati, ma, principalmente, se stessi. La forza e la bravura non risiedono esclusivamente nelle capacità fisiche, ma, albergano, in primis, nelle abilità caratteriali e morali.

I ragazzi del trainer marchigiano, prima di essere calciatori, sono amici, compagni di spogliatoio e di gioco, hanno ricreato, nonostante le limitazioni della condizione pandemica, naturalmente e spontaneamente un campo d’allenamento, anche, al di fuori del rettangolo verde.

Saranno state, magari, le limitate possibilità di svago a cui noi tutti siamo sottoposti che, dettate dalle restrizioni dell’emergenza sanitaria, avranno giovato nella quotidianità dei calciatori granata, contribuendo a generare ulteriore attenzione e concentrazione sul proprio lavoro, sull’obiettivo di questa stagione cadetta.

Le pressioni esterne, fornite dagli svaghi, dal rumore assordante di una contemporaneità che cerca di inghiottirci il più possibile nel vortice delle tentazioni del fare, in alcuni ha generato repressioni, scompensi, in altri ha alimentato una “serena rassegnazione”, volta a puntare su ciò che è possibile fare, avere ed essere in questa nuova e transitoria dimensione a cui il Covid-19 ci sta sottoponendo, quasi allenandoci.

Nella vita, tendenzialmente, si è sempre alla ricerca di ciò che non si ha, non puntando, invece, su ciò che già si possiede, dandolo, troppe volte ed erroneamente per scontato. Molto spesso è proprio accanto a noi che risiede la serenità, l’appagamento, la potenziale soddisfazione, ma, troppo distratti da ciò che è labile, siamo portati a sottovalutare ciò che realmente conta nella nostra vita, fiondandoci sulle apparenze, sui beni effimeri, di breve durata. Tutti questi sono elementi che non giovano alla lunga, che buttano fumo negli occhi, accecano, mostrando una dimensione alterata, una realtà falsata. È necessario, quindi, potenziare ciò che è in proprio possesso, per ambire al successo.

Sono i dettagli a fare la differenza. La Salernitana in questa stagione calcistica la differenza la sta facendo perché dispone di quelle qualità che non si possono comprare, non si possono barattare, semplicemente si sviluppano e si alimentano sul campo, per una serie di circostanze, anche casuali o fortunate, e tuttavia indispensabili per poter raggiungere traguardi di spessore.

La nostra Bersagliera è come un’orchestra: c’è chi suona la batteria, chi la chitarra, chi si diletta al pianoforte, chi, ancora, è appassionato di violino, poi, c’è chi suona il sax.

Sarebbe una musica assordante, disordinata, poco piacevole se venisse suonata senza un bravo direttore d’orchestra. Se le capacità di ognuno non si sposassero con quelle altrui, creando una combinazione, un incastro vincente, la stonatura sarebbe assicurata. Il maestro “con la bacchetta magica (immaginaria)” – ma, neanche tanto- in questo caso, è mister Fabrizio Castori, una figura che non si avvale solo dello spartito musicale per dettare i tempi. Prima di guidare la sua “banda di suonatori”, lui allena, motiva, incentiva quegli uomini che andranno a produrre e diffondere la melodia.

La musica che continueranno a realizzare e che già stanno componendo, non dona piacere solo al pubblico, ma, soprattutto, è in grado di produrre effetti benefici agli artefici della stessa. Un mix di elementi che, giustamente coordinati e posizionati, daranno vita ad una canzone che potrebbe diventare il tormentone che chiunque vorrà ascoltare e cantare.

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Sono Raffaella Palumbo, classe 1990, salernitana dalla nascita. Per varie vicissitudine, sono espatriata a Genova da quando avevo 21 anni, nel capoluogo ligure esercito la professione di insegnate. Amo la vita in tutte le sue sfaccettature, non trascuro i dettagli. L'ottimismo, la curiosità, la follia, l'intraprendenza ed il sorriso sono caratteristiche di cui non posso fare a meno. Tra le gioie più grandi della mia vita rientra mia figlia: Martina. La pallavolo, la scrittura, i viaggi e la Salernitana sono le mie principali passioni. La benzina delle mie giornate risiede in tre espressioni che non cesso mai di ripetere a me stessa e agli altri: " VOLERE è POTERE, CARPE DIEM e PER ASPERA AD ASTRA"!!!

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