Home Editoriale SAMUELE OLIVI: “PARLARE DI SALERNITANA MI EMOZIONA ANCORA…”

SAMUELE OLIVI: “PARLARE DI SALERNITANA MI EMOZIONA ANCORA…”

Un lustro per innamorarsi di Salerno. Samuele custodisce gelosamente la bellezza dei momenti vissuti con l'Ippocampo stampato sulla casacca che indossava. Ricordare e raccontare di Salernitana non lo stanca mai...

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INTERVISTA OLIVI
INTERVISTA OLIVI
Tempo di lettura: 5 minuti

Samuele Olivi, nato a Cesena il primo Agosto del 1980, ha indossato la casacca granata per circa cinque anni. Giunto giovanissimo in granata – nelle vesti di difensore – ha impresso ricordi bellissimi ed indelebili nel cuore e nella mente dei supporters dell’Ippocampo.

Il ragazzo romagnolo si è distinto sin da subito per caratteristiche d’umiltà, altruismo, disponibilità, ha saputo – a fari spenti – illuminare il pubblico dell’Arechi con il suo spirito di sacrificio e l’attaccamento ai colori della squadra del cavalluccio marino.

Con immenso piacere, giorni fa, ha accettato l’invito per partecipare alla trasmissione “Triplice Fischio” – tramite la redazione di SOLOSALERNO.IT – e dalla piacevole chiacchierata abbiamo estrapolato le dichiarazioni dell’ex numero 15 granata.

Samuele come hai vissuto la promozione della Salernitana quest’anno?

L’emozione vissuta è stata fortissima, al punto tale da immaginare di poter essere a Salerno, coinvolto nei festeggiamenti. È stata un’annata favolosa, una scalata incredibile, credo che la città ed i tifosi meritino di gustare questa gioia a lungo”.

Sul fronte societario qual è il tuo pensiero?

Credo sia fondamentale trovare un equilibrio societario, urge averlo il prima possibile per dare serenità alla piazza di Salerno che è, inevitabilmente, preoccupata per le sorti della propria squadra. Non vivo direttamente la vicenda, ma da lontano posso e voglio sperare che si risolva tutto il prima possibile”.

Quali sono i primi ricordi che ti legano all’arrivo a Salerno?

Ripensandoci un po’ fitte allo stomaco risultano inevitabili. A Salerno ho vissuti momenti bellissimi ed intensi. La città mi ha accolto prima come uomo, poi, come calciatore. Ho avuto la fortuna di “passare” nella vostra bellissima città e vivere un cambiamento fondamentale da ragazzino ad adulto. Conservo nel mio cuore momenti indimenticabili. Ho passato gioie e dolori in città, in cinque anni, non sempre le cose sono andate come volevamo, però, a prescindere, sono tutti momenti che resteranno impressi dentro me”.

Per te Salerno è stato anche un trampolino di lancio per approdare nell’under 21 della Nazionale Italiana..

Posso solo ringraziare la città ed Aliberti per le opportunità che ho cavalcato. L’allora presidente, inoltre, comprò me e Nicola Campedelli quel periodo, facendo sì che nascesse anche una bellissima amicizia, ancora viva tra noi, visto che ci sentiamo tutti i giorni. L’ultimo anno, invece, è stato quello più difficile, abbiamo iniziato a percepire già il cambiamento societario. Ci sono stati non pochi problemi legati al fallimento e alla retrocessione, un po’ di cose che mi trasmisero negatività. Ciò non significa che da quando abbia lasciato Salerno e la Salernitana io mi sia sottratto dal seguire tutte le vicende che riguardassero questa realtà che tanto m’ha dato. Inoltre, c’è da aggiungere che da sempre Salerno è una piazza molto ambita: avendo girato diversi club, spesso, alcuni colleghi mi chiedevano che tipo di magia avvolgesse la vostra città, erano in molti i calciatori desiderosi di viverla ed assaporarla la Salernitana ed i salernitani”.

Uno degli allenatori che è stato di maggior riferimento nella tua carriera è stato Stefano Pioli, vero?

Si, fortunatamente ho avuto il mister Pioli. Lui ha fatto in modo che il mio percorso prendesse una direzione che mi ha entusiasmato molto. Mi sono divertito, ho vissuto una carriera lunga. Auguro a tutti i ragazzi che giocano a calcio o che vogliono approcciare a questo sport di vivere un’avventura bella come io l’ho avuta a Salerno. Finchè non ci arrivi a Salerno, non capisci cosa voglia dire scendere in campo per quei colori, per quei tifosi… auguro a tutti un’esperienza a Salerno, è l’avventura più bella che ci sia!

Il muro umano che caratterizzava la Curva Sud cosa rappresentava per te?

“Per me era una spinta in più, ma, è anche vero che per tanti rappresentava un ostacolo. Non è facile gestirlo a livello emotivo. Ho visto tanti ragazzi passare per Salerno che fin al sabato risultavano dei grandissimi giocatori poi, durante la gara della domenica ci si rendeva conto che sparivano un po’ dal gioco perché non reggevano la pressione positiva che il pubblico trasmetteva. Io, all’epoca, vivevo in casa con Nicola Campedelli ed il giorno della partita non vedevamo l’ora di scendere in campo. Durante il riscaldamento vedere già la curva mezza piena, penso che sia una cosa troppo bella!”

Nei tuoi anni calcistici hai giocato con mister Pioli, Francesco Oddo, Sonetti, Zeman… solo con quest’ultimo il rapporto è stato burrascoso, giusto?

Ho avuto la fortuna di essere allenato da tantissimi mister importanti e con esperienza da massima serie. Con Zeman ho avuto qualche problema, un po’ di divergenze. Comunque non gliene faccio una colpa, interrogo sempre prima me stesso. Forse avrei potuto fare e dare qualcosa in più, però, a partire dall’esperienza di Salerno ci sono state un po’ di situazioni che mi sono state poco chiare con lui e si sono trascinate nel tempo. Inoltre, ho provato tante volte ad avere un confronto con il mister, ma il boemo è sempre stato poco predisposto al dialogo”.

Quest’anno – causa pandemia – non è stato possibile far accedere i tifosi negli stadi, da casa quali erano sensazioni durante gli incontri seguiti in Tv?

Questa stagione calcistica è stata una sofferenza vedere gli stadi chiusi. Guardando le partite da casa, prevaleva spesso la noia, soprattutto, guardando le gare di serie A, gli stimoli si sono ridotti. Speriamo che con l’apertura del prossimo campionato si spalanchino anche i cancelli ai tifosi”.

Dalla serie B alla serie A, quanto cambia dal livello tecnico, fisico, caratteriale, mentale…?

Sicuramente, io sfortunatamente non ho mai giocato in serie A, è un grande rammarico questa consapevolezza. Comunque, in massima serie il margine d’errore è sicuramente ridotto, a livello fisico sono tutti degli “armadi”. Dal portiere all’attaccante, tutta gente che a livello fisico è straripante. Ritengo che il prossimo campionato la Salernitana lo debba affrontare puntando su calciatori d’esperienze che devono, assolutamente, essere aggiunti a buona parte dell’organico che ha giocato e vinto durante la stagione ormai conclusa. Bisogna conoscere le intenzioni della società e valutare il da farsi”.

Per quanto riguarda il pacchetto difensivo della Salernitana: Bogdan, Aya, Gyomber, Belec, Mantovani… credi ci sia già un blocco su cui poter puntare per ripartire dalla serie A?

A volte un gruppo di persone valide riesce a sopperire a possibili carenze che possono essere tecniche, fisiche… Non conosco personalmente i ragazzi, ma, dato il miracolo sportivo compiuto, nonostante non fossero partiti favoriti per vincere questo torneo, credo meritino una possibilità”.

Cosa pensi di mister Castori?

“Credo sia un grande allenatore, riesce a tirar fuori il 130% dai suoi ragazzi. Ha allenato anche me, ma, purtroppo per pochissimo, solo il ritiro con la maglia del piacenza. Non vi nascondo che nel breve tempo vissuto con lui, abbia ricevuto tantissimo, tanta qualità. È una persona che nella propria carriera ha vissuto tante promozioni, non è un caso. Ha una dote naturale nel coltivare ed alimentare bene i rapporti umani”.

Ti stai addentrando nel mondo del calcio anche in veste di allenatore…

Sì, ho iniziato lavorando come secondo con Nicola Campedelli in serie D, è stata una formazione importantissima. In più, prima della pandemia, contemporaneamente, ho continuato a giocare nel campionato di San Marino e questo mi ha un po’ rallentato nella esperienza di allenatore. Comunque, leggo tanti libri, mi piace studiare per approfondire questa nuova realtà in cui mi sto immergendo. Ciò che ci riserverà il futuro, sarà una sorpresa”.

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Sono Raffaella Palumbo, classe 1990, salernitana dalla nascita. Per varie vicissitudine, sono espatriata a Genova da quando avevo 21 anni, nel capoluogo ligure esercito la professione di insegnate. Amo la vita in tutte le sue sfaccettature, non trascuro i dettagli. L'ottimismo, la curiosità, la follia, l'intraprendenza ed il sorriso sono caratteristiche di cui non posso fare a meno. Tra le gioie più grandi della mia vita rientra mia figlia: Martina. La pallavolo, la scrittura, i viaggi e la Salernitana sono le mie principali passioni. La benzina delle mie giornate risiede in tre espressioni che non cesso mai di ripetere a me stessa e agli altri: " VOLERE è POTERE, CARPE DIEM e PER ASPERA AD ASTRA"!!!

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